Tanto affetto intorno a Ivano Beggio

Tanto affetto intorno a Ivano Beggio
Abbiamo raccolto i ricordi di chi ha condiviso un periodo importante della sua vita con Ivano Beggio. Amici, piloti e manager. Emerge il ritratto di un grande uomo e il racconto di un’avventura irripetibile
16 marzo 2018

Ivano Beggio non era -come è stato scritto anche da noi- malato da tempo. Da dodici anni era sotto controllo in seguito a un piccolo intervento, questo sì, ma fino a due settimane fa si può dire che fosse in forma; è stato a causa di un leggero mancamento che alla fine di febbraio, dopo un primo ricovero, si è indagato con gli esami radiografici di routine scoprendo il tumore. Ivano Beggio se n’è andato molto rapidamente e per fortuna non ha sofferto.


Beggio era una persona estroversa e curiosa, al centro di un mondo molto particolare fatto di passione, di moto, di business e di racing. Tutti quelli che hanno collaborato con lui hanno vissuto un periodo molto speciale della loro vita, anni di grande entusiasmo. Perché tutto procedeva a gran velocità, l’Aprilia è cresciuta in fretta, i modelli di successo hanno invaso il mercato, la partecipazione alle corse è diventata in pochi anni professionale e vincente. Sono molti coloro che hanno conosciuto da vicino Ivano Beggio. Abbiamo raggiunto i più significativi e raccolto le loro testimonianze.

 

Leandro Scomazzon, oggi in SWM, è stato l’amico di tutta la vita. Scomazzon padre aveva un negozio di bici e ciclomotori a Malcontenta (Venezia) e Ivano era il fornitore che si presentava ogni martedì per gli ordini. Diciotto anni Ivano, quattordici Leandro, diventarono inseparabili, andavano insieme a vedere le gare di cross a Montello. Quando Leandro si laureò in chimica Ivano lo volle in Aprilia per “dare una mano”; era il 1973, rimase lì fino al 2004.

“Un’avventura esagerata –risponde Scomazzon- ma mi è difficile parlarne: Ivano era il mio fratello maggiore, quando si comprò la Fiat spider rossa corse subito da me per fare insieme il primo giretto, quando morì suo padre mi volle vicino a lui in azienda. E per quarant’anni  abbiamo giocato insieme: noi due e naturalmente tanti altri. Quasi senza accorgercene abbiamo fatto con Beggio qualcosa di veramente grande”.
 

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Max Biaggi, tre volte campione del mondo con la 250 di Noale dal’94 al ’96 (prima di passare alla Honda e vincere anche con quella, poi in 500 e due volte iridato della SBK con l’Aprilia dell’era Colaninno), è stato il pilota di Beggio più vincente. Sulla sua pagina FB così il romano, oggi 46 anni, si è rivolto a mister Aprilia:

“Con te ho condiviso i momenti più belli della mia carriera agonistica! La tua passione e la tua gioia animavano noi tutti! Un uomo generoso che ha dato al mondo delle moto un grandissimo contributo e portato in Italia molti successi. Mancherai, ciao Ivano!”.

 

Loris Reggiani, forlivese di 58 anni, è stato invece il primo a regalare una vittoria iridata nella velocità all’Aprilia, con la 250 nel GP di San Marino ’87 a Misano. Con la moto italiana ha corso praticamente fino al ’95. Anche lui si è rivolto direttamente a Beggio su Facebook.

“Insieme a Michele Verrini mi hai dato la possibilità di continuare a correre quando ormai avevo deciso di smettere, a 24 anni. E con le tue moto mi hai dato la possibilità di rimettermi in gioco, di provarci ancora e ancora. Con le tue moto ho vinto 5 gran premi ma soprattutto con l'Aprilia ho passato i più begli anni della mia carriera. Quanti sogni abbiamo fatto insieme. Fai buon viaggio Ivano, arrivederci!”.
 


Valentino Rossi ha debuttato in Aprilia e deve la sua carriera - almeno l’inizio - alla fiducia che Beggio e Pernat riposero in un ragazzino sconosciuto.

«E’ stato il mio primo capo, è grazie a lui che sono arrivato al Mondiale e diventato un protagonista. Gli anni Aprilia li ricordo con grande gioia, ero giovane e tutto era divertente. Poi ci ho vinto due Mondiali, con un team di altissimo livello - ha raccontato Valentino alla Gazzetta dello sport -. Fu bello vedere Beggio a Brno per il titolo 125 e in Brasile per la festa 250 a ballare con sua moglie Tina. Io devo solo dirgli grazie».


Jan Witteveen, il famoso ingegnere olandese che tanti titoli mondiali ha costruito in Italia, classe 1947, ha lavorato ben quindici anni con Beggio, dall’89 fino al 2005. Jan ha vissuto il meglio dell’avventura di Noale.

