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C'è moltissimo fermento attorno alla possibilità di utilizzare l'idrogeno come carburante per i motori a combustione interna: le sue performance in termini ambientali sono eccellenti (emissioni nocive intorno allo zero, ma andrebbe fatta una chiosa sulla produzione del gas per avere un quadro più completo) ed è buona la resa sul piano delle performance di motori che continuerebbero ad esistere in forme molto simili a quelle che siamo abituati a vedere da molti decenni a questa parte. Se Kawasaki ha presentato dinamicamente alla 8 Ore di Suzuka il suo prototipo alimentato a idrogeno, Suzuki aveva già un anno fa portato al Tokio Mobility Show il suo scooter Burgman dotato di motore a scoppio e alimentato, anche questo, a idrogeno.
C'è da sottolineare che Suzuki, nell'ambito della sua strategia complessiva rivolta verso la sostenibilità ambientale nell'automotive, sta usando un approccio eclettico che vede più strategie convergere su diverse tecnologie a seconda del tipo di applicazione. Riguardo la mobilità a due ruote Suzuki ha presentato alcuni scooter elettrici (tra cui l'interessante Burgman elettrico) ma - vista anche la sua partecipazione al consorzio Hyse - la sua ricerca si rivolge anche sull'idrogeno.
Su questo tema, i nostri colleghi di Cycleworld hanno scovato dei brevetti che riguardano proprio prototipo di Burgman 400 a idrogeno che abbiamo visto a Tokio: in quell'esemplare il serbatoio del carburante era piazzato sotto la pedana e le sue dimensioni avevano reso necessario riposizionare il gruppo motore/trasmissione allontanandolo di 7 centimetri per creare lo spazio necessario ad alloggiarlo. Un allungamento non indifferente di interasse (con relativi riflessi sulla dinamica di guida) e una complicazione. Adesso, secondo in brevetti trovati in rete, Suzuki ha trovato il modo di lasciare il layout ciclistico immutato, grazie allo sdoppiamento del serbatoio in due unità: la prima piazzata dentro lo scudo frontale, la seconda sotto la sella.
Quello dei serbatoi dell'idrogeno è una delle sfide che attendono questa tecnologia applicata alle moto e alle due ruote in generale. La scarsa densità dell'idrogeno, la pressione elevatissima alla quale deve essere immagazzinato all'interno del veicolo, la necessaria robustezza dei serbatoi e la ricerca di un'autonomia adeguata sono ancora temi da sviluppare per le Case impegnate in questa ricerca verso la sostenibiltà ambientale.
Fonte: Cycleworld