Sic, 14 volte sul gradino più alto del podio

Sic, 14 volte sul gradino più alto del podio
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Ad un anno dalla sua scomparsa proseguiamo nel ricordo di Marco attraverso le vittorie mondiali conquistate in carriera. Una sinfonia incompiuta iniziata a Jerez nel lontano 2004
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
22 ottobre 2012

 Quattordici. Tante, anche se a pensarci sembrano molte di più, sono state le volte in cui Marco Simoncelli ci ha salutato dal gradino più alto del podio del motomondiale. Ha iniziato alla seconda stagione completa di 125, a Jerez: sotto una pioggia battente che aveva appena tradito Casey Stoner, Marco ha vinto una gara di nervi. Viene da sorridere a pensare al Sic – velocissimo ma sprecone – che conquista la sua prima vittoria proprio in una gara in cui era facilissimo sbagliare. Ironia della sorte: solo quindici giorni prima, nella gara precedente in Sud Africa, era stato il suo eterno rivale Andrea Dovizioso a scrivere per la prima volta il nome nel libro d’oro dei vincitori di un GP.

 

Alto e pesante, Simoncelli partiva più piano dei rivali e doveva recuperare in frenata e a centro curva quello che perdeva nei rettilinei – in 125, un’eternità. Marco di conseguenza sbagliava tanto e si stendeva spesso, tanto che c’è voluto un anno perché tornasse alla vittoria. Di nuovo a Jerez - ma stavolta sotto il sole - Simoncelli vince la seconda volta per distacco. Purtroppo la storia che segue non cambia: Marco rischia tanto, fa spettacolo ma sbaglia troppo, penalizzato da un fisico inadatto alla ottavo di litro. Lo si rivede sul podio qualche volta, poi a fine anno passa finalmente in 250, dove i cavalli in più dovrebbero lanciarlo in direttissima nell’olimpo dei grandi e… arriva il flop.

 

L'esordio in 250 e la nascita del "Sic"

Due anni di calvario e manca poco che finisca definitivamente nella lista delle promesse non mantenute. Poi invece arriva il 2008, Marco Simoncelli diventa “il Sic” (facendo combaciare la sigla con cui viene identificato dalla grafica Dorna e l’esortazione del suo gruppo di amici a Sbattersene I C…), passa l’inverno ad allenarsi con – fra gli altri – Valentino Rossi e ricomincia a vincere. E’ in sella ad una Aprilia (vestita da Gilera) 250 LE, ovvero l’ufficiale dell’anno prima; peccato che nel frattempo sia arrivata l’RSA, che anche senza la zavorra di Marco alla vecchia strappa senza pietà le carenature.

 

Al Mugello la prima vittoria nella quarto di litro
Al Mugello la prima vittoria nella quarto di litro
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Sic appunto “se ne sbatte”, strappa il filo del gas e in Portogallo, alla terza gara, è secondo. In Cina fa quarto, a Le Mans è di nuovo secondo e al Mugello conquista una clamorosa vittoria - la terza della carriera - nonostante un brutto contatto, volontario fino a un certo punto, con Barbera che gli frutta un’ammonizione. In Catalunya ha tutta la Spagna contro, ma continua a “sbattersene” e approfitta di un errore di Bautista all’ultima curva per andare a vincere per la quarta volta. In Gran Bretagna è secondo, in Olanda terzo e a Noale non possono più negargli la RSA, si arrabbino pure i suoi rivali...

 

La RSA e il primo titolo iridato

Al Sachsenring Marco debutta con la moto ufficiale. Fa il record della pista, vince la gara amministrando e conquista la testa del mondiale. Alla faccia di chi ipotizzava che la sua competitività sulla LE non dovesse necessariamente restare invariata sulla RSA, moto ben diversa da guidare. Due gare sotto la media e poi arriva Motegi, dove il Sic fa a dir poco spavento. Bautista viene piegato di velocità pura, e la lezione gli fa male. Alvaro riprova ad attaccare in tutte le maniere anche a Phillip Island ma il verdetto non cambia: Marco guida cattivo, attacca, chiude tutte le porte quando è davanti senza paura o timori reverenziali. Marco è diventato definitivamente “il Sic”, è cambiato nella testa.

