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Ci sono storie che non hanno mai fine e che sempre tornano: una di queste riguarda senz’altro il marchio inglese BSA, capace di scrivere pagine memorabili nella storia del motociclismo, soprattutto nelle decadi 50 e 60 del secolo scorso.
Un’attività iniziata nel 1861 e chiusasi senza serie possibilità di ripensamento nel 1972, dopo la cessazione dell’attività sportiva. La BSA, come rivela l’acronimo della sigla (Birmingham Small Arms) aveva iniziato producendo armi leggere nella città inglese, ed a lungo il suo stemma fu costituito da tre fucili incrociati. Poi arrivarono le bici e, nei primi anni del XX secolo, le moto, con motore di propria fabbricazione a partire dal 1910).
Durante la seconda guerra mondiale, BSA produsse oltre 120.000 unità della monocilindrica M20 a valvole laterali da 500 cc per le forze armate britanniche.
Al contrario di altre grandi case inglesi, la BSA non si è mai impegnata ufficialmente nei gran premi, quindi non ha mai vinto al Tourist Trophy o nel mondiale di velocità; ottenne però importanti successi nelle gare per derivate dalla serie e nel mondiale di cross, con due titoli vinti da Jeff Smith in sella a una moto con motore derivato da un modello stradale.
Nel 1951 la casa di Birmingham acquisì la Triumph, che già possedeva Ariel e New Hudson, costituendo così un gruppo che divenne il più grande costruttore di moto del mondo. La gamma BSA comprendeva delle semplici e robuste monocilindriche a 2T, le Bantam; ottime monocilindriche a 4T con distribuzione ad aste e bilancieri di 350 e 500 cc, e delle bicilindriche di 500 e 650 cc, le A7 e A 10 con cambio separato, grandi protagoniste della scena motociclistica mondiale fino all’inizio degli anni Sessanta.
Tra le monocilindriche, un posto di rilievo spetta alla Gold Star, entrata nella leggenda per prestazioni, robustezza e versatilità, oltre che per la meravigliosa estetica. Altra indimenticabile BSA è stata la B40 da 350 cc, poi evoluta nelle 441 Victor
Tra le monocilindriche, un posto di rilievo spetta alla Gold Star, entrata nella leggenda per prestazioni, robustezza e versatilità, oltre che per la meravigliosa estetica. Altra indimenticabile BSA è stata la B40 da 350 cc, poi evoluta nelle 441 Victor in versione Enduro, Roadster e da cross, entrate in produzione attorno alla metà degli anni Sessanta. Grazie ad esse, la BSA ha vinto il mondiale di cross nel 1964 e 1965, ed è arrivata seconda nel ’68 e ’69.
Le bicilindriche, comparse nel 1962, sono state prodotte nelle versioni da 500 e 650 cc: tra i modelli di maggiore successo, tutti con motore da 654 cc, la Thunderbolt (monocarburatore) e la Lightning (bicarburatore).
La tricilindrica A75R Rocket rappresentò il canto del cigno per BSA: di fatto gemella della Triumph Trident 750 (ma con i 3 cilindri leggermente inclinati in avanti anziché verticali, e un telaio a culla doppia anziché singola) disponeva di 58 CV a 7.250 giri/min, che le consentivano una velocità di punta prossima ai 200 chilometri orari. Le prestazioni erano elevate, e il motore robusto, ma abbastanza datato come soluzioni: all’inizio degli anni Settanta, la concorrenza proponeva moto più moderne, con avviamento elettrico, freni a disco e prestazioni esaltanti.
Per questo, purtroppo, la Rocket Three non riuscì a salvare la BSA dal tracollo commerciale, malgrado il successo in gare prestigiose, come la 200 Miglia di Daytona del 1971. E proprio le tre cilindri da competizione, dotate dello splendido telaio realizzato da Rob North, sono in cima ai desideri degli appassionati di oggi.
Grazie all’impegno del BSA Club of Italy, con la collaborazione del Camping Natura, per qualche giorno sarà possibile rivivere la splendida stagione di gloria del celeberrimo marchio britannico.
Nello scenario incantato del lago di Vico, a non molta distanza da Roma, nell’area del Camping Natura e negli spazi adiacenti, dal 18 al 24 giugno si svolgerà l’International Rally BSA, giunto all’edizione numero 53.
Dopo quelle del 1976 a Follonica, del 1995 ancora a Vico e del 2002 a Montalto di Castro, e seguendo nel calendario quella dello scorso anno svoltasi a Vejen, in Danimarca, saranno certamente molti gli estimatori del marchio inglese a convergere verso il lago di Vico.
Per chi ha avuto occasione solo di leggerne la storia sui libri, si tratterà di un’occasione unica per riascoltare il canto meccanico delle moto della casa dei “Tre Fucili” provenienti da ogni angolo d'Europa e, per i più temerari ed innamorati persi del Marchio, anche da oltreoceano.
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