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Il “Layout Designer” è un lavoro poco conosciuto. Quali sono le sue principali mansioni?
«In poche parole il mio compito è quello di trasformare le bozze grafiche dei designer e i requisiti prestazionali del Product Planner in un prodotto concreto. Rispetto alla realizzazione del design automobilistico, quello motociclistico è sicuramente più complesso perché la stesura del layout e dei disegni stilistici devono fin da subito essere connessi alla funzionalità. Ad esempio il serbatoio è un elemento fondamentale per il design di una motocicletta. Da un lato deve essere in grado di contenere una certa capacità di carburante, dall’altro bisogna tener conto anche della scatola filtro aria posta sotto il serbatoio, la cui capacità è direttamente legata alle performance del motore. Più la capacità di questi due contenitori è maggiore meglio è, ma bisogna anche tenere in considerazione le dimensioni del serbatoio, sia per un discorso estetico sia per il comfort del pilota. Inoltre la dimensione di queste componenti cambierà il centro di gravità dell’intera moto modificandone la manovrabilità. Questo è solo un esempio per far capire come ogni parte sia composta da diversi elementi che si influenzano a vicenda. Penso che il lavoro legato al design del layout di una moto sia una parte davvero importante per la realizzazione di una moto».
Come comunicava con i designer e gli ingegneri?
«Credo che la comunicazione tra designer e ingegneri sia molto importante. Per realizzare un prodotto esteticamente piacevole e dalle elevate performance, gli ingegneri devono comprendere correttamente il concept style, mentre i designer devono capire bene i requisiti ingegneristici. E’ necessario rispettarsi a vicenda in modo equilibrato per procedere in maniera positiva nel progetto. Ho discusso a lungo e costantemente con lo Styling Designer per mettere in relazione i dati tecnici con i bozzetti grafici. In realtà ho legato molto con Mr. Murakami, che è un mio coetaneo e un amico anche al di fuori del lavoro. Entrambi siamo entusiasti di lavorare insieme a questo grande progetto; spesso ci siamo trovati a discutere di lavoro fino a tarda notte per migliorare sia l’aspetto estetico sia quello funzionale della moto. Agli altri ingegneri ho chiesto di proporre i requisiti tecnici di ogni singola parte per poi collegarli al layout generale della moto. In alcuni casi è stato necessario rivedere alcune proposte per avvicinarci, passo dopo passo, al miglior design possibile. Con questo continuo scambio comunicativo tra designer e ingegneri abbiamo lavorato sulla realizzazione del modello di argilla.
Ci può raccontare qualcosa a riguardo dell’indagine svolta in Europa e della sua esperienza di guida sulle strade europee?
«Mi ritengo davvero fortunato ad aver avuto la possibilità di guidare sulle strade europee e di vivere l’esperienza di guida tra i piloti europei. Abbiamo guidato sulle autostrade, attraversando le Alpi su strade tortuose nei confini tra i diversi Paesi, dove abbiamo potuto vedere dal vivo il reale utilizzo delle moto da parte dei motociclisti. Da questa esperienza abbiamo meglio capito quanto il comfort di guida e la stabilità siano importanti in autostrada. Se si è già stanchi dalla guida in autostrada di certo non si può apprezzare la guida in strade più tortuose. Inoltre abbiamo visto l’alta percentuale di persone che fanno della moto un utilizzo touring, montando spesso tre bauletti. Queste sono state considerazioni importanti nel processo decisionale per il design e il “carattere” della V-Strom 1000».
Potrebbe spiegarci meglio gli obiettivi e le idee che stanno dietro alla ciclistica ed al design della moto?
«Come ho già detto, la stabilità in autostrada, il comfort e la possibilità di accessoriare la moto con tre bauletti sono fattori di estrema importanza per progettare una moto adatta a percorrere lunghe distanze. Tuttavia non si può solo pensare alla stabilità e al comfort altrimenti la moto sarebbe molto grossa ed ingombrante. Abbiamo pensato che l’identità della nuova V-Strom1000 si sarebbe dovuta formare proprio su questi elementi caratterizzanti. Qual è la vera identità della V-Strom? Contemporaneamente divertente da guidare nelle strade più tortuose, ma anche maneggevole e confortevole nell’uso quotidiano. Crediamo che la versatilità e la sportività siano le identità della V-Strom. Proprio per garantire il comfort di marcia, le prestazioni, la versatilità e il divertimento di guida, abbiamo rivisto diversi aspetti come le dimensioni, compreso il layout del motore, l’interasse, la rigidità del telaio e la posizione di guida».
Qual è il suo giudizio finale sul progetto V-Strom?
«La mia priorità è quella di realizzare una moto divertente. Come pilota, si può godere di una guida piacevole sulle strade più tortuose, mentre la guida risulta confortevole in autostrada. La mia seconda priorità è ridurre il peso. Il peso ridotto è sempre uno dei pilastri per la realizzazione di una moto. Soprattutto per una persona non molto alta come me, avere una moto dal peso ridotto significa avere una moto più maneggevole. Prima di questo progetto, la mia preferenza era guidare una moto sportiva in circuiti chiusi. Mi sono divertito a guidare nei lunghi viaggi, ma la mie priorità sono state comunque le performance e la sportività. Tuttavia dopo la mia esperienza sulle strade delle Alpi, la mia percezione della moto e il mio modo di pensare sono stati ampliati. Mi sono letteralmente innamorato delle moto touring. Ho lavorato sodo per realizzare la mia moto dei sogni».
Che tipo di pilota vorrebbe provasse questa moto?
«E’ la moto ideale per i piloti esigenti come me che amano la guida sportiva senza rinunciare al comfort e alla funzionalità tipiche di una moto touring. Vorrei che questo tipo di pilota provasse la nuova V-Strom 1000 sia nell’utilizzo quotidiano sia nelle lunghe percorrenze. Sono sicuro che vi piacerà!».