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Mi ha fatto molto piacere leggere i commenti al mio articolo. Vedo che molti lettori hanno una buona esperienza degli Stati Uniti in generale e che in molti hanno avuto il piacere di smotazzare un po' qui in giro.
Alcuni di voi hanno in parte già anticipato l'argomento di questa settimana, ovvero la sicurezza.
In un Paese dove la macchina più piccola è grande quanto una Passat familiare e dove davvero in pochi hanno una vaga idea che ci possa essere una moto sulla strada da qualche parte intorno a loro guidare una due ruote può diventare una vera avventura.
Da Nord a Sud, da Est ad Ovest le autostrade americane pullulano di segnali del tipo "Save a life, watch for motorcycles" che invitano gli automobilisti a guardare meglio negli specchietti prima di cambiare corsia. È questa infatti la principale causa di incidenti sulle interstate, e non solo. Molte aziende di settore hanno iniziato a distribuire nelle confezioni dei loro prodotti degli adesivi gialli con scritte tipo "Share the road" (condividi la strada) per sensibilizzare gli utenti della strada, ma ancora molto c'è da fare. Sono tantissimi anche i casi in cui le moto vengono tamponate mentre sostano al semaforo (?!), a dimostrazione che l'automobilista americano presta ancora troppa poca attenzione a quello che gli succede attorno. Nei molti stati in cui è ancora consentito usare il cellulare alla guida non esagero se dico che il 90% di chi sta al volante guida con una mano e con l'altra regge il telefonino all'orecchio. Diventa quindi fondamentale per i motociclisti attrezzarsi per rendersi il più visibili possibile.
Negli ultimi 3 o 4 anni è letteralmente esplosa la moda del cosiddetto "hi-viz yellow" ovvero il giallo neon per caschi, gilet, tute antiacqua e giacche da moto, e recentemente alcune aziende hanno iniziato a proporre degli inserti luminescenti alimentati a batteria. Io uso sempre il mio gilet giallo fluo, anche se fuori ci sono 1000 gradi: magari sono in giro in maglietta (lo so, lo so...) ma il gilet lo indosso sempre, giorno e notte.
Non farà molto, ma a me piace pensare che mi abbia aiutato in più di una situazione, come una sera a Kansas City quando sono stato quasi tamponato da uno che stava palesemente mandando sms mentre guidava (vietatissimo anche qui), oppure l'anno scorso nelle Florida Keys, quando una simpaticona su un SUV gigante mi ha quasi buttato fuori carreggiata perché non si era resa conto che col vento che tirava la mia piccola XT600 occupava due corsie da tanto sbandava.
Ma i pericoli del circolare in moto in USA, per mia personale esperienza, non finiscono qui. Come qualcuno sottolineava nei commenti al precedente pezzo, in molti Stati non è obbligatorio il casco ma lo sono gli occhiali protettivi. Che per essere venduti qui devono avere una certificazione di resistenza agli urti e alla penetrazione, tra l'altro. In una nazione dove circolano milioni di camion che trasportano di tutto, è incredibile la quantità di roba che si incontra sull'asfalto. Sassi, pezzi di pneumatici, carcasse di animali, ogni tipo di rottame, grande e piccolo. Non è come in Europa dove le autostrade si pagano: qui vengono "mantenute" e pulite molto meno e le zone affidate alle singole concessionarie sono vastissime: possono passare diversi giorni prima che un residuo venga rimosso, quindi il pericolo è sempre presente.
I miei due incubi sono però la "bocciardatura", ovvero quando il vecchio strato di asfalto viene grattato via prima della stesura del nuovo, e i vecchi ponti in ferro, con la carreggiata a griglia. In entrambi i casi, qualsiasi moto stessi guidando, mi è sempre sembrato di essere sul ghiaccio, pronto a perdere l'anteriore da un momento all'altro. Credo che il mio amico Sandro, che viaggia spesso con me, mi sfotterà a vita dopo l'attraversamento del fiume Ohio l'anno scorso nei pressi di Paducah, in Kentucky. Avevamo mancato l'uscita prima di passare in Illinois e invece di tornare indietro e ripassare il fiume sulla interstate ho deciso (mea culpa!) di restare sulla strada statale. Ricordo come fosse ieri il momento in cui ho imboccato il ponte in ferro che ci avrebbe riportato in Kentucky: una saponetta! Alla fine, dopo meno di 500 metri di "grigliata" sulla mia fida Honda PC800 mi sentivo come se avessi portato a termine due Dakar...
Pietro Ambrosioni