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Due nomi leggendari della moto a Milano. Sacchi, che evoca generazioni di piloti con Suzuki, Yamaha, MV Agusta e Honda. E Magnoni, che con Carlo Talamo hanno venduto, assistito, personalizzato tante Harley-Davidson. Due nomi che uniscono le forze per un nuovo punto di riferimento della scena motociclistica milanese: non un semplice rivenditore, ma anche un salotto e un'officina.
Vi presentiamo questa nuova avventura con il video del nostro Maurizio Vettor, ma anche con un excursus storico e l'intervista di Nico Cereghini, qui a seguire.
Si respira passione, in via Savona a Milano. I fratelli Magnoni si cibano di pane e Harley-Davidson da molti anni, e adesso hanno fatto società con Sergio Sacchi che è l’erede della storica ditta F.lli Sacchi: dal 1971 Suzuki, gare in pista, accessori e abbigliamento, fino all’Union Bike. Due percorsi di passione che confluiscono in una strada dove abitano, da oggi, anche due nuovi marchi: Benelli e Rev’it. Riders Revolution di via Savona 97 è Harley, Benelli, abbigliamento e accessori.
Francesco Magnoni è del ‘70, dodicenne sulla prima moto (Ancillotti 50, presto inevitabilmente sequestrata dalla polizia) e poi anche pilota dilettante di enduro e meccanico dilettante di SBK; invece Carlo Magnoni ha otto anni in più e lavorò con Carlo Talamo fin dall’88, quando i concessionari in Italia erano pochissimi. Due Carli alla Numero Uno erano di troppo: dopo una serie di equivoci e fidanzate stranite, proprio Talamo lo ribattezzò Taddeo, diventato poi Taddy. Da qui il nome dello store dei Magnoni, che nel ’99 sorse in via Giambellino e dal 2004 è qui, in via Savona, 1000 metri quadrati dal grande sapore. Spazio pieno di storia, soffitti altissimi, finestroni, belle moto.
“Dopo vent’anni - dice Francesco Magnoni - la clientela ci segue anche se concessionari Harley-Davidson non lo siamo più, dallo scorso gennaio. L’officina, gli accessori e i ricambi, l’usato Harley. Siamo un riferimento. Qui il motociclista che ama l’Harley-Davidson percepisce la stessa passione. La moto americana resta unica, gran coppia e sound, un oggetto meraviglioso”.
“E di Carlo Talamo – aggiunge Taddy, che è sempre stato il “mago” delle personalizzazioni - noi portiamo avanti la politica: rispetto per la moto, rispetto per il cliente, per il prezzo e per i collaboratori. Sono diciassette anni che Carlo è scomparso, era una guida, lo rimpiangiamo tutti, chissà quante altre cose belle avrebbe fatto. Lo sai che stava trattando con Beggio per occuparsi della Moto Guzzi?”.
Dei tre, è Sergio Sacchi quello che conosco da sempre. Perché correvo con le moto dei famosi fratelloni (il papà, Bruno, e lo zio Gino) a metà degli anni Settanta. Lui andava ancora all’asilo. Più avanti, una volta finite le superiori, lo incrociavi nella concessionaria di viale Papiniano e poi in Union Bike. Si è sempre occupato di abbigliamento ed accessori, ma poi passava la domenica nei box dei vari circuiti perché il team dei fratelli Sacchi ha corso su tante piste: con la Suzuki RG 500 nei GP e poi in SBK e STK negli anni Novanta; quindi Yamaha, MV Agusta, infine Honda. Superbike, Supersport, Stock. Piloti tanti: il sottoscritto e poi Cirafici, Bussei, Tortoroglio, Vizziello, Iannuzzo, Badovini, Scassa, Giugliano…
A Sergio è sempre piaciuto allargare gli orizzonti, scoprire nuovi marchi e adesso è qui in via Savona con i due Magnoni che conosceva da anni. L’idea è sua, la proposta è piaciuta e la location merita, è ampia e davvero bella.
“Vogliamo essere – promette Sacchi - un punto di incontro molto accogliente, dove il cliente si senta bene, informato come si deve, consigliato e quasi coccolato. Come si faceva una volta nei negozi di moto e nei motoclub: per condividere la passione, chiacchierare, fare progetti di ogni tipo dall’uscita della domenica fino ai viaggi. Qui c’è anche il salotto con i divani e il flipper, con i giornali e i video”.
Francesco aggiunge al progetto anche una biblioteca moto e poi chiude con la storia di una meravigliosa Harley-Davidson VL degli anni Trenta, che dopo tanti anni d’immobilità sul soppalco in via Savona è stata messa di nuovo in moto. “Per due anni l’ho usata in città, con la frizione a pedale e il cambio a mano, la mia passione. E adesso siamo pieni di entusiasmo anche per Benelli, un altro marchio storico, cento anni di vita, tecnica e velocità; oggi è italo-cinese ma il design è italiano e lo spirito è sempre quello”.