Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Nonostante le acque agitate in cui sta nuotando, la politica italiana pare che alla fine troverà il tempo per mettere mano alla questione spostamenti tra regioni. Probabilmente la scadenza verrà prorogata al 5 marzo. Una soluzione logica e di buon senso per due motivi. Il primo è ovvio e fattuale: non sarebbe prudente ad oggi consentire gli spostamenti tra tutte le regioni; l'allerta varianti è molto alta. La seconda è più di modo. Il 5 marzo infatti scadono tutte le misure stabilite dal Governo Conte (chiusure, limitazioni, coprifuoco, etc...) e sarà il momento per dare nuova forma alla gestione della pandemia con un codice omogeneo che detti la linea del Governo entrante.
Conte era il simbolo di un sistema di emergenza elevato (o abbassato se preferite) a oggettiva normalità. Da un anno siamo abituati a navigare a vista e già dopo un paio di mesi avevamo capito che di Dpcm e di restrizioni all'orizzonte ce ne sarebbero stati parecchi. Non fa eccezione nemmeno il divieto di spostamento tra una regione e l'altra: tutti ci aspettavamo che prima dello scadere del Dpcm Conte ne annunciasse uno nuovo, magari un po' diverso, un po' più morbido o un po' più duro, ma sicuramente che non sarebbe stato l'ultimo. E invece? Il Governo cade e mentre aspettiamo l'incoronazione di Draghi i giorni passano e i Dpcm scadono. Dal 16 febbraio infatti, se nel frattempo non verranno predisposte restrizioni, gli italiani saranno liberi di muoversi in tutte le regioni.
Il Governo uscente ha ancora potere sugli "affari correnti" e quindi non avrebbe competenza su quello che sarà un provvedimento che impatterà le prossime settimane. Il Governo entrante invece è piuttosto improbabile che riesca ad insediarsi in tempi record e che riesca a emanare un Decreto Legge entro il 15.
A questo punto l'unica soluzione sarebbe quella di varare un provvedimento prima del voto, ma il punto è delicato. Perché si tratta di dare una linea ben precisa alle prossime settimane: rimanere prudenti o virare verso un'apertura in direzione di un ritorno alla normalità. Le condizioni epidemiologiche un po' migliorate infatti lasciano alla politica un po' più spazio di manovra, ma purtroppo però la politica in questo momento è impegnata a darsi una forma.
Articolo pubblicato l'8 febbraio e aggiornato il 10 febbraio