“In quella zona c’era tanta voglia di realizzare a tutti i costi grandi obiettivi, e Ivano Beggio è stato molto bravo: ha saputo trasmettere lo spirito giusto. L’Aprilia era una piccola azienda, sconosciuta fuori dall’Italia, e lui ha fatto un grande lavoro: sul prodotto e nelle corse. Cross, enduro, trial, rally, velocità in tutte le classi: Aprilia è diventata in pochi anni una realtà unica. E tra noi c’era stima e fiducia, lui ha sempre mantenuto le promesse e io, nei limiti di budget stabiliti insieme, avevo carta bianca. Via lui, sono andato via anch’io: lo spirito non era più lo stesso”.
 


Alex Gramigni, 49enne toscano, è stato il primo campione per l’Aprilia nel mondiale velocità: il più forte della classe 125 nella stagione 1992, con due vittorie e sette podi. Gran bei tempi.

“Tempi meravigliosi e ricordi bellissimi: grazie all’Aprilia di Beggio sono nato come pilota dopo il primo anno con Aldrovandi. Ivano Beggio non pareva neanche un capo d’azienda: lui era un vero appassionato, gli piaceva venire alle gare e comparire di punto in bianco nel reparto corse. In quel 1992 era sempre in prima linea,  con la moglie Tina al suo fianco. Nel box, a casa, avevo la AF1 125 Replica e lo scooter Amico”.


Corrado Maddii, ex-crossista di fama (a un soffio dal titolo mondiale 1984 e sarebbe stato il primo per un italiano) oggi segue tre ragazzi under 16 nell’europeo cross 125; corse con l’Aprilia nel triennio 1979-80-81, con due titoli italiani.

“Ivano Beggio mi diede fiducia in un momento particolare della mia carriera e gli sarò sempre riconoscente; con lui era nata una vera amicizia, tanto che mi aveva voluto vicino per la festa dei suoi settant’anni a Venezia. Ricordo che all’inizio degli anni Ottanta lui era sempre in ditta, e al ritorno da ogni gara lo si andava a trovare a casa: abitava sopra l’azienda… Quello fu un periodo magico non soltanto per l’Aprilia, ma anche per il nostro motociclismo in generale”.


Claudio Pavanello, giornalista di Dolo (Venezia), classe 1966, è stato con Ivano Beggio dal ’96 fino al 2006 come responsabile della comunicazione, delle Fiere ed Internet. Aveva un ottimo rapporto con il fondatore dell’Aprilia.

“Preferisco ricordare qualcosa di recente: la felicità di Ivano quando ha attivato pochi anni fa la sua pagina Facebook, pubblicando aneddoti e momenti storici della sua Aprilia; lui era lontano dal suo pubblico da tanti anni, gli è venuta questa idea e l’ho aiutato volentieri. Ed è stato sorpreso dall’affetto che molti hanno dimostrato di avere per lui, e di quanti hanno raccontato che una moto delle sue, un’Aprilia, aveva cambiato la loro vita e lasciato un ricordo indelebile”.


Carlo Pernat, manager nel motomondiale era al fianco di Ivano Beggio negli gloriosi anni Novanta dell’Aprilia. In una lettera aperta il Carlo scrive:

“Il motomondiale italiano ti deve quasi tutto perché dalla tua scuola sono arrivati piloti come come Max Biaggi, Valentino Rossi, Loris Capirossi, Marco Simoncelli, Marco Melandri, Loris Reggiani, Alex Gramigni, Roberto Locatelli e forse ne dimentico molti altri.
La tua smisurata passione per le moto ti portò a non accettare di entrare come azionista nella Dorna, organizzatrice del motomondiale, per acquistare la Moto Guzzi, che in quel momento era in vendita. Non ci avevi pensato un secondo prima di buttarti anche in questa avventura”. 

 

Stefano Passeri oggi ha 52 anni ed è ispettore di percorso per le gare di enduro d’epoca, gruppo 5, nonché allenatore FMI per i ragazzini del mini-enduro. Ma il bresciano di Iseo è stato pilota ufficiale Aprilia nell’enduro 125, dal ‘91 fino al ‘94, e nel 1992 ha centrato il mondiale a squadre nella Sei Giorni in Australia.

“Fu una grande soddisfazione, ma alla fine di quell’anno ero anche in testa al campionato mondiale, e purtroppo mi ruppi un piede alla vigilia e così corsi menomato. Pensare che la Gazzetta dello Sport aveva mandato un suo giornalista (Camisasca) fino in Svezia per quel finale… Io ero legato sentimentalmente all’Aprilia, da ragazzino avevo una RC 50 e dieci anni dopo ero pilota ufficiale con la RX 125, così mi sentivo in colpa quando incontrai Ivano Beggio dopo quel fatto. Fu un signore. Io facevo fatica anche a guardarlo e lui invece mi disse: bravo, ci hai fatto sognare”.