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Il loro obiettivo erano soprattutto Vespa 50 Special, che una volta sottratte al loro proprietario venivano smontate per rivedere i pezzi di carrozzeria e motore come ricambi pregiati nel mercato degli appassionati di modelli d’epoca; oppure, utilizzando la tecnica del “cavallo di ritorno”, chiedevano un riscatto al proprietario, restituendo il veicolo dietro il pagamento di un corposo riscatto.
Il traffico illecito è stato stroncato dai carabinieri della compagnia di Misilmeri (PA) che hanno eseguito dieci misure cautelari contro la banda che dal 2019 aveva già compiuto una ventina di furti ed estorsioni; in sette sono finiti agli arresti, due in carcere e cinque ai domiciliari, mentre per altri tre è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
La banda, formata da pregiudicati, aveva il quartier generale a Brancaccio, da dove partivano in raid notturni a caccia soprattutto di Vespa Special 50, ma anche di auto e altre moto.
Mesi di indagini hanno ricostruito la ricettazioni dei pezzi di ricambio a meccanici compiacenti: la banda, che agiva a volto coperto per sfuggire alle telecamere, utilizzava i mezzi rubati in precedenza per compiere i successivi furti, in modo da non dare punti di riferimento agli investigatori.
Ognuno aveva un ruolo preciso: c'era chi individuava il veicolo da rubare, chi studiava le abitudini delle vittime per agire con il minor rischio, chi materialmente compiva il furto e infine c'era chi gestiva le fasi di vendite della refurtiva.
Un meccanismo oliato e preciso, che per fortuna è stato bloccato.