Suzuki GSX-R1000: addio o evoluzione?

Suzuki GSX-R1000: addio o evoluzione?
GSX-R1000 fuori dai listini europei. Fino a quando? Una serie di considerazioni sul perché pensiamo che torneremo presto a parlare di Gixxer!
8 luglio 2022

GSX-R, un nome stampato a lettere di fuoco nel cuore di ogni appassionato di moto sportive e di competizioni in pista e che ha ormai più di 35 anni di presenza sul mercato: dalla prima GSX-R750 del 1985 che costituì un vero e proprio salto quantico e pietra miliare della produzione mondiale a manubri bassi (a memoria, negli ultimi 35 anni ci vengono in mente soltanto altre due moto così disruptive: le prime versioni di Honda CBR900R FireBlade e di Yamaha YZF-R1) si è passati all'ultima rappresentante della serie, la GSX-R1000 che, però, è uscita dai nostri listini in quanto non aggiornata alla normativa Euro 5.

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In Giappone, e in Italia, Suzuki non nega né afferma che sia in arrivo per il 2023 una nuova GSX-R1000 Euro 5, tuttavia non possiamo non fare qualche speculazione sul futuro dell'iconica sigla che, al momento, è totalmente assente dal listino italiano ma campeggia in diverse cilindrate in tanti altri mercati in giro per il mondo. Per esempio, negli U.S. - grazie a leggi meno rigide sul tema delle emissioni – GSX-R1000, 750 e 600 sono tutt'ora in listino mentre da questa parte dell'oceano troviamo le piccole 125 o le Gixxer 250 in Asia. Insomma, il mito costituito da quelle poche lettere resiste e convince ed è un vero e proprio patrimonio Suzuki, oltre che del motociclismo mondiale.

E allora? Perché la Casa di Hamamatsu non rinnova la sua Hypersport per renderla disponibile anche in Europa?

Le ragioni potrebbero – con tutti i caveat del caso – risiedere su più temi.

Innanzitutto, il mercato delle Hypersport è ormai ridotto a una nicchia. Per essere appetibili e affascinare le sportive devono essere sempre più potenti, per gestire tutta questa potenza devo diventare più sofisticate e specialistiche, meno godibili su strada, più costose, tutte ragioni che hanno avuto il risultato (parallelamente alla crescita delle prestazioni dinamiche di altri segmenti) di venderle soltanto agli appassionati dei semimanubri che magari le portano volentieri in pista dove poterne sfruttare il potenziale, ed è forse da cogliere il segno di Triumph che ha deciso con la Speed Triple RR di produrre una sportiva non esasperata in senso race, ma anche di notare come Yamaha con la R7 abbia sdoganato il concetto di sportiva ma costi e potenze accessibili senza rinunciare al divertimento.

D'altra parte, la GSX-R1000 era forse l'ultima esponente delle supersportive da 200 e più cavalli “amichevoli”, ancora discretamente sfruttabili per strada senza soffrire troppo grazie al motore con una schiena notevolissima (dovuta anche alla geniale distribuzione variabile centrifuga), a un'ergonomia non esasperata e a sospensioni adeguate.

Ora, dato per assodato che per Suzuki potrebbe facilmente aggiornare all'Euro5 un motore come quello della GSX-R1000 (fatte le dovute proporzioni: il 4 cilindri K5 è Euro5 e lo stesso vale per il poderoso motore dell'Hayabusa che ha comunque un'eredità piuttosto sensibile con la versione precedente Euro3) senza perdere performance – e qui crediamo che la fasatura variabile possa dare una grossa mano -, immaginiamo che l'operazione potrebbe oggi non essere reputata la scelta più opportuna dato che il modello così com'è resta in vendita in alcuni mercati e prosegue la sua vita commerciale senza troppi scossoni e senza picchi inaspettati di domanda per la semplice ragione che, come detto prima, le Hypersport sono globalmente ridotte a volumi di vendita molto minori rispetto a soli 10 anni fa.

Piuttosto, potrebbe avere molto più senso attendere il 2024 e l'obbligo di uniformarsi alla futura normativa Euro 5+, saltare in definitiva uno step di norme antinquinamento come del resto già fatto con l'Hayabusa, per presentare una GSX-R1000R totalmente rinnovata e aderente alla Euro 5+ dotata tra l'altro della fasatura variabile idraulica/elettronica già brevettata da Suzuki, il che tra l'altro non costituirebbe un problema sul tema del legame con le corse, spezzato con il probabile ritiro dalla MotoGP dove le fasature variabili sono permesse solo attraverso dispositivi meccanici, esattamente come replicato sulla GSX-R1000 stradale anche se soltanto lato aspirazione.

Insomma, è realistico pensare al 2024 come all'anno del debutto di una GSX-R1000 Euro5+, con fasatura variabile elettro-idraulica su entrambi gli assi a camme, magari con l'elettronica ancora più evoluta e prestazioni top? Secondo noi, sì e ci dispiacerebbe se gli eventi futuri ci smentissero. Del resto Suzuki è attualmente Campione del Mondo Endurance e in testa al campionato 2022 dove ha vinto la 24 ore di Le Mans e una nostra recente visita al reparto corse Yoshimura-SERT (video a breve, non temete...) tutto ci ha fatto pensare tranne che a un pensionamento della GSX-R1000R, ma queste sono soltanto sensazioni.

Più concretamente, pensiamo che ci sia ancora spazio nel mercato per una Hypersport Suzuki che possa competere con Aprilia, Ducati, BMW, Honda, Kawasaki e Yamaha (su quest'ultima ci attendiamo novità importanti) e immaginiamo la Casa di Hamamatsu non voglia rinunciare ad avere sui listini la leggendaria sigla GSX-R che, da sola, potrebbe quasi essere un brand di traino anche per la produzione di piccole cilindrate asiatiche, senza contare che i voli pindarci potrebbero anche portarci su terreni più estremi e coinvolgere il nome GSX-R 700T che è girato per un po'. T sta per Turbo: un motore sovralimentato per il quale Suzuki ha già depositato diversi brevetti.

Realisticamente non ci aspettiamo evoluzioni ufficiali prima del prossimo EICMA.

 

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