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Uno studio televisivo allestito in grande stile, uno stage sul quale ti aspetti da un momento all’altro l’uscita di un attore. Luci soffuse e una passerella dietro alle quali, seduti ai tavolini che sembrano presi di peso da un Jazz Club dell’East Village newyorkese, c’è il gotha della stampa mondiale in attesa di farsi raccontare dai due vertici dell’organizzazione di BMW Motorrad, Stephan Schaller e Peter Schwartzenbauer, cosa bolle in pentola in quel di Monaco di Baviera.
Un allestimento insolitamente informale, insomma, che ci accoglie definendo chiaramente quale sarà la novità più attesa che verrà svelata ad EICMA fra una manciata di giorni: sul retro spicca un bel muro dedicato all’Heritage, con la R NineT, modello con cui la Casa di Monaco ha definitivamente aperto all’alto di gamma un segmento già in fermento, affiancata alle progenitrici, la splendida antesignana R32 ed una R68 ufficiale per gare di regolarità che fa da collegamento a quella NineT Scrambler ormai dichiarata dopo la concept Path 22 lanciata al Wheels and Waves di Biarritz.
Del resto questo evento ha poco di usuale, come sottolinea subito Peter Schwartzenbauer.
«Si tratta di un evento epocale per la nostra divisione. E’ il primo evento in cui non presentiamo un modello ma la situazione di BMW Motorrad e i nostri piani futuri, a breve e medio termine. Da diverso tempo infatti abbiamo iniziato a lavorare con una pianificazione molto precisa che ci porta alla definizione di obiettivi ben definiti, strategia che ci ha permesso di migliorare costantemente i nostri risultati – e i nostri record – di vendite».
«Tutti questi sviluppi, sia tecnici che strategici, e quindi i nostri successi sono figli di piani d’investimento nati anni fa, ma stesi guardando al futuro per perseguire quello che era, è e resterà il nostro obiettivo primario: restare leader del mercato nel segmento premium».
Schwartzenbauer prosegue illustrando la storia del gruppo (ve l’abbiamo raccontata all’epoca del novantesimo compleanno della divisione) e di BMW Motorrad in particolare, sottolinenandone il primato storico nell’attuale gruppo.
«BMW è nata con le moto, non con le auto, e modello dopo modello abbiamo sempre portato innovazione nel settore. Siamo stati i primi e gli unici a produrre un propulsore boxer con trasmissione cardanica, elemento che è diventato con il tempo un selling point delle nostre moto, un vero e proprio marchio di fabbrica di BMW a cui il cliente non sa e non vuole rinunciare».
«Ma abbiamo anche introdotto per primi l’ABS, soluzioni come il paralever e il telelever per le sospensioni; siamo stati i primi a proporre sospensioni a controllo elettronico. Tutte soluzioni che, in una maniera o nell’altra, i nostri concorrenti ci hanno ripreso successivamente. Ed è proprio grazie a questo spirito innovativo, oltre alla costante dedizione alla qualità, che anche in momenti difficili abbiamo trovato nei nostri valori la chiave per sopravvivere o restare leader».
«Nonostante la crisi del 2007, infatti, BMW Motorrad ha guadagnato costantemente quote di mercato, arrivando ad essere leader in 26 paesi nel segmento di riferimento, ovvero il premium sopra i 500cc. Nel corso del 2015, in soli dieci mesi, abbiamo venduto più di 121.622 moto, praticamente raggiungendo il valore dell’intero 2014 (123.495), risultato che ci rende molto soddisfatti e che ci conferma l’adozione della strategia giusta. Tanto da farci stabilire obiettivi ancora più ambiziosi per i prossimi anni: una crescita del 50% del nostro venduto, e un ampliamento paritetico della nostra rete vendita nel mondo. Il tutto, naturalmente, mantenendo sostenibilità e profittabilità».
Indubbiamente obiettivi molto ambiziosi, tanto che scherzando Schwartzenbauer lascia la parola a Schaller, al quale passa la… patata bollente. L’AD di BMW Motorrad non sembra intimidito, anzi.
«Non sarà semplice, ma abbiamo le idee chiare. Sicuramente continueremo la nostra attuale model initiative, ma è evidente come il raggiungimento di obiettivi tanto ambiziosi passi giocoforza attraverso un incremento tanto della proposta di modelli quanto del mercato. Intendiamo entrare in Asia e in Sud America, con speciale riferimento al Brasile, e ovviamente dobbiamo farlo con modelli adatti a quei mercati. Ma amplieremo anche la nostra strategia sulla mobilità urbana, perché per il 2020 vogliamo arrivare a 200.000 unità vendute».
Una strategia lucida e precisa, che però non significa snaturare il marchio BMW.
