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Il direttore di Kawasaki Italia ci parla della famiglia Zeta, oggi aggiornata con l’arrivo dell’ultima Z1000 che abbiamo provato, destinata a un pubblico sempre più esigente e sportivo. Proprio quello che un tempo amava guidare le supersport.
Dottor Vicarelli, la nuova Z1000 ha debuttato al recente salone della moto di Milano. Qual è stato il primo responso del pubblico?
Sergio Vicarelli: «Direi molto entusiasta, anche se com’era prevedibile il tipo di design estremo ha diviso il pubblico e le opinioni degli appassionati. Abbiamo avuto risposte estremamente entusiastiche e altre più scettiche. Ma questo era nei programmi, noi abbiamo preferito osare con un design estremo che si avvicina alla filosofia Kawasaki dato che la categoria naked era piuttosto ferma.
Kawasaki nel 2003 ha aperto la strada al filone delle super naked con la prima Z1000 e ci sembrava quindi giusto proporre una moto che seguisse questa filosofia».
Quali sono stati i commenti più divertenti e particolari che avete sentito sulla Z1000?
Sergio Vicarelli: «Ce ne sono stati anche di folcloristici, ma altri ci hanno dato molta soddisfazione perché hanno capito lo spirito della moto. Una moto molto cattiva ed estrema, nello spirito Sugomi che hanno seguito in Giappone. Ci fa piacere che sia stato colto da tanti appassionati».
La Z1000 è la classica moto che piace o non piace per nulla. A giudicare dagli ordini nel complesso è stata bene accolta?
Sergio Vicarelli: «Oltre all’entusiasmo dei clienti, c’è stato quello dei concessionari che devono scommettere i loro soldi sul prodotto. E devo dire che la loro risposta è stata molto positiva».
Il motociclista in genere - quello italiano non fa differenza - è invecchiato. Com’è cambiata quindi la clientela della famiglia Zeta? Da chi viene scelta oggi?
Sergio Vicarelli: «Quello che citi è un fenomeno che sempre più caratterizza il mercato italiano, dove c’è un innalzamento dell’età media del motociclista e di conseguenza una diminuzione della percorrenza media. Il cliente della Kawasaki Z oggi ha un chilometraggio medio minore, ma al contempo cerca maggiore emozioni con la moto, quindi passa meno tempo in sella ma con una intensità emotiva superiore. La nuova Z1000 va proprio in questa direzione».
Sulla più turistica Z1000SX è presente il controllo di trazione, mentre sulla versione più sportiva Z1000 manca anche a pagamento. Oggi nella nostra prova abbiamo visto che se ne può fare a meno grazie alla splendida erogazione del motore, però ci spieghi le ragioni di questa scelta da parte di Kawasaki.
Sergio Vicarelli: «Abbiamo voluto creare due prodotti differenti, la Z1000SX è una moto più turistica, più malleabile e godibile in svariate condizioni di utilizzo.
La Z 1000 è invece uno spirito libero e selvaggio, è puro divertimento e abbiamo deciso di non dotarla di controllo di trazione, e non perché non fosse disponibile. In Kawasaki abbiamo una varia gamma di strumenti per il controllo di trazione, già presente sulla Z1000SX e sulla Ninja ZX-R 10. Però con la Z1000 abbiamo voluto creare un modello unico e diverso da tutte le altre».
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20020 Lainate
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https://www.kawasaki.it
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