Suppo, Meregalli, Dall’Igna, Brivio: Poker d’assi nazionale nella MotoGP

Suppo, Meregalli, Dall’Igna, Brivio: Poker d’assi nazionale nella MotoGP
La tradizionale kermesse del settimanale Motosprint, i Caschi d'Oro, è stata teatro di un’interessante tavola rotonda: protagonisti i quattro italiani a capo dei quattro team ufficiali del Mondiale
9 dicembre 2013

Punti chiave

Abbiamo appena finito di sentire ripetere da tutte le parti che l’Italia in MotoGP non conta più nulla, che la Spagna ormai ha conquistato il Mondiale a tutti i livelli e in tutti i ruoli. Basta però spostarsi un attimo dalla pista alla corsia box per scoprire che le quattro persone alla guida dei team ufficiali delle Case impegnate nel Mondiale MotoGP parlano italiano. Livio Suppo ricopre da tre anni la carica di Team Principal della squadra ufficiale HRC, Massimo ‘Maio’ Meregalli è il Team Director Yamaha MotoGP, Luigi Dall’Igna è Direttore Generale e Direttore Tecnico di Ducati Corse e Davide Brivio guida in veste di Team Manager l’offensiva Suzuki Racing.

La Casa di Hamamatsu non c’è ancora, è vero, ma fa già sul serio: è solo per motivi di strategia sportiva – non dover sottostare alle limitazioni nei test e congelare lo sviluppo del motore – se l’ingresso è stato posticipato al 2015. Chi ha avuto modo di vedere la struttura messa in piedi da Davide Brivio ha parlato di un’operazione allo stato dell’arte.

La premiazione dei Caschi d’Oro di Motosprint, svoltasi a Imola presso il teatro Stignani, è stata teatro di un interessante confronto fra i quattro. Che, imbeccati dal direttore Stefano Saragoni, si sono lasciati andare a diversi scambi – tutti su un tono piacevolmente amichevole, come se si trattasse dei quattro amici al bar della canzone di Paoli – con cui hanno esaminato la stagione appena conclusa e quelle che verranno.

 

Inizia Livio Suppo, alla guida del team Campione del Mondo, che parla di… quando ha potuto finalmente riprendere sonno, dopo il Gran Premio di Valencia.

«Magari notti insonni poche, ma certo dopo l’Australia qualche incubo l’ho fatto. Cosa sarebbe successo a Tokyo? Meglio non pensarci. In pista abbiamo fatto un errore, commesso dal team, di cui mi sono subito assunto la responsabilità, cosa che una figura come la mia deve fare se qualcuno del suo gruppo sbaglia. Detto questo, si tratta di cose che in pista possono capitare: è stata una situazione molto particolare, per la prima volta Dorna ha imposto una finestra in cui era obbligatorio effettuare il flag-to-flag. Nakamoto è un uomo di corse, sa anche lui che certe cose possono capitare e comunque fosse andata sarebbe stata un’annata incredibile, con Marquez al debutto. Ma sarebbe stato davvero un peccato per Marquez perdere per i punti persi a Phillip Island»

 

In Yamaha invece devono aver festeggiato, perché l'errore al box di Marquez, che ha evidenziato in maniera eclatante lo scollamento fra i due team di Pedrosa (gestito di fatto da Alberto Puig) e di Marc (dove Emilio Alzamora e Santi Hernandez decidono ogni dettaglio) ha rimesso in gioco un Lorenzo che fino alla vigilia sembrava del tutto escluso dalla lotta per il titolo.

«In effetti siamo stati abbastanza felici» scherza Meregalli. «Domenica mattina, quando Dorna ha proposto di applicare il flag-to-flag in Yamaha eravamo tutti piuttosto contrari. Domenica sera eravamo tutti convinti che fosse stata un’ottima idea. Sinceramente siamo rimasti sorpresi anche noi quando abbiamo visto Marquez che non rientrava, ma sono cose che fanno parte del nostro sport: bisogna approfittare degli errori altrui e concretizzare il massimo che si può in quel momento»

 

Domenica mattina, quando Dorna ha proposto di applicare il flag-to-flag in Yamaha eravamo tutti piuttosto contrari. Domenica sera eravamo tutti convinti che fosse stata un’ottima idea!

