Selvino, frammento di un’epoca

Marchi e piloti della regolarità classica in grande spolvero su e giù per la Val Seriana. Un altro “ritrovo” per le vecchiette nel panorama degli appuntamenti vintage
30 aprile 2008


Per chi è cresciuto accanto a una fabbrica e a un marchio  prossimo ai 100 anni, ha sbirciato i campioni delle Fiamme Oro allenarsi in una cava, ha sognato una moto da cross dentro a un campo dove sono passate generazioni di ragazzi oggi 50enni, vivere oggi la moto d'epoca è un po' come fare la comparsa dentro a un film.  Sei lì con i campioni, nomi abusati dalle cronache motoristiche, con il tuo "normale" Swm, nato quando avevi 13 anni e  la Graziella cross, mentre loro, carichi di storia e allori, stanno per partire, oggi come allora.

Non ci sono di mezzo né Sei Giorni né la Valli. È soltanto un revival, un ritrovo, quello che domenica 27 aprile ha riportato indietro di 30 anni 200  "sbullonati" dell'epoca a Selvino (Bg). Val Seriana, protagonista di un passato glorioso e, domenica, happy hour di lusso con qualche bel nome della regolarità, dall'eterno Gritti al due volte campione europeo Gino Perego, passando per Angelo e Giuseppe Signorelli, Gualtiero Brissoni e Pietro Caccia.
Tra gli uomini "record" anche Mario Bergna, 78 anni, 5 medaglie d'oro in altrettante finali nazionali della regolarità, alla fine degli anni '50, impegnato domenica  con una Gilera Giubileo regolarità, simile a quelle con cui Masserini, Vergani, Gorini e Saini vinsero la Sei Giorni del '60 in Austria. Mario ha fatto tutto il giro, facendosi aiutare soltanto in un'occasione da due angeli custodi messi alle calcagna.

Dopo il Revival delle Valli, lo scorso settembre, e prima del raduno di Travo (con i marchi Hercules, Zundapp, Mazzilli e Gabor pronti a mettersi in mostra, il 25 maggio prossimo), c'è stato spazio e occasione per fare festa, dentro il paese, per poi salire verso il Poieto, con un pensiero agli anni in cui la Valli Bergamasche era festa di popolo, di una comunità intera raccolta attorno ai propri campioni.

Oggi, che anche questa fetta di Lombardia deve fare i conti con divieti e permessi rilasciati col contagocce, sono queste le occasioni per rivivere lo spirito dei fasti passati.

Basta un'occhiata alla moto e l'identikit del proprietario è fatto: chi la tiene lucida e la tira fuori solo per far festa, chi non bada all'estetica e punta al sodo, al motore che gira a mille, bombardato come mai lo è stato in origine. Perché accanto ai raduni, ai revival ci sono le gare del gruppo 5 e allora accrocchi, modifiche segrete (ma non più tanto) e sospensioni lunghe il doppio delle originali si sprecano.

Oggi più che mai l'offerta di manifestazioni si spreca, dentro e fuori il Belpaese. Una su tutte è Isny, ogni due anni (dispari), nell'Allgau. E quando vai oltralpe, c'è modo pure di conoscere quel mondo, quei marchi così esotici, specchio di un'epoca dove la pianificazione quinquennale e l'industria di stato erano parola d'ordine per il successo, produttivo e sportivo.

Case come Simson ( e a Selvino ce n'era una stupefacente, la 175 dell'81, proprietario Marco Baio) e Mz  hanno scritto la storia delle moto da regolarità, insieme ad altri costruttori, piccoli e grandi, in Europa e in Italia.

Come Rond Sachs, la raffinata olandese con un pezzo di storia italiana, grazie al connubio con Fortunato Nello, giovanotto calabrese con il pallino della meccanica, anima di un sogno tutto italiano durato qualche stagione (dal '72 al '75 prima, e poi con il marchio "Nello" fino al ‘77).
O Giorgio Mazzilli, costruttore milanese, pilota prima e autore, fino al 1977, di una serie di modelli curatissimi ed esclusivi (quasi 300 in totale); in serie limitata, viene da dire pensando alle produzioni di oggi. Anche lui, domenica, era presente, con la prima moto realizzata nel 1970.

Ma quanto durerà, è una domanda che molti si fanno, questo giochino dell'epoca? Domanda retorica, se tra gli appassionati in continua crescita, questo resterà, appunto, un giochino, un divertissement.

Una sana ricetta per restare bambini e  alimentare le fantasie represse di quando avevamo solo la Graziella cross e stavamo ai bordi della pista a guardare.

Emanuele Vertemati

 

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