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Le moto tengono giovani, lo sanno tutti. L’omone che ho davanti ha già superato la cinquantina ma a vederlo gli daresti quarant’anni e una “guzzite” – l’insidiosa malattia che inevitabilmente colpisce chi cavalca una Moto Guzzi – appena uscita dalla fase di incubazione e da poco conclamata; invece la sua passione per le moto e soprattutto per le bicilindriche made in Mandello è extralarge come i vestiti che ha indosso.
Vincenzo Crea fin da ragazzino ha respirato regimi del minimo a 600 giri, bicilindrici a V e coppie di rovesciamento e la concessionaria di cui è titolare - legata alla Moto Guzzi da una vita, anzi da tre vite, quasi quattro, poi vi dico perché… - ha già doppiato la boa della terza generazione con una storia che parte negli anni Trenta del secolo scorso a Reggio Calabria, col nonno di Vincenzo e successivamente con suo papà Francesco Crea che benevolmente accettava dietro il bancone il figlio quando bigiava la scuola. In pratica da ottant’anni i Crea trasformano motociclisti appassionati in guzzisti, attraverso la capacità tutta reggina di parlare poco ma di offrire molto in termini di concretezza.
La Concessionaria Crea non si è mai spostata dalla zona del Duomo, nel centro di Reggio Calabria; e soprattutto non si è mai allargata troppo, parlando in termini strettamente fisici (Vincenzo invece sì, in questo rappresenta il mio immaginario guzzista perfetto: decisamente sovrappeso ma sorridente e competente macinatore di chilometri), non ha mai sentito la insostituibile necessità di insediarsi all’interno di un immenso store, non ha mai avvertito la spinta compulsiva di apparire “grande”; così accade che quando arrivo in concessionaria sento quasi di avere sbagliato porta: la bottega è piccola come una drogheria ma alla fine della chiacchierata con il suo titolare ho capito che Crea – Moto Guzzi, grande, lo è già, con la sicurezza di chi ha fiducia nelle proprie qualità e non ha bisogno di ostentare nulla se non i magnifici cartelli in plastica colorata molto anni Cinquanta che contrassegnano con i nomi di Zigolo, Ercole, Aiace, Cardellino e Falcone gli scaffali dei ricambi a testimoniare una passione per le Moto Guzzi radicata nel tempo.
In Sicilia e Calabria molti concessionari della Casa di Mandello hanno chiuso i battenti o rimesso il mandato perché non hanno più avuto la forza di contrastare un mercato poco favorevole. Non così i Crea che hanno valorizzato la loro tradizione
Per capire come una sede così essenziale possa contenere tanta passione e tanta conoscenza del mondo Guzzi è bastato scambiare poche parole con Vincenzo Crea, il vederlo sprofondare nella sedia del suo – minimo - ufficio e sorridere, divertirsi alle mie poche domande, vederlo felice di portemi mostrare le chicche d’epoca presenti negli scaffali e sui muri e spiegarmi meglio come una concessionaria Moto Guzzi, oggi, sia in grado di fare la differenza.
I numeri, negli ultimi anni, sono quelli che sono: il nuovo si vende poco e la concessionaria è passata dalle 70-80 immatricolazioni annuali a poco più della metà. Un brutto colpo che avrebbe messo al tappeto chiunque e non parlo per luoghi comuni: in Sicilia e Calabria molti concessionari della Casa di Mandello hanno chiuso i battenti o rimesso il mandato perché non hanno più avuto la forza di contrastare un mercato poco favorevole. Non così i Crea che hanno valorizzato la loro tradizione tanto da diventare un riferimento per i ricambi per le Guzzi d’epoca (ne possiedono così tanti che hanno dovuto stiparli in sette – settevirgolazerozero – depositi diversi), arrivando a spedirli fino in Australia e concentrandosi su quei modelli Guzzi che offrono tanta sostanza per offrirli ad un’utenza, spesso di ritorno da marchi giapponesi, che presa una Guzzi si beccano pure la “guzzite” in forma cronica ed incurabile.
