Silvio Berlusconi e la moto

Silvio Berlusconi e la moto
Un mio ricordo su Silvio Berlusconi appena scomparso. Non amava in modo particolare i motori e detestava le moto da quando il primogenito Pier Silvio, da ragazzo, aveva avuto un brutto incidente in vacanza. Ma sulle sue televisioni ha dato spazio e impulso al motomondiale, alla Dakar, alla SBK...
12 giugno 2023

Silvio Berlusconi detestava due cose: le moto e i barbuti. Eppure, a dispetto dei suoi gusti personali,  ho potuto collaborare trent’anni e passa per la Fininvest. Sento di dovergli parecchio, come del resto gli deve molto l’intero mondo della moto. E qui vorrei ricostruire perché.

Il Cavaliere non scendeva in redazione sportiva e se talvolta lo fece io, collaboratore esterno, non c’ero. L’ho incrociato una volta sola, in Fiera a Milano Rho una ventina di anni fa.  Era il pranzo nel giorno dell’inaugurazione, noi capitammo lì nella pausa delle riprese televisive del Salone e lui era chiaramente il protagonista, era il Presidente del Consiglio. Grandi tavoli in sala, Berlusconi era seduto di fianco a una bella signora e di fronte a Colaninno, a un certo punto si alzò e venne verso il nostro tavolo. Con me c’erano Meda, Porta, due operatori tv, altre persone e il Presidente amabilmente disse “da qui vedo alzarsi le bollicine dell’intelligenza…” Ci sapeva fare, il Berlusca, sapeva come blandire le persone.

E sapeva come fare la televisione. Qui non voglio esprimermi sulla persona, che non ho conosciuto, nè sull’imprenditore e sul politico. Luci e ombre, certamente. Mi limito a dire che quando Silvio è stato alla guida del suo gruppo televisivo - nato in uno scantinato di Milano2 a metà degli anni Settanta ed esploso nell’80 quando acquistò i diritti televisivi del Mundialito - la crescita è stata eccezionale, continua, sorprendente.

Le moto? Qualcuno ricorderà che sulla “pancia” della Suzuki RG 500 del titolo di Marco Lucchinelli, 1981, c’era il marchio di Canale5. Quella fu una sponsorizzazione indiretta, un giro di spazi pubblicitari orchestrato da Zanetti della Suzuki Italia. Di fatto l’intervento di Berlusca, sottolinea oggi Toni Merendino che lavorava con Gallina, salvò la squadra spezzina che aveva perduto uno sponsor importante. E la presentazione ufficiale fu fatta a Milano, in una villa di via XX Settembre. 

Grand Prix e il motomondiale

E Grand Prix. Il settimanale andava già in onda da sei anni (inizialmente su Antenna Nord) condotto da Andrea De Adamich e prodotto dalla Pool Communication. Quando nell’85 fu Italia 1 a produrre il programma internamente, si trovò finalmente lo spazio anche per le moto, per le prove e per i servizi sul mondiale e sulla Parigi-Dakar. Capostruttura era Bruno Bogarelli, direttore Oscar Orefici e produttore Marco Oliveri. Professionisti che ho molto apprezzato.

E quasi incredibile ricordare che, all’epoca, in Finivest c’erano soltanto tre giornalisti: il grande Rino Tommasi che seguiva tennis e pugilato, Oscar Orefici ed io. A chiamarmi fu Gabriele Buora, dirigente Pubblitalia e appassionato di moto, con il quale avevo collaborato anni prima per “A tutto gas” di Fabrizio Pirovano (e Gio Di Pillo che provava le offroad...) su Rete4, allora di Mondadori e dall’84 passata a Berlusconi.

Anche le telecronache hanno avuto un bell’impulso, dalla televisione berlusconiana. Per quantità e qualità. Tutto cominciò con Telecapodistria, dall’88 nell’orbita Mediaset che allora non aveva la diretta. Fu potenziato il segnale, copriva mezza Italia, e per le telecronache (di pugilato, atletica, moto) andavamo fino a Koper, in Istria, dove i bravi giornalisti locali avevano per noi mille attenzioni. Bella gente.

Erano anni complicati e alla Rai non si poteva fare concorrenza fino a che, nell’agosto 1990, arrivò la discussa legge Mammì. Perché il famoso “decreto Berlusconi” dell’84 aveva sì permesso al nuovo gruppo televisivo di trasmettere in tutto il territorio nazionale con accordi locali, ma a un certo punto era stato giudicato anticostituzionale. La Mammì salvò Berlusconi e fu definita legge Polaroid: fotografava la situazione di fatto.

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Tele+ e il primo segnale criptato

Quando i diritti del motomondiale furono acquisiti finalmente da Mediaset, i Gran Premi approdarono sul neonato canale Tele+2. Tele+ era formalmente della Fininvest per il 10 per 100. La mattina del 29 marzo 1992 eravamo in cabina di commento, all’alba, per la diretta della prima gara in Giappone. Fino alle immagini della griglia di partenza tutto regolare, ma giusto al momento del via… puf, il segnale sparì, fu criptato senza preavviso. All’incolpevole telecronista arrivarono le maledizioni a migliaia, meno male che non c’erano ancora i social. Da luglio 2003 Tele+ sarebbe confluita in Sky Italia.

Sono stati anni irripetibili, per me e non soltanto. Le prove televisive delle moto sono diventate leggendarie, Italia1 e Tele+ hanno avuto il merito di lanciare la Parigi-Dakar dal 1986 tra il grande pubblico. E si può ben dire che Mediaset, che ha detenuto in esclusiva i diritti del motomondiale dal 2002 (da quando esiste la MotoGP) al 2013, ha contribuito al grande rilancio del motociclismo: si trasmetteva in diretta e in chiaro tutte le gare su Italia 1, prima con Meda e Reggiani al commento, poi con Meda e Ranghieri. Alla gara seguiva il nostro Fuorigiri. Grazie anche a Valentino Rossi, in quel periodo più di una volta la moto arrivò a superare gli ascolti della F1. Dal 2013 sarebbe arrivata Sky, Italia1 continuò con la SBK.

Non posso dire di aver conosciuto Silvio Berlusconi e sulla politica non mi voglio pronunciare. Adesso lui se n’è andato e mi pare che anche la televisione generalista abbia fatto il suo tempo. Ma posso certamente dire che il personaggio ha dato un bell’impulso, dalla metà degli anni Ottanta, anche al motociclismo e ai suoi fenomeni.

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