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I nomi vengono dalla nostra fantasia, ma è difficile immaginarsi una nomenclatura diversa da quella tradizionale (per Triumph) sulle due monocilindriche in arrivo: alla Daytona 250 presentata da Simon Warburton durante la conferenza stampa di EICMA ci piace immaginare una Street Single in arrivo ancora prima, essendo stata sorpresa in configurazione piuttosto vicina alla produzione di serie - almeno basandosi sulle immagini disponibili - durante test privati in Spagna.
L'uso di un'architettura modulare è tipica di Triumph, che nei primi anni 90 creò la primissima Speed Triple svestendo la Sprint 900 per poi proseguire con la ben più performante Daytona, definendo quello stile e quei contenuti tecnici ancora patrimonio della naked di Hinckley. Stessa cosa era successa a suo tempo con le sorelline minori: fu Carlo Talamo a togliere la carenatura dalle 600 (allora si chiamava TT) rimaste invendute creando quella che lui stesso battezzò "Baby Speed". A Hinckley prestavano grande attenzione all'operato di Talamo, e non passò molto tempo prima che la Daytona 675 generasse l'attuale Street Triple.
Curiosamente stavolta il processo sembra avvenire in senso contrario: è la naked a nascere per prima, dando poi successivamente vita alla versione sportiva con carenatura integrale. Non è difficile ipotizzare una sostanza tecnica in larga misura condivisa fra le due moto: il comparto sospensioni nella foto spia appare un po' risicato (una forcella convenzionale un po' striminzita) e il freno a disco singolo lascia intuire prestazioni non certo terrificanti, compatibili con la cilindrata di 250 a quattro tempi dichiarata da Warburton.
La produzione sarà con ogni probabilità uno sforzo coordinato fra gli stabilimenti Triumph in Thailandia ed India, per meglio aggredire i mercati sudamericano e sud-est asiatico limitando i problemi logistici e di dazi doganali.