Le moto che si vendono sono soprattutto V7 e Stelvio ma anche qualche California 1400 e una sparuta retroguardia di intenditori su 1200 Sport, vendute pure al Nord tramite il sito web della concessionaria e un efficiente servizio di spedizione. Vincenzo mi confida che sono stati la prima concessionaria Moto Guzzi ad affacciarsi su internet e come questo abbia fatto la differenza in termini di popolarità e di vendite sia di ricambi che di moto. L’attività, del resto, è frenetica: il “Moto Guzzi Club Reggio Calabria”, strettamente legato alla concessionaria, organizza spesso uscite e viaggi in tutta Europa - l’ultimo in Grecia, appena concluso - e rappresenta un efficace veicolo di aggregazione; spero accettino pure me che cavalco un’inglese.
La cosa è quasi incredibile: una concessionaria a prima vista così piccola viene corteggiata da altre marche concorrenti che bramano per inserirla nella loro rete di vendita – opponendo con dignitoso rispetto un cordiale diniego –, mantiene una intransigente integrità guzzista rifiutando di vendere motociclette di altri celebri marchi parte della medesima famiglia Piaggio; ma nonostante questo, direbbe qualcuno, vive bene e diffonde il verbo Moto Guzzi in Sicilia e Calabria, mantiene con gli appassionati delle bicilindriche lariane un costante contatto sia per l’assistenza che per il restauro dei mezzi più agèe sparsi per il mondo e vede tornare regolarmente i clienti che desiderano sostituire la loro bicilindrica con un’altra nuova: la “guzzite” esiste per davvero e uno dei focolai del contagio sembra sullo Stretto, a millecinquecento chilometri da Mandello del Lario.
Troppo ottimista, direte. Allora provo a far incazzare Vincenzo raccontandogli le mie disavventure con la vecchia produzione Guzzi, tacciandola di affidabilità altalenante: niente di più falso, il mio sereno interlocutore mi argomenta categoricamente che le V7 e tutte le altre sorelle a due cilindri le vede solo ai tagliandi dato che la Casa ha fatto della qualità il proprio vessillo: laddove c’era un problema “o ha posto rimedio, o ha eliminato il modello”, per dirla con le sue parole, e mi fa l’esempio delle Stelvio pre 2008 che la stessa Guzzi aggiorna a proprie spese (sostituendo la distribuzione con una a rulli) attraverso un intervento tutt’altro che banale ed economico. Non un semplice richiamo, piuttosto una manifestazione di forza e di serietà anche a sei anni di distanza dall’acquisto della moto; generalmente solo i forti hanno la serenità dire “ho sbagliato” e rimediare con serenità a ciò che pensano di aver fatto in modo non perfetto.
Parcheggiata di fronte alla Concessionaria Crea c’è la Stelvio di Vincenzo, che in moto ci va ogni giorno: ha l’aspetto di una delle “nostre” moto: una di quelle che la mattina accompagnano i bambini a scuola, che ci vai a comprare le lampadine dal ferramenta, di quelle che tornano sfinite la domenica sera dopo una gita iniziata dicendosi la bugia di voler solo quattro passi e poi passata a gas aperto per le curve e finita a cercare la strada per la trattoria dove ti accorgi solo per caso che le risate ti hanno portato a esagerare col vino e col colesterolo. Una Stelvio impolverata di strade buone e di sincera passione, che con Vincenzo a cavalcioni mi parla del percorso che Guzzi e Crea hanno fatto insieme negli ultimi 80 anni e delle speranze che la situazione economica italiana regga e permetta a Vincenzo di passare il testimone della passione guzzista al figlio Francesco ventiduenne, per traghettare la Moto Guzzi a Reggio Calabria nella quarta generazione della sua famiglia. Ecco, quasi quattro: ora capite il perché.