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E c’è chi dice che le BMW non sono più le stesse di una volta. Certo, le moto della Casa di Monaco avranno ultimamente forse sacrificato qualcosa in termini di resilienza e comfort (GT ed RT a parte, naturalmente) sull’altare delle prestazioni e della dinamica di guida, ma le doti di affidabilità e robustezza restano di primissimo livello.
Certo, tutto si è complicato e qualche grana ci può essere come su tutti gli oggetti meccanici ed elettronici ma Bucefalo, la (anzi “il”, visto il nome) BMW K 1200S del nostro lettore Francesco Loreti, avvocato penalista (ma con l'hobby di aiutare i motociclisti in difficoltà) si è dimostrato potente ed infaticabile come vuole la leggenda del cavallo che ha accompagnato Alessandro Magno nella creazione dell’impero macedone.
Un’impresa – quella della K1200S – non priva di difficoltà ed imprevisti, che vi raccontiamo attraverso la penna del possessore, terminata con il traguardo dei 300.000 chilometri che sancirà il pensionamento del fedele destriero. Troppo onerosa la manutenzione richiesta. Crediamo che si tratti di un vero peccato, e ci piacerebbe che BMW potesse aiutare il nostro lettore.
Crediamo comunque che la sua storia meriti di essere raccontata, e per questo cediamo lo spazio a Francesco, che riassume sinteticamente la vita di Bucefalo.
Ecco le foto di Bucefalo, assieme a Francesco ed Alberto Palma, del concessionario BMW Motorrad di Perugia, scattate al raggiungimento del fatidico traguardo. 300.000 km percorsi sulle strade di tutto il mondo, perché mi ha portato a visitare (in ordine alfabetico, per non fare un torto a nessuno) Armenia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Galles, Georgia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Isola di Man (dove ha partecipato alla Mad Sunday e alla gara di accelerazione a Ramsey), Islanda, Lettonia, Libia, Lituania, Marocco, Mauritania, Moldavia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Sahara occidentale, Senegal (come si vede dalla foto in apertura sul Lago Rosa di Dakar, punto di arrivo della mitica maratona nelle sue edizioni africane), Scozia, Siria, Slovenia, Spagna, Svalbard (da Tromso), Svezia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria.
A molte frontiere ho avuto vere e proprie facilitazioni nelle entrate/uscite grazie al fascino che Bucefalo esercitava immancabile sugli autoctoni (è rimasta negli annali la richiesta di un’impennata innanzi ad un manipolo di militari in Libia che mi hanno fatto uscire senza praticamente controllare i documenti o il passaggio in terra Siriana addirittura senza il visto!!!) e l’ammirazione suscitata nei paesi dove moto del genere non si vedono che molto di rado. Mi è capitato di parcheggiare nelle hall degli alberghi su richiesta dei proprietari stessi nei paesi afro-asiatici, dove ha riscosso grande ammirazione da parte dei locali.
Aneddoti sulle mie avventure in moto ne avrei veramente molti anche perché ogni viaggio ha avuto spesso qualche imprevisto più o meno strano (con polizia o militari del luogo ad esempio), ma finirebbero per annoiare – si tratta di imprevisti inevitabilmente frequenti per tutti coloro che come me partono in solitaria in moto. Più interessanti gli eventi che hanno coinvolto direttamente la mia moto, i problemi che via via ho dovuto superare per raggiungere i 300 mila km.
A circa 120.000 km in una calda giornata d'estate, con un radiatore molto sporco e dopo aver messo a dura prova il motore, portandolo purtroppo ad una temperatura così alta che pur cercando di raffreddarlo in vari modi, per tornare a casa, sono riuscito a bruciare la guarnizione della testata. Dispiaciuto ed avvilito comprai un altra moto pensando di dover dare l'estrema unzione a Bucefalo anche perché a detta di molti amici non aveva alcun senso riparare una moto con più di 100 mila km. Ma il mio meccanico di fiducia, Alberto Palma, me la riconsegnò sicuro che mi avrebbe dato ancora molte soddisfazioni ed effettivamente così fu.
A circa 160.000 km mi trovavo nei pressi di Rabat quando si ruppero alcuni denti della ruota libera (serie di ingranaggi che amplificano il moto innescato dal motorino di avviamento da trasmettere poi all'albero motore) che mi hanno obbligato ad una sosta forzata di circa un giorno alla concessionaria BMW Motorrad di Casablanca, facendomi così quasi perdere la possibilità di arrivare a Dakar nei tempi previsti (avevo solo 14 giorni per fare Perugia-Dakar e ritorno).
Purtroppo a Casablanca pensarono, dopo parecchie ore di studi, che si trattasse di un problema di batteria (pagai addirittura nella loro moneta locale per una batteria l'equivalente di circa 300 euro!) e tranquillo che avessero effettivamente risolto, ripartii a razzo guidando anche la notte pur di recuperare il tempo perso.
Tutto bene fino a quando, nel viaggio di ritorno, mi fermai in Mauritania in pieno deserto (esattamente ero tra Nuakchott e Nuadibou, un tratto di circa 540 km con un solo distributore spesso privo di benzina) per fotografare una mandria di cammelli. Alla ripartenza la moto non si accendeva più (non era infatti un problema di batteria) ed ho dovuto attendere circa due ore in mezzo al nulla solo soletto prima che come per miracolo ripartisse.
A circa 210.000 km stavo andando in Armenia quando già nei pressi di Lubiana in Slovenia la moto aveva iniziato ad andare a tre cilindri. Dopo una inutile sosta alla BMW di Lubiana riesco a fatica ad arrivare alla BMW Motorrad di Monaco in Germania. Lì si sono impegnati nella ricerca del problema per circa quattro giorni, permettendomi alla fine di ripartire… a quattro cilindri. Vado in Armenia come previsto e ritorno a Perugia, ma il giorno successivo la moto ricomincia ad andare a tre cilindri. Incredibile ma vero, Bucefalo mi aveva comunque riportato a casa!
Portai quindi la moto dal concessionario BMW di Perugia, Alberto Palma e gli dissi di togliere tutte le parti in carbonio perché oramai Bucefalo aveva fatto la sua parte e sarebbe andato in pensione ma lui si oppose e si offrì di riparla gratuitamente. Per Palma la moto doveva arrivare a 300.000 km. Era una questione di onore, e con costanza e caparbietà (lavorò per quasi un mese per poi risolvere il problema rivelatosi legato all'impianto elettrico) riuscì nel suo obiettivo.
Ora Bucefalo, su cui ricordo non è stato mai toccato il motore tranne la sostituzione della guarnizione della testata, necessiterebbe di una manutenzione straordinaria (fasce, sedi valvole etc.) con costi considerevoli. Peccato, vorrà dire che metterò malvolentieri in pensione questa moto fedele compagna di tanti viaggi...