Arthur de Kersauson e Clément Beauvais lavorano insieme da più di dieci anni. Arthur ha studiato giurisprudenza a Parigi e poi economia in Australia. Clément si è laureato in filosofia e poi ha seguito una scuola di cinema in Australia, oltre a ciò è anche musicista e compositore. E proprio a Sydney i due hanno iniziato a lavorare come produttori. Sono poi rientrati in Francia e hanno realizzato lavori che hanno riscosso notevole successo ottenendo riconoscimenti importanti come il "Bronze lion in Cannes 2012 FORD pinball".
Siamo andati ad intervistarli a Parigi, prima della loro partenza per gli Stati Uniti dove termineranno la lavorazione del film Greasy Hands Preachers. Che è poi un film documentario girato in 16 mm che ripercorre la rinascita del lavoro manuale attraverso la passione per le moto di alcuni meccanici che hanno trovato in questo mestiere la loro strada per essere felici.
La pellicola è stata girata in California, Utah, Nevada, Francia, Scozia, Spagna e Indonesia. Le riprese termineranno questo mese.
L'intervista
Qual è l'idea alla base di questo film?
«Dopo aver realizzato insieme il cortometraggio
Long Live The Kings a Blitz Motorcycles - ha attaccato Clément Beauvais - ci siamo chiesti se questo genere di film poteva fare un passo in più e se avremmo potuto realizzare un lungometraggio. Arthur da tempo aveva notato che c’era stato un cambiamento radicale nel rapporto che la gente aveva con il lavoro. Tale osservazione è oggi un dato di fatto: il ritorno all’artigianato ed al lavoro manuale ed alla filosofia "do it yourself". Quando abbiamo iniziato a pensare al film Greasy Hands Preachers l’idea di ridare importanza al lavoro manuale era nuova. Prima di buttarci abbiamo letto alcuni libri ai quali ci siamo ispirati come ad esempio Shop Class as Soulcraft, di Matthew B. Crawford o Makers. Il ritorno dei produttori di Chris Anderson e ci siamo resi conto che c’era qualcosa da scoprire, qualcosa su cui riflettere».
Abbiamo visto il trailer, ma spiegate ai nostri lettori cosa ci sarà nel film?
«Ciò che abbiamo voluto evidenziare nel film è l’avventura umana dietro la meccanica. Non abbiamo fatto un film di moto o sulle moto, ma un film sulle persone che costruiscono moto con le proprie mani. La cosa che ci ha stupito è che queste persone, attraverso la costruzione delle moto, sono veramente felici».
Quante persone avete coinvolto per girare il film?
«Abbiamo lavorato con una piccola squadra, eravamo sempre in sei persone sul set. Ma la grande fortuna è stata incontrare persone dell’ambiente che ci hanno dato una grande mano».
«La storia del film è stata scritta da me e Clément insieme - ha proseguito Arthur de Kersauson - tuttavia le riprese non sono tutto: c’è tutta la parte di post produzione che coinvolge tante risorse ed è essenziale per permettere al film di esistere».
Quanto tempo è durato il viaggio?
«Quasi un anno. E’ pazzesco come voli il tempo quando si gira un film. E’ come essere in un tunnel».
«Le riprese - ha aggiunto Clément - sono cominciate a giugno 2013 al
Wheels and Waves di Biarritz (raduno di appassionati di moto custom sia professionisti sia amatori, ndr), poi siamo andati negli Stati Uniti, in Scozia, Spagna e Indonesia, da cui siamo rientrati meno di un mese fa. La settimana prossima ripartiremo verso gli Stati Uniti per girare le ultime riprese».
Quali sono state le difficoltà principali che avete incontrato?Come avete finanziato il progetto?
«Il finanziamento di un progetto ambizioso e girato in 16 mm - ha precisato de Kersauson - è una grande sfida dal momento che le televisioni non sono, in un primo momento, interessate a supportarlo vista la scarsa flessibiltà e i diversi limiti che hanno. Credo che questi progetti debbano nascere ed essere realizzati da soli, poi in un secondo momento cattureranno anche l’attenzione delle televisioni. E’ perciò grazie a marchi com BMW, Belstaff e Motul nonché ad investitori privati che hanno capito e condiviso la nostra visione, che siamo arrivati fino a qui. Senza la loro apertura mentale ed il loro amore per le moto e la meccanica, il film non sarebbe mai stato fatto».
Avete scelto dei personaggi famosi nel mondo custom, come avete deciso di sceglierli? Perché proprio loro?
«Alcuni di loro rappresentano l’avventura, altri lo sport o la saggezza. Ma sono tutti complementari e grazie a questa esperienza siamo diventati amici veri».
«I preparatori che abbiamo scelto, rappresentano, ciascuno a modo suo, una certa idea e filosofia della motocicletta - è l'opinione di Beauvais -. Ci siamo avvicinati a loro in modo molto naturale, per passione».
Quale personaggio vi ha colpito di più? Perché? In due parole che rapporto ha questo personaggio con la sua moto?
«Shinya (Kimura, ndr) è senza dubbio quello che mi ha sorpreso di più per il suo approccio senza compromessi e la sua saggezza. E’ una persona molto istintiva nel suo modo di creare la moto, sebbene riesca ad avere un grande distacco sul lavoro». Secondo de Kersauson, invece: «Mi ha colpito molto il rapporto che Hugo de Blitz ha con la sua moto. Un cowboy ed il suo cavallo. E’ una relazione profonda, non intellettuale, ma estremamente poetica».
Qual è lo spirito ed il messaggio che vuole mandare questo progetto?
Beauvais : «Essere felici», de Kersauson: «aggiungo: per essere felice fai qualcosa con le tue mani».
Quali sono le prossime tappe del vostro progetto? Quando uscirà il film? Come pensate di lanciarlo?
«Siamo in fase di negoziazione con alcuni distributori. Tutto è possibile, tutte le porte sono aperte. L’unica certezza è che sarà lanciato nel 2014».
Avete pensato di lanciarlo in Italia? Avete già dei contatti? Se non ancora perché non ci date il vostro indirizzo email, magari qualcuno è interessato...
«Non ancora, se qualcuno è interessato ci contatti assolutamente qui:
[email protected] ».
Tommaso Fassati