 

Poi arriva il 2008, Marco Simoncelli diventa “il Sic” e ricomincia a vincere

Ora non ha più paura, ammesso ne abbia mai avuta, ma soprattutto non si sente più inferiore a nessuno. In Malesia gioca di rimessa, arriva terzo e conquista il titolo iridato, dando prova di velocità ma anche di maturità – niente rischi inutili, Bautista può andare a vincere. Il traguardo che conta lo taglia per primo Simoncelli. E quindici giorni dopo, a Valencia, con il titolo già in cassaforte Marco può correre come preferisce. A mente libera, davanti a tutti, con il gas spalancato. Partendo non troppo bene, passando tutti e scappando via, forzando il ritmo fino a far scivolare Kallio – unico capace di restargli attaccato. Bautista sulla sua pista incassa otto secondi e passa. Marco chiude la stagione con sei vittorie (otto totali in carriera) e il suo primo titolo iridato.

 

2009: sfortuna e riconferme

Il 2009 inizia male: Marco si infortuna prima dell’avvio del mondiale, e la gara della 250 in Qatar parte con uno zero. In Giappone il cerchio si rompe, la gomma perde pressione e Marco finisce la gara in qualche modo. A Jerez è già sul podio, a Le Mans torna a vincere con una gara dominata dall’inizio alla fine, in cui Faubel, primo degli inseguitori, incassa 18 secondi. Arriva il Mugello, dove Marco dà vita assieme all’amico e rivale Mattia Pasini a una delle gare più belle della sua carriera. Alla fine chiude secondo di un soffio sotto il diluvio universale, ma è un risultato che conta come una vittoria.

 

Ben diverso il verdetto del Catalunya: Bautista sta scappando in classifica generale, il Sic deve batterlo ancora

In Australia nel 2009: per l'ultima volta sul gradino più alto del podio
In Australia nel 2009: per l'ultima volta sul gradino più alto del podio

 a tutti i costi, e invece finisce per terra mentre Alvaro festeggia sul gradino più alto del podio. Ad Assen Marco va sul podio, vince Aoyama e Bautista va per terra. In Germania, pochi giorni dopo, Simoncelli conquista la decima vittoria iridata – con grande lucidità, sfruttando una gara partita bagnata e finita asciutta – e recupera altri nove punti sul rivale. Roba da pensare al titolo. Anche perché in Gran Bretagna finisce a ridosso del podio, ma a Brno e Indianapolis è inarrestabile: due vittorie (e fanno dodici!), tanti punti recuperati su Aoyama e Bautista e la promessa di un finale di stagione al cardiopalmo.

 

E invece a Misano il Sic butta via tutto un’altra volta. Si lascia innervosire da un Barbera sopra le righe, e per rispondere colpo su colpo finisce per cadere e chiudere la gara nelle vie di fuga. Vincere in Portogallo e Australia – vittorie tredici e quattordici – serve a riaccorciare le distanze, ma anche il podio di Sepang non fa che alimentare vane speranze. A Valencia Aoyama sbaglia ma arriva comunque a punti, Marco ruzzola nelle vie di fuga.

 

Il suo passaggio in MotoGP ce l’aveva mostrato subito veloce ma un po’ inconcludente. Nella seconda stagione sembrava tornato fuori quel “Sic” del 2008, quello che credeva di più in sé stesso, a costo di rendersi impopolare con gli avversari. In Cecoslovacchia era arrivato il primo podio, in Australia uno splendido secondo posto che ricorda tanto la sua ultima vittoria di due anni prima. A Sepang, invece della quindicesima vittoria, un orribile destino.

 

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