USA. Vi spiego perché gli Americani non amano le moto
300 milioni di abitanti e solo 350.000 immatricolazioni all'anno. Gli Americani non amano le moto e fanno di tutto per ostacolarle. Ci ha provato la California a cambiare le cose, ma inutilmente: l'automobilista medio ci odia. Scoprite perché insieme a noi
Ho appena letto i dati del MIC (Motorcycle Industry Council) ovvero l'equivalente della nostra ANCMA in Italia. Le vendite del secondo quadrimestre 2014 sono leggermente migliori al medesimo periodo lo scorso anno, con una crescita globale su base annua. Parliamo di pochissimi punti percentuali, ma vedere il segno + nella nostra industria fa sempre piacere.
Quello che mi lascia sempre perplesso, però, è come sia possibile che in una nazione da 300 milioni di abitanti si continuino a vendere solo circa 350mila due ruote all'anno (se non contiamo le off road a gli ATV). Le ragioni sono molte, ma credo che la principale sia il fatto che qui la moto viene intesa come un divertimento e non come un mezzo di trasporto. I fattore principale, a mio parere, sono la mancanza di parcheggi riservati e il divieto in quasi tutti gli stati di passare tra le auto in colonna. Le moto sono considerate alla stessa stregua delle auto, e in alcuni casi anche meno: le moto prendono lo stesso posto (e pagano la stasa cifra) delle auto nei parcheggi, salvo che non sono ammesse nei multipiano coperti per "pericolo d'incendio". Si vede che qualche legislatore aveva ancora in mente i chopperoni messi assieme alla bellemeglio degli Anni '70... Vai a sapere.
Ma la cosa che davvero uccide l'espansione delle moto come mezzo di trasporto da e per il lavoro (commuting, come lo chiamano qui) è il divieto di passare tra le macchine in coda, di guizzare nel traffico e ridurre a pochi minuti una vicenda che in auto normalmente richiederebbe almeno mezz'ora. Ma no, negli USA non si può fare. Bisogna stare belli ordinati in fila, a passo d'uomo. Se piove te la prendi tutta e se c'è caldo sei libero di finire arrosto, not my problem.
Due sole le eccezioni, almeno quelle che ho toccato con mano: New York City (dove la legge lo vieta ma i poliziotti chiudono un'occhio, o anche tutti e due) e la California. La situazione nel Golden State è piuttosto strana, cercherò di slegarvela meglio. Il codice della strada vieta il "lane splitting" ovvero viaggiare a cavallo della linea mediana, ma tollera il "line sharing", ovvero la condivisione di una corsia con un altro veicolo. Se quindi viaggiate affiancati ad un'automobile, ad esempio, e non toccate la linea divisoria, nessuno vi dirà nulla. Questo era vero fino al mese scorso, perché in un vero precipitare di eventi sembra che la California si dovrà ora conformare al resto degli USA. Ovvero vietare apertamente questa pratica fondamentale per battere il traffico e vitale, lo ripeto, per lo sviluppo del mercato delle due ruote a stelle e strisce.
Come dicevano i nostri nonni, le strade dell'Inferno sono lastricate di buone intenzioni. E proprio armati di buone intenzioni gli ufficiali del CHP (California Highway Patrol - la Polstrada californiana) hanno indicato nel loro sito web alcuni consigli su come condividere la strada e rendere il "lane sharing" più comodo e pratico per tutti. ERRORE MADORNALE! L'automobilista medio americano secondo me ODIA le moto: chiuso nella sua scatoletta odia la nostra libertà e mobilità, e farebbe di tutto per tarparci le ali. O perlomeno questa è l'idea che me ne sono fatta io dopo anni che uso la moto in lungo e in largo qui negli USA.
Quindi ecco cosa è successo. Un automobilista (frustrato!) ha sporto denuncia contro il CHP dicendo che incoraggiando il "lane sharing" di fatto spingeva i motociclisti ad una attività illegale, in quanto non espressamente contemplata dal codice della strada californiano e per di più totalmente vietata in tutti gli altri stati. Bang! In un lampo la vicenda è arrivata fino ai vertici governativi a Sacramento e nel giro di 10 giorni non solo il CHP ha dovuto eliminare dal sito le sue linee guida, ma il DMV (Department of Moto Vehicles) ha cancellato ogni riferimento online al "line sharing" e lo eliminerà anche dalla nuova edizione del libretto guida che fornisce gratuitamente agli aspiranti motociclisti per preparassi all'esame per la patente moto.
Qualcosa mi dice che la cosa non si fremerà qui. Credo davvero che nel giro di un anno anche in California i motociclisti si faranno le code come tutte le auto. Saranno gli sguardi torvi degli automobilisti quando uso le corsie "carpool" gratis in moto, oppure gli insulti di chi crede di aver finalmente trovato un parcheggio salvo invece scoprire che c'è la mia moto che lo occupa completamente (hey, mica è colpa mia se la legge mi costringe a parcheggiare come se fossi un'auto!). O magari il malcelato scherno di chi mi osserva ridendo, bello asciutto nella sua scatoletta, mentre io sono sotto al diluvio universale. Qui non siamo graditi, punto.
E se non siete ancora convinti vi faccio un esempio finale: ci sono due posti meravigliosi che avrei sempre voluto esplorare in moto, la 17 Mile Drive a Monterey, in California e la zona del faro a Hilton Head Island in South Carolina. In entrambe le location, che si accedono previo pagamento di un salato pedaggio, sono VIETATE le moto. Nella mia ingenuità ho inizialmente pensato che fosse colpa di qualche harleysta smarmittato (non piacciono molto nemmeno a me...), insomma che tutto quel casino avesse finito per alienarci la popolazione locale. Ma poi ci sono ripassato in macchina, e una volta "dentro" ho trovato tamarri con le macchine cabrio e lo stereo che "pompa"... Avete presente? Roba da spettinarvi la cassa toracica. Allora forse le moto sono sporche e perdono olio? Che mi dite dei camper enormi che scaricano le acque nere lungo il percorso senza che nessuno batta ciglio? Credetemi, la cosa è mirata, "surgically biased" come dicono qui.
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