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Il tratto che da Salt Lake City, dove abbiamo cenato e siamo stati ospiti per la notte dell'amico Rick, fino a Reno, NV rimane nella mia memoria come un sogno sfuocato. Una tappa che abbiamo fatto in due giorni, fermandoci a Winnemucca (nome di un famoso guerriero indiano ma che a me fa un po' sorridere...) su un tratto di interstate I-80 completamente dritto e noioso come pochi. Tra l'altro anche il caldo non ha aiutato affatto.
Ma proprio in questo tratto di deserto abbiamo fatto una delle soste più belle e significative dell'intero viaggio: le Salt Flats di Bonneville!
Un primo assaggio di quello che ci aspettava lo abbiamo avuto subito fuori da Salt Lake City, dove ci siamo fermati sulle sponde del grande lago salato da cui la città dello Utah prende il nome. Ma nulla di quello che abbiamo visto lì ci avrebbe preparato per l'assurdo ed affascinante paesaggio di Bonneville. Dopo qualche ora di interstate tutta dritta, infatti, si iniziano a vedere le prime chiazze di sale ai bordi dell'autostrada. In un primo momento sembrano i soliti "miraggi" crati dal cielo che si riflette nell'asfalto, ma dopo poco il sale prende il sopravvento e sembra di trovarsi in un paesaggio innevato, in pieno deserto e con 45˚C all'ombra.
La sosta d'obbligo è un'area parcheggio sulla I-80, che si distingue da lontano visto il paesaggio lunare. Il primo impatto con il sale è quasi traumatico: morbido e umido come cera, si appiccica dappertutto come colla e ti abbaglia da tanto è bianco e scintillante sotto il sole impietoso.
Dopo aver fatto qualche foto di rito con la Beemer (nessuno ha avuto nulla a che ridire del fatto che l'avessimo piazzata proprio in mezzo al sale) siamo ripartiti per cercare altri scorci interessanti e meno battuti. Poche miglia dopo abbiamo infilato un'uscita secondaria e siamo arrivati su una lingua di asfalto che si inoltra per un paio di miglia in mezzo alla distesa salata, roba da pelledoca. Qui abbiamo fatto altre foto, anche alla Valorosa, e abbiamo riso alla vista del pick-up di qualche redneck che ha pensato di lanciarsi sul sale umido per fare qualche numero ed invece ci è rimasto impantanato.
Ultima "impresa" a Bonneville è stata quella di trovare qualche souvenir, almeno una sfigatissima maglietta per suggellare la nostra piccola conquista. Incredibile nella super-pacchiana America, dove ogni idiozia è buona almeno per stamparci una maglietta o far pagare $3 di ingresso, non siamo riusciti a trovare nulla! Alla fine abbiamo dovuto ripiegare per delle t-shirt dozzinali acquistate in una stazione di servizio: tristezza!
Come detto, dopo la sosta per la notte a Winnemucca, 300 miglia dopo, siamo arrivati a Reno, la Las Vegas dei poveri o, come la chiamano qui, "La miglior piccola città d'America". A me personalmente non è mai piaciuta, anche perché la popolazione è piuttosto triste e malconcia. Reno è inoltre la città con più trailer park in USA, ovvero campi di roulotte. Vi lascio immaginare che gente ci possa vivere... Qui abbiamo anche lavato meticolosamente le moto per evitare che gli accumuli di sale potessero iniziare a corrodere tutto.
Il giorno successivo ci siamo rimessi in viaggio verso l'Oregon, tagliando per il nordest della California ed arrivando fino al lago di Klamath Fall, a due passi da Crater Lake. Abbiamo visto tanti diversi paesaggi, dal deserto dell'ultimo tratto del Nevada alle praterie dell'interno a California, fino alle prime foreste che ti accolgono quando arrivi in Oregon. Dopo aver passato la notte ci siamo accorti che eravamo troppo tirati per una deviazione fino a Crater Lake ed abbiamo tirato dritto fino a Salem, dove ci aspettava il BMW MOA Rally 2014.
Non ci siamo però fatti sfuggire una strada panoramica lungo i bellissimo Odell Lake, dominato dalla cima innevata del Diamond Peak!
Pietro Ambrosioni