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Il vostro cronista è in viaggio verso l'Isola di Man (cliccate qui se volete sapere tutti i dettagli) mentre iniziano le prove del Tourist Trophy 2024. Ieri sera un temporale ha reso il tracciato inagibile per i primi turni previsti stamattina e così le prove libere e quelle cronometrate sono state rimandate a questo pomeriggio. Si parte ovviamente con i due "Newcomer Lap", ovvero con i giri di pista dedicati agli esordienti del Mountain, per poi proseguire con SSP, STWIN, STK e SBK e Sidecar.
Per farci un'idea di quello che sta accadendo a Douglas abbiamo raggiunto Stefano Bonetti al telefono: per il veterano del TT (sedicesima edizione che lo vede in gara) anche il 2024 lo vede sotto il segno non soltanto delle capacità tecniche e di pilota, ma anche sotto quelle della passione. Per il bergamasco, che arriva ogni anno qui con il suo furgone, la trasferta che sarebbe "uno sbattimento atroce" in realtà non pesa più tanto, anche per merito del sostegno degli amici che lo supportano e di una buona organizzazione.
Dopo un giro in auto dello Snaefell con il collega Francesco Curinga per giudicare lo stato del tracciato, sembra che la situazione sia accettabile e che le prove di questo pomeriggio non saranno poco significative, ma sapremo tutto in serata.
Piuttosto, una delle curiosità che abbiamo voluto chiedere a Bonetti riguarda la Honda CBR1000R-RR SP Fireblade, una moto che sta quasi monopolizzando le prime 20 posizioni dello schieramento di partenza della SBK. Per Stefano, che corre anche lui con una Honda Fireblade sia in STK che SBK, una delle ragioni è il motore fortissimo, "magari sarà meno maneggevole di una Yamaha o di una Ducati": dopo anni di egemonia insieme a Suzuki, negli ultimi anni Kawasaki e BMW erano emerse come scelta di molti piloti (Hickman, per chiarirci, gareggia in sella alla M1000RR ma Dunlop con la Honda), con quest'ultimo modello Honda ha messo in mostra un potenziale motoristico eccezionale e forse questa è una delle ragioni della nutrita presenza di Fireblade nel paddock.
Nella Supertwin (categoria che nel 2019 lo ha visto trionfare alla North West 200, unico italiano a riuscire nell'impresa), Stefano dovrà vedersela con una schiera sempre più nutrita di piloti: la sua Paton quest'anno ha qualche cavallo in più e - forse scaramanticamente - il bergamasco dice che entrare nei primi 10 sarebbe già una bella impresa ma noi sappiamo che dopo il quarto posto dell'anno scorso c'è spazio per la speranza di vedere Bonetti sul podio: "io parto sempre abbastanza tranquillo", è la dichiarazione del bergamasco. Noi incrociamo le dita, anche se nella categoria riservata alla bicilindriche sono sempre di più i piloti molto ben supportati e questo potrebbe alzare ancora di più l'asticella tecnica.
Supersport: anche per il 2024 Bonny è in sella alla stessa Yamaha dell'anno scorso ma con un'iniezione di potenza, che permette di pensare di migliorare il già notevole 23esimo posto del 2023, benedetto dal giro record personale. Per Superbike e Superstock, Stefano guiderà la stessa moto, nella medesima configurazione per entrambe le gare ma "è sempre più dura". L'anno scorso fece 22esimo in SBK e 24esimo in STK, ma l'impressione che Stefano ha ricevuto quest'anno girando per il paddock è che il livello si sia notevolmente innalzato, con veramente poco spazio per gli improvvisati e moto sempre più potenti, a punto, sofisticate: "persino il numero 70, che è l'ultimo, ha una moto da mondiale".
Staremo a vedere, quello che è certo è che per correre il TT come fa Bonetti da molti anni non sono sufficienti soltanto i fondi, quelli si trovano e magari si va in pari grazie anche a raccolte come quelle stimolate dal pilota bergamasco prima di quest'edizione, che però "diciamo che non ho ordinato la Ferrari con i soldi raccolti; speravo di più, sinceramente" per raccontarla nelle parole di Bonny. É necessaria una passione smisurata per le corse, ripagata comunque da piazzamenti che inorgogliscono. Per farla breve: il quarto posto dell'anno scorso ha fruttato a Stefano una cifra pragonabile al costo del traghetto per arrivare sull'Isola di Man...
Capite quindi quanto deve essere profonda l'affezione alla famiglia del Tourist Trophy, al mito del Mountain, al brivido di quei 60 km se anche un giornalista come chi scrive preferisce fare 3.500 km in moto per andarlo a vedere e raccontarlo come può. Ma di questo parleremo in un altro articolo, per adesso concentriamoci sulle prove del TT 2024!