USA. Dimmi da dove vieni e ti dirò che moto hai

USA. Dimmi da dove vieni e ti dirò che moto hai
Negli USA il concetto di "moto" è estremamente stratificato e filtrato dalla etnia e cultura di chi ti sta davanti. Spesso anche i meno informati, quando si parla di moto, se ne escono con frasi del tipo "Ma tu sei italiano per cui hai una Ducati"
25 giugno 2014

Ho appena finito di fotografare una piccola collezione di abbigliamento moda nel mio studio di Atlanta. Come sempre in queste occasioni ci sono molte persone coinvolte: modella, modello, art director, stilista, truccatrice, parrucchiera, fidanzato geloso della modella e via dicendo. E ovviamente nella fase interminabile di trucco/capelli (che può durare anche due o tre ore) si finisce a parlare un po' di tutto. Io in studio ho una montagna di roba legata al mondo delle moto e quindi qualcuno, prima o poi nota un casco, un paio di stivali o una foto appesa al muro e fa la fatidica domanda "Do you ride?".

Qui inizia il bello perché negli USA ho notato da ormai diversi anni che il concetto di "moto" è estremamente stratificato e filtrato dalla etnia e cultura di chi ti sta davanti. Quando ancora ero in California tutti sapevano a prima vista che "quelli" erano stivali da motocross e dunque io guidavo una dirt bike. Qui ad Atlanta, e nel Sud in generale, il discorso è diverso. E sinceramente anche molto interessante. Il mio lavoro di fotografo mi porta in contatto con moltissime persone di ogni estrazione sociale ed etnia. Modelle ed attori che devono rinnovare il loro book, professionisti che hanno bisogno di una nuova foto per il loro profilo di Linkedin oppure infermiere o studentesse che vogliono di un ritratto da usare sul loro badge stagionale (alle controparti maschili invece in genere non gliene importa nulla...). E con tutti immancabilmente finisco anche solo brevemente a parlare di moto.

La cosa interessante è che il professionista generalmente mi chiede se abbia una BMW, il giovane asiatico si aspetta che io guidi una supersportiva, l'hipster vede solo cafe racers mentre il bianco di mezza età o il "redneck" pensano ad una Harley. Poi ci sono i neri, che sempre più si sono spostati sulle supersportive dalle customizzazioni estreme, perlopiù dei veri e propri dragster di derivazione Hayabusa o Kawasaki ZX14. Sono generosamente agghindate da un notevole "strato" di quello che essi stessi definiscono "swag" e altri chiamano "bling": luci colorate dappertutto, scarichi da 3000 db, carenature aerografate, forcelloni allungati, ruote cromate e larghe al punto che la moto resta quasi in piedi da sola.

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L'etnia che sembra ancora poco interessata alle moto è quella di ceppo Latino/Ispanico. In California ce ne sono molti sulle supersportive, mentre in Florida ho visto diversi gruppi in sella ai dragster di cui sopra. Ma da altre parti negli USA non ne ho notati moltissimi.

Quello che mi sorprende è che spesso anche i meno informati, quando si parla di moto, se ne escono con frasi del tipo "Ma tu sei italiano per cui probabilmente hai una Ducati". Un bel tributo ad una marca che fino a pochi anni fa era l'oggetto del desiderio di una ristretta nicchia di puristi ma che ora ha raggiunto numeri e notorietà eccezionali grazie ad una serie di stagioni entusiasmanti dal punto di vista delle vendite. C'è poi il fattore "Hollywood" che sicuramente ha aiutato molto (e qui faccio i miei compimenti alla Casa di Borgo Panigale per le strategie lungimiranti) con scene memorabili in film come il secondo Matrix, Tron, Yes Man con Jim Carrey, Fast & Furious 5, The Italian Job, Blade II, Knight & Day con Tom Criuse e Cameron Diaz, Inception, il secondo Wall Street, Transformers e The Expendables con Stallone e credo ci fosse una Hypermotard modificata in un qualche Terminator (non me ne vengono in mente altri ma sono certo che ce ne siano un bel po' di più).

Non tutto è rose e fiori, però. Ho scoperto infatti che c'è una vasta zona "buia", dove l'ignoranza regna ancora sovrana: quasi nessuno sa cosa sia uno scooter, ma personalmente non credo sia un male.

Pietro Ambrosioni

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