Sergio Vicarelli, Kawasaki: “J300, il nostro primo passo in un mondo nuovo”

Sergio Vicarelli, Kawasaki: “J300, il nostro primo passo in un mondo nuovo”
Il Direttore Commerciale di Kawasaki Italia, in occasione del primo test stampa che stiamo svolgendo in Portogallo, ci parla dell’esordio nel settore degli scooter e delle prospettive future in un segmento che rivestirà sempre maggiore importanza
16 gennaio 2014

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Siamo in Algarve, nel sud del Portogallo, per il test stampa dello scooter J300 di Kawasaki. Prima di metterci in sella parliamo di questo progetto con Sergio Vicarelli, che è il direttore commerciale di Kawasaki Italia.
Sarebbe un grave errore ritenere il J300 una novità non troppo rilevante: uno scooter medio, che molti potrebbero addirittura ritenere una violazione dell’etica Kawasaki, storicamente legata allo sport, alle grandi doti dinamiche e alle superpotenze. Ma non è così, perché come sa chiunque segua il mercato con un minimo di attenzione la mobilità urbana è uno dei temi su cui, nel futuro più che prossimo, si giocherà una parte rilevante del successo delle Case motociclistiche.

 

Sergio Vicarelli, direttore commerciale Kawasaki Italia
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Il Kawasaki J300 diventa quindi un modello importantissimo per la Casa di Akashi: un primo assaggio di un segmento dal quale finora le verdone sono state assenti. Un primo assaggio che, come dimostra il concept elettrico presentato al Salone di Tokyo, serve da testa di ponte per un’operazione su ben più vasta scala. Ne parliamo con Sergio Vicarelli, direttore commerciale e marketing di Kawasaki Italia, qui con noi nella splendida cornice di Faro, Portogallo per il lancio riservato alla stampa del J300, che proveremo domani.

 

«E’ proprio così: la mobilità urbana è un tema ormai impossibile da ignorare, e un’azienda come Kawasaki non si può certo permettere di restarne fuori. Il progetto J300 è nato oltre un anno e mezzo fa, fortemente voluto dalla nostra filiale e da quelle del sud Europa, per dare vita al quale ci siamo rivolti a Kymco, che è un nostro partner storico con il quale abbiamo diversi stabilimenti nei mercati emergenti dell’Asia. Dove, come hanno potuto osservare i più attenti nel video che girava nello stand Kymco al recente Salone di Milano, vengono impiegati robot Kawasaki»

 

Qualcuno ha però storto il naso davanti a questa contaminazione.

«Li capiamo, ma sarebbe sbagliato pensare al J300 come una banale operazione di rebranding di uno scooter Kymco. Pur condividendo motore e gran parte della base ciclistica con un modello della Casa di Taiwan (il Downtown 300i) i nostri tecnici ci hanno dedicato diverse energie, sia per dargli uno styling più consono al marchio Kawasaki sia per definire finiture di alto livello e un assetto più efficace e brillante definito dai nostri tecnici»

 

Il processo di sviluppo è stato infatti influenzato profondamente da Kawasaki. Quale contributo hanno dato gli ingegneri di Akashi?

«Abbiamo voluto dare una connotazione più motociclistica rispetto al modello di partenza: tanti particolari delle sovrastrutture vengono realizzati su specifiche Kawasaki. Ma basterebbe dire che tutti i collaudi sul modello sono stati effettuati dalla filiale italiana, che tra l’altro peserà circa per un 30% sulle vendite complessive del modello»

 

A che clientela è destinato il J300?

«Sicuramente puntiamo agli scooteristi, che è il motivo per cui abbiamo pensato ad un’estetica di compromesso fra le proposte più turistiche e fra quelle più sportive del segmento, ma i primi riscontri che abbiamo raccolto nei saloni europei ci dicono che il J300 interessa molto anche a chi ha già una moto in garage e cerca un mezzo di trasporto quotidiano. La risposta dei concessionari è entusiasta, tanto che abbiamo già esaurito la disponibilità prevista per il 2014 e abbiamo dovuto rivedere i numeri, naturalmente proporzionati al mercato attuale»

 

Perché non pensare allora direttamente ad un attacco frontale rispetto ai maxiscooter più sportivi, più in linea con il marchio Kawasaki?

«So a chi vi riferite, e vi posso dire che sul finire degli anni 90 Kawasaki aveva allestito un prototipo di scooter bicilindrico da 500cc sulla base del propulsore della GPz500 con i cilindri collocati in orizzontale e trasmissione automatica, che sarebbe stato una specie di T-Max ante litteram. Ma era un momento in cui gli scooter erano oggetti molto diversi da ora, con cilindrate attorno ai 250 cc, e i vertici di Akashi lo ritennero una scommessa troppo rischiosa. Anche perché Kawasaki, allora, stava vivendo un momento di scarsa convinzione verso le moto»

 

Cosa riserva allora il futuro per gli scooter Kawasaki?

«L’elettrico è sicuramente uno degli obiettivi: ci arriveremo tutti, anche e soprattutto per la necessità di contenere le emissioni inquinanti complessive della gamma come avviene adesso per le auto. E poi è tutto un mondo da esplorare: guardate il J Concept, anche se forse non andrà mai in produzione nella forma in cui l’avete visto ha delle soluzioni interessantissime per quanto concerne il sistema di ricarica delle batterie, che è dove si giocherà il vero scontro tecnologico per questi mezzi. Lavoriamo anche con Toyota, che in questo momento ha soluzioni al limite della fantascienza. Nel 2016 poi arriverà l’Euro 4, che sarà un cambiamento epocale come lo è stato l’Euro 3, quindi dovremo lavorare tanto anche sui modelli tradizionali per contenere le emissioni inquinanti. Arriveranno comunque altri modelli con propulsione endotermica, in diverse cilindrate»

 

Sempre con partnership Kymco, in questa nuova avventura?

«All’inizio sicuramente si, poi capiremo in quali ambiti prendere una nostra strada. Come per il J300, gran parte dei nostri tecnici al momento è impegnata su progetti a più lunga scadenza per cui abbiamo scelto di appoggiarci al nostro partner taiwanese che, peraltro, lavora anche con tante altre Case, che magari non scelgono la nostra stessa trasparenza nel dichiararlo»


 

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