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A Valencia, dove si è deciso tutto, c’era anche Dall’Igna, che mancava dal paddock della MotoGP dal 2011. Anno in cui Aprilia, dopo l'eliminazione della 250 in favore della Moto2, ha abbandonato del tutto il Mondiale riservato ai prototipi con la cancellazione della 125 che ha lasciato il posto alla Moto3. 

«Questo ambiente mi è mancato molto, perché la Superbike ha sicuramente la sua importanza ma la classe regina resta la MotoGP, quello è il paddock più bello del mondo e poterci ritornare da protagonista è sicuramente positivo. Si tratta di una bella sfida, e chi fa questo lavoro le sfide le deve cogliere. In passato ne ho vinte tante, questa è sicuramente la più difficile, e se riuscirò a fare bene l’emozione sarà grandissima. Se sbaglierò la colpa sarà mia e dovrò accettarlo. Sono scelte che si fanno con il cuore, si possono fare tanti ragionamenti ma alla fine di quello si tratta. D’altra parte Ducati ha già vinto il mondiale in passato, praticamente tutto in Ducati parla di corse, è una casa italiana – e questo fa la differenza – e non potevo davvero rifiutare un’offerta che partiva da lì»

 

La parola passa a Brivio, che ci offre un’opinione sulla situazione attuale e ci parla della situazione di Suzuki, da tutti attesa al debutto ufficiale. La Casa di Hamamatsu, dopo l'abbandono un po' a sorpresa di fine 2011 ha annunciato il suo rientro per il 2014, salvo poi innestare la retromarcia (con leggera grattata) e posticipare al 2015 la data della sua prima stagione completa della sua seconda vita nel Mondiale MotoGP.

«In effetti al momento vediamo questo mondo da fuori: noi arriveremo nel 2015, per ora osserviamo Honda e Yamaha, che sono ad un livello altissimo a cui penso che anche Ducati arriverà. Noi dobbiamo cercare di avvicinarci a questo livello, il difficile è farlo da fuori, senza confrontarsi in pista – è lì che si vedono veramente limiti e punti di forza. Wild Card? Per ora non è in programma, ma non è da escludere che entro fine anno non succeda.»

 

La parola torna a Suppo, per un commento in merito alla competitività della Honda, più volte identificata come l'ammazzasette del Mondiale tanto da sollevare qualche polemica sulle sue strategie: dopo aver appoggiato un regolamento che in nome del contenimento dei costi vietava i cambi a doppia frizione, a Tokyo se ne sono usciti con un seamless da 750.000 dollari. E si sono permessi il lusso di riprogettare completamente la moto - allargando la V del propulsore da 75 scarsi a 90° - nel passaggio da 800 a 1000 nel bel mezzo della più pesante crisi finanziaria del dopoguerra. Spontaneo chiedere a chi vede la situazione da un punto di vista privilegiato se la RC213V è veramente superiore alla concorrenza come molti sostengono.

«Credo che il livello, elevatissimo, delle due moto che si sono giocate il mondiale sia molto simile. Honda quest’anno ha vinto nove gare – sei Marquez e tre Pedrosa – come Yamaha, dove Lorenzo ne ha portate a casa otto e Rossi una. Alla fine in questo sport la differenza la fanno i piloti, e i due team ufficiali sono quelli in cui ci sono i piloti migliori. Ad Assen, per esempio, la Yamaha era sicuramente più efficace, mentre ad Aragon la nostra moto andava più forte. Altrove la differenza era minima, e l’ago della bilancia sono stati i piloti»

 

Lorenzo la pensa un po’ diversamente: lo ha detto più volte nelle interviste durante l'anno. E diversi osservatori esterni, fra cui lo stesso Valentino Rossi, ha specificato come un confronto fra Marquez e Lorenzo andrebbe fatto solo dopo aver fatto salire Jorge sulla Honda. Meregalli, fra il serio e il faceto, conferma però la tesi di Suppo.