Noi crediamo che ci sia ancora spazio per una mobilità che va oltre la connettività digitale: una passione che ad un certo momento vi fa prendere una moto per uscire, senza restare costantemente davanti ad uno schermo
«Non pensiate che le nostre moto possano mai essere un mero mezzo di trasporto. Noi crediamo che ci sia ancora spazio per una mobilità che va oltre la connettività digitale: una passione che ad un certo momento vi fa prendere una moto per uscire, senza restare costantemente davanti ad uno schermo. Il nostro cliente lo sa bene, e naturalmente è un cliente disposto ad investire cifre importanti per avere in cambio un prodotto premium».
«La nostra missione quindi è venirgli incontro con una gamma di modelli con una precisa destinazione d’uso. Dream bikes nate per gli impieghi più disparati – qui vedete una S1000R, una R1200RT, una R1200GS e una S1000RR, che soddisfano esigenze antitetiche. Ma sono tutte unite da un tratto comune che si identifica con il nostro brand. E tutto questo viene completato dalle nostre operazioni nei segmenti della mobilità urbana e dell’Heritage».
La strategia sembra aver dato buoni frutti finora, nonostante la crisi.
«Il mercato dal 2007 ha accusato un brutto colpo e non possiamo dire che si sia ancora ripreso del tutto. Noi possiamo dire di aver resistito alla grande: abbiamo aumentato la nostra quota di mercato del 14,2% e il nostro profitto del 18,2. Come abbiamo fatto? Semplicemente investendo nei nostri prodotti, creando oggetti di passione bellissimi che durano nel tempo. Guardate le nostre iniziative più recenti: con la S1000RR siamo balzati direttamente al top del segmento, con i maxiscooter e la R NineT ci siamo installati in nuovi segmenti, e con la R1200RS abbiamo rivitalizzato il segmento delle Sport-Touring che languiva da quasi vent’anni».
«La NineT, in particolare, è stato un successo senza precedenti, grazie alla geniale fusione fra il classico e il customizing. Fin dall’inizio il successo ha superato le aspettative, con liste d’attesa iniziali di mesi. E’ stata anche un grande successo negli USA, e fra qualche giorno potrete vedere la seconda componente della famiglia, la Scrambler. Con le sue gomme maggiorate e le sospensioni a lunga escursione crediamo che incarni alla perfezione della nostra filosofia Make Life a Ride».
«Con le nuove versioni dei nostri maxiscooter che abbiamo presentato dinamicamente alla stampa qualche giorno fa abbiamo portato innovazione anche in questo settore: siamo i primi a proporre un vero controllo di stabilità su uno scooter e il visibility assist, soluzioni che rendono i nostri clienti più sicuri in un ambiente difficile come quello urbano».
Ma torniamo alle strategie, perché le idee sono molto chiare.
«Come dicevamo, la nostra strategia di crescita passa per nuovi prodotti e nuovi mercati. Il mercato, in futuro, crescerà soprattutto nel segmento che va dai 125 ai 500cc: di fatto è uno scenario perfetto per conquistare nuovi clienti, avvicinandoli al brand BMW. Una clientela che chiede – o è obbligata a chiedere – moto di piccola cilindrata ma è affascinata dal nostro approccio premium».
E’ il momento, naturalmente, di svelare la G310R (di cui vi abbiamo parlato qui e vi abbiamo proposto una chiacchierata con il progettista qui), moto nata specificamente per un pubblico giovane e il mercato emergente più interessante del momento, quello brasiliano.
«La G310R che vi abbiamo mostrato rappresenta la prima proposta premium del segmento. E’ una moto che produciamo attraverso la nostra joint-venture con l’indiana TVS, la terza azienda sul mercato nazionale per dimensioni e vendite. E’ prodotta a Bangalore, ma con tutta l’expertise della nostra struttura di Berlino per dare vita ad un prodotto di alto livello. La stessa strategia che applichiamo nelle nostre fabbriche in tutto il mondo, da Berlino e Bangalore, appunto, fino a quelle di Manaus, in Brasile, e Rayong, in Thailandia».
La conferenza stampa volge al termine. Schwartzenbauer raggiunge Schaller sul palco per i saluti di rito e l’argomento vira di colpo, inaspettatamente, sulla propulsione alternativa.
«Ma non è finita, perché proporremo anche una crescita nella gamma dell’elettrico. Senza dimenticare un approccio prestazionale».
L’atmosfera è quella dei Keynote Apple, quando al termine della conferenza Steve Jobs fingeva di essersi dimenticato qualcosa, e con le celebri parole “…oh, and one more thing! (oh, un’ultima cosa!)” giocava un carico da undici presentando una novità di primaria importanza.
«Sapete bene quanto sia prestante la nostra S1000RR in rettilineo, ma probabilmente sapete anche che, per le peculiarità della propulsione elettrica, il nostro c-Evo è in grado di batterla nella prima fase dello scatto. Allora abbiamo pensato: cosa succederebbe se…».
In un silenzio quasi surreale una S1000RR sale sul palco. Il logo sulle carenature recita “eRR”. E’ solo un prototipo, ne parleremo più avanti. Ma è un altro tassello della strategia futura di BMW. Insomma, se propulsione elettrica dev’essere, che almeno ci inviti a “make life a ride”…