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C’è stato un tempo in cui a nessuno sarebbe passato per la testa di fare il fenomeno, davanti al bar, con una moto di vent’anni prima. La novità ancora introvabile, l’ultimo modello, questo era quello a cui ambivano tutti quanti. Il movimento custom esploso di recente, tuttavia, ha ribaltato questa prospettiva, elevando a status symbol prodotti di recupero e mezzi dalla tecnologia davvero obsoleta. Per darsi un contegno, oramai, è sufficiente un Boxer da quaranta cavalli, roba che avrebbe portato ad episodi di bullismo, fino a non molti anni fa. Per essere davvero davvero sul pezzo, però, non basta più andarci in giro soltanto, con la propria moto. Il vero fighetto la moto la costruisce personalmente per sé e per i suoi amici, spesso con esiti catastrofici. Insomma, se fighetto vuoi apparire, la moto te la devi fare o, per meglio dire, preparatore devi diventare.
D’altro canto, potrai avere tutti i dischi del mondo ma non piacerai mai alle ragazze quanto il front man della band più famosa del momento. Tutti vogliono essere delle rockstar e le vere rockstar del motociclismo sono, oggi, coloro che le moto le creano, le plasmano con le loro mani. Prendete il video di lancio della BMW R nineT. Ola Stenegard ha radunato alcuni tra i migliori customizzatori del momento e li ha utilizzati come testimonial, facendoli recitare, servendosi della loro popolarità per accreditare l’immagine di un modello al debutto. Roland Sands, El Solitario, Blitz Motorcycles, sono i divi del motociclismo alternativo. Gente creativa, che ha fatto della propria passione un lavoro, che viene costantemente osservata, imitata, posta al centro dell’attenzione. Uno status a cui aspirare, soprattutto per chi, di mettersi in mostra, proprio non riesce a fare a meno. È in casi come questo che l’esibizionismo porta all’emulazione. Quanti, in questi anni, si sono inventati preparatori? Quanti hanno dato vita a marchi e officine nonostante un’esperienza davvero limitata, animati dal desiderio di ricevere un po’ d’attenzione? Non c’è niente di male nel costruirsi la propria moto, sia chiaro.
Al contrario, chi ha cominciato a recuperare mezzi dal valore di mercato prossimo allo zero per tirarne fuori qualcosa di personale ha dimostrato originalità e inventiva e ha fatto vedere quanta voglia ci sia ancora, di usarla sul serio, una moto, anche senza spendere una follia. Qualcosa di male c’è nell’improvvisarsi professionisti in un settore che richiede anni e anni di esperienza, attrezzatura, competenze, know-how. Qualcosa di male c’è nel darsi un sacco di arie senza accorgersi di risultare ridicoli. Qualcosa di male c’è nel non capire che non bastano una sella piatta, un paio di semi manubri e un parafango in meno per esporre all’interno di un museo. Sembra che davvero tutti, oggi, possano costruire una special e pretendere cifre esorbitanti per metterla in vendita, ma sono così pochi i lavori realmente capaci di distinguersi, di dimostrare che chi li ha concepiti è in grado di realizzare qualcosa di nuovo e, soprattutto, ben fatto. Andate a trovare il vostro meccanico e provate a chiedergli quante moto raffazzonate ha dovuto rimettere in sesto. Mezzi inutilizzabili, spesso pericolosi, risultato di un approccio superficiale.
Come se non si trattasse di un vero e proprio mestiere. Come se non fosse necessario acquisire manualità, conoscenze specifiche. Come se tutti potessero fare tutto, sempre. Come se chiunque, domani, potesse svegliarsi e pensare di diventare, dalla mattina alla sera, un vero e proprio fighetto.