«Per i piloti la moto dell’avversario è sempre la migliore. Ma come dice Livio, si tratta di due moto completamente diverse: la Honda va meglio nelle accelerazioni e in staccata, la Yamaha è più prestazionale sui curvoni veloci, dove si deve caricare il retrotreno, ma alla fine a livello di prestazione finale sono abbastanza simili. Alla fine la differenza l'hanno fatta loro due, che quest’anno hanno imposto un ritmo che nessun altro è riuscito a tenere. Dani ci ha provato, ma non è stato così determinato come Marc e Jorge»

 

In Spagna però gira voce di un Lorenzo in Honda nel 2015...

«I giornalisti spagnoli sono peggio di quelli italiani» scherza Suppo. «Nakamoto, giapponese un po’ anomalo per il suo senso dell’ironia, alla domanda se, con i contratti dei quattro Top Rider in scadenza avrebbe parlato con Lorenzo, ha risposto che con quattro contratti in scadenza avrebbe parlato con tutti e quattro. Quando tutto il mercato è in divenire, tutti parlano con tutti e lo faremo anche noi. Non fosse altro per provare a far spendere qualche soldo in più a Yamaha per tenersi Lorenzo!»

Quando tutto il mercato è in divenire, tutti parlano con tutti e lo faremo anche noi. Non fosse altro per provare a far spendere qualche soldo in più a Yamaha per tenersi Lorenzo!

 

L'impressione però è che tutti si stia facendo i conti senza chi, fino a qualche anno fa, rispondeva perfettamente alla definizione metaforica di "oste" nel detto popolare, ovvero Ducati. Che sta lavorando a testa bassa per ritrovare la competitività perduta, ma che pur con la massima stima per Dovizioso e Crutchlow, non pare disporre di uno dei piloti capaci di fare la differenza. Ducati parteciperà alla caccia al Top Rider?

«Credo che la situazione attuale di Ducati ci imponga ragionamenti diversi rispetto a Honda e Yamaha» commenta Dall’Igna. «Ragionamenti che peraltro stiamo facendo; speriamo di arrivare a fine stagione nelle condizioni giuste per poter allettare qualche top rider. La competitività? E’ sempre difficile fare questo genere di ragionamenti: credo che ci vorrà un po’ di tempo, anche se in Superbike gli ultimi test sono andati in controtendenza rispetto alla stagione – credo che lì gli obiettivi importanti siano più vicini. In MotoGP c’è una strada ancora abbastanza lunga, al momento è impossibile fare ipotesi sensate. Per fortuna ho ottimi collaboratori, uno staff tecnico di livello altissimo, che mi ha impressionato molto»

 

Brivio, che di piloti se ne intende, ci offre la sua valutazione sui protagonisti della stagione. Protagonisti che ha visto da fuori nel ruolo di osservatore interessanto, perché a breve Suzuki dovrà interessarsi in prima persona del mercato, dovendo mettere un pilota in sella alla Suzuki proprio nel 2015 dopo che a fine 2014, come abbiamo detto, scadranno tutti i contratti dei top rider.

«Credo che il migliore sia stato Lorenzo: ha corso tutta una stagione a livelli stratosferici. Certo che quello che ha fatto Marquez, da esordiente, ha dell’incredibile. Ed è un pilota che, essendo alla sua prima stagione, nei prossimi anni potrebbe migliorare – è impressionante se ci si pensa. Però credo che Lorenzo sia stato all’apice delle prestazioni dell’arco della sua carriera, anche grazie al pungolo di Marquez che lo ha spinto a tirare fuori ancora di più. Rossi in Suzuki? Credo che sia impossibile. Valentino ha fatto la scelta di tornare in Yamaha, e credo che il suo desiderio sia quello di chiudere la sua carriera a Iwata, per poi magari diventare un ambasciatore del marchio»

 

Finora il discorso ha tirato in ballo solo due moto, Honda e Yamaha, con Ducati a fare da inseguitrice. Potrebbe sembrare poco, se non fosse che una rapida analisi degli annali mostra rapidamente che molto di rado si sono visti mondiali contesi da più di due case. Per di più, se partiamo dagli anni 80 e arriviamo ai giorni nostri, lo scontro ha quasi sempre coinvolto Honda e Yamaha, fatte salve le stagioni di grazia di Suzuki e Ducati e quelle in cui Honda si è arrabbiata e ha deciso di non lasciare agli avversari nemmeno le briciole. Ma se chiedete ad un appassionato di vecchia data vi dirà che le gare di oggi sono noiose. Allora, cosa va e cosa non va nella MotoGP? Risponde Livio Suppo.

