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Non vedrai mai una motocicletta parcheggiata fuori dallo studio di uno psichiatra. Sarà pure un modo di dire trito, ma c'è chi assicura che sia proprio così.
Chi va in moto lo fa per passione, raramente per necessità, e molti di noi sanno che l'acquisto di una due ruote scaturisce dal sodalizio criminale di edonismo e la follia in quantità variabili, che portano ad accumulare chilometri in sella, spostarsi in moto anche quando non sarebbe necessario, programmare gite verso il nulla per un'andata e ritorno distopica dove più è contorto il percorso, più impegnativo e imprevedibile il tragitto, maggiore la sensazione di benessere.
La ragione di questa ostinazione cieca nell'andare in motocicletta è che fare un buon giro riduce sensibilmente lo stress, migliora senza dubbio il nostro fisico e dà assuefazione: esistono studi scientifici che lo affermano a chiare lettere. E che lo stesso effetto non si ha viaggiando in automobile.
Le statistiche dicono che un italiano su dieci è stressato e la stessa OMS ha definito lo stress il male del secolo. I rischi vanno dal burnout alla crisi d'ansia, ma anche le variazioni del livello ormonale e difficoltà col sistema immunitario. Le condizioni di lavoro e di vita nelle grandi città sono stressogene, e chi è più sensibile paga pegno. A queste persone consigliamo di acquistare una moto: lo dice la scienza.
Il primo studio che vogliamo sottoporvi è quello finanziato da Yamaha che nel 2008 affida al Ryuta Kawashima Laboratory del Dipartimento "Functional Brain Imaging" dell'Istituto di Sviluppo, Invecchiamente e Cancro dell'Università di Tohoku e che ha dimostrato che andare in moto stimola il cervello e aumenta le funzioni cognitive anche se in realtà l'obiettivo principale della ricerca era quello di capire come le persone possano invecchiare mantenendo una vita appagante e sana.
Lo studio si è svolto in due fasi, la prima con undici bikers assidui utilizzatori affiancati da dieci motociclisti che non avevano usato motociclette negli ultimi 10 anni: con un mese a disposizione, delle XJR400 e il circuito di Sugo, gli scienziati hanno condotto rilevamenti sulla corteccia cerebrale mentre i partecipanti alla ricerca guidavano la moto.
La seconda fase ha visto ventidue soggetti che, pur avendo la patente, non usavano la moto da più di dieci anni guidare per sei mesi dentro Iwata nel classico percorso casa-lavoro per poi misurare attraverso questionari e test come l'uso costante di una motocicletta migliorasse il loro livello cognitivo.
I risultati sono stati che la moto stimola il cervello in molti modi: lo studio ha visto aumentare notevolmente la memoria e la capacità di ragionamento spaziale, inoltre si è evidenziato che guidare spesso e tanto migliora varie funzioni cognitive (in particolare le funzioni della corteccia prefrontale) e ha effetti positivi sulla salute mentale ed emotiva come la riduzione dello stress.
Probabilmente questo si spiega con il piacere di guida, con il senso di libertà, con il costante livello di attenzione oltre la media che andare in moto impone e forse anche perché andare in moto permette di eludere in qualche modo le regole e i conformismi, imponendo tra l'altro la necessità di coordinamento tra le azioni di tutto il corpo.
Il secondo studio nasce nel 2018 per indagare sui potenziali benefici mentali e fisici della guida motociclistica, quando Harley-Davidson commissiona al Dott. Don Vaughn e al Dott. Mark Cohen dell'Istituto Semel per le Neuroscienze e il Comportamento Umano dell'UCLA una ricerca per capire se fosse vero quanto affermavano molti motociclisti, ovvero che guidare una moto conduce verso un diverso (e migliore, aggiungiamo noi) stato mentale. La ricerca, chiamata “The mental and physical effects of riding a motorcycle”, ha dimostrato che è veramente così: andare in moto aumenta concentrazione e attenzione e diminuisce i livelli del cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress.
La procedura usata durante i test prevedeva di registrare l'attività cerebrale dei 77 partecipanti attraverso EEG e i loro livelli ormonali prima, durante e dopo la guida di una moto, di un'auto e il riposo.
Alla guida della moto, i partecipanti hanno mostrato un maggiore monitoraggio passivo del cervello dei cambiamenti nell'ambiente, con un effetto paragonabile a bere una tazza di caffè americano, e una maggiore resistenza alla distrazione ma la guida della motocicletta ha anche prodotto un aumento dei livelli di adrenalina e della frequenza cardiaca, nonché una diminuzione del cortisolo del 28%, risultati in senso assoluto spesso associati a esercizi leggeri e riduzione dello stress. Insomma, la motocicletta non soltanto riduce lo stress ma fa pure bene al fisico come un un'oretta di palestra leggera, risultato tra l'altro non osservato quando i soggetti erano alla guida di un'automobile.
Per chiarezza, la ricerca non indaga sugli effetti di lungo termine associati a queste variazioni ormonali e nelle conclusioni mette in guardia sul fatto che " livelli elevati di glucocorticoidi contribuiscono alla morte neuronale ", rimandando a futuri studi gli approfondimenti del caso.
In definitiva, le differenze tra andare in moto o in auto sulle risposte ormonali e fisiologiche sembra sia stata talmente rilevante da permettere di affermare che la moto può essere usata per mitigare lo stress, mentre sull'utilizzo dell'automobile gli stessi effetti benefici della guida rilevati sui bikers non sono stati segnalati e se per alleviare lo stress da automobile c'è chi consiglia yoga o di gestire il respiro ed esistono studi che paragonano lo stress da traffico automobilistico ad un trasloco o ad una visita dal dentista, per noi motociclisti il semplice andare in moto, e farlo ogni giorno, semplicemente provoca benessere. E questo è un punto piuttosto sensibile a favore della motocicletta.
Non abbiamo mai sentito dire che andare in auto riduca lo stress, ma siamo pronti ad ascoltare chi voglia convincerci del contrario, anche i colleghi della nostra sorella Automoto.it. Nel frattempo però ci sentiamo sulla stessa linea del Dott. Cohen: "nessun esperimento di laboratorio può duplicare i sentimenti che un motociclista avrebbe avuto sulla strada".