«Sicuramente possiamo iniziare con il dire che il livello di spettacolarità quest’anno si è alzato grazie allo stile di guida e all’approccio alle gare di Marquez – la maggior parte dei sorpassi sono stati fatti o subiti da lui, mentre negli anni scorsi Dani, Casey e Jorge erano un po’ più conservativi. Sapevano che sul podio ci finivano comunque sempre loro, sapevano i rischi che correvano e in quasi tutte le gare puntavano a conservare la posizione. L’arrivo di Marc ha gettato un po’ di sale sul campionato. Il fattore negativo? Sarebbe stato bellissimo vedere le battaglie fra Marc e il nostro Marco, uno spettacolo che purtroppo invece non vedremo mai»

 

Marquez quindi è stato – paradossalmente – il responsabile dell’incredibile stagione di Lorenzo. O almeno così sembrerebbe.

«Probabilmente si – Lorenzo è sempre stato un pilota che ragionava molto e quando vedeva situazioni difficili puntava sempre a portare a casa punti. Dopo l’infortunio di Laguna Seca l’ho visto cambiare: non l’avevo mai visto così determinato, non ha mai mollato, si è dedicato al 100% a prepararsi venendo ad allenarsi da noi il sabato, la domenica. Mentalmente era fortissimo, determinatissimo, ci ha sempre creduto; a Phillip Island si è caricato moltissimo, e quello che ha fatto a Valencia lo avete visto anche voi. Il mercoledì aveva già in mente una strategia che ha portato avanti fino a metà gara. Poi, ci ha raccontato, ha capito che era tutto inutile e se n’è andato a vincere»

 

Livio Suppo, che osserva Dall'Igna in un ruolo a lui nuovo, offre un parere lusinghiero su Ducati. Dopotutto il titolo 2007 di Stoner è arrivato quando c'era anche lui, e chi se non il torinese può offrire una valutazione sulle difficoltà che la Casa bolognese sta vivendo? 

«In realtà per me è difficile, perché sono quattro anni che non lavoro più lì ed è un’azienda completamente diversa da quella in cui lavoravo io. Non c’è più Filippo Preziosi, che era il mio capo ed una colonna portante dell’azienda. Sono contento dell’arrivo di Gigi, perché sono ancora affezionato a quel marchio a cui ho dedicato undici anni della mia vita – era un peccato vedere un’azienda che ha saputo fare quello che ha fatto disputare una stagione come quella di quest’anno. Auguro la miglior fortuna a Gigi, perché lavora con un sacco di miei amici, spero davvero che ce la facciate a tornare fortissimi»

 

Visto che è stato il Team Manager di entrambi, viene automatico chiedere quali siano le somiglianze e le differenze fra Stoner e Marquez, due piloti che il pubblico, ma anche gli addetti ai lavori, associano molto spesso. Non fosse altro perché Marc ha ereditato la sella di Stoner quando quest'ultimo se n'è andato dal Motomondiale sbattendo la porta.

«Sicuramente avevano entrambi un talento smisurato. Ma poi abbiamo appena visto le immagini della caduta del Mugello: è stata una botta tremenda, ma nel pomeriggio Marc era già in sella: anche qui, tutti e due sapevano andare fortissimo anche dopo essere stati protagonisti di cadute spaventose. Dove sono diversi è nel carattere: Marc ha una personalità solare, avrà sicuramente una carriera più lunga – una personalità del genere aiuta molto a gestire la pressione: dopo quello che è successo a Phillip Island qualunque pilota si sarebbe innervosito moltissimo, mentre grazie a questo suo carattere Marquez ha mantenuto il buon umore, ed è arrivato a Valencia relativamente tranquillo»

 

Sarebbe bello rivederli in pista insieme?

«Sicuramente, da appassionato, visto lo stile di entrambi sarebbe uno spettacolo incredibile. Ma non credo proprio che succederà. Ma non credo che la presenza di Marquez possa essere uno stimolo o un dissuasore per un ritorno di Stoner: Casey ha sempre ragionato sulle sue sensazioni, senza mai farsi troppo influenzare dagli altri»

 

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