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“La tecnica è collaudata: sorveglio sempre l’orologio, ma guardo soltanto la lancetta dei minuti e non quella delle ore. Così il tempo un po’ passa”.
Valerio Boni, specialista delle lunghe distanze, il giorno dopo l’ingresso nel Guinness dei Primati: 751,488 chilometri in 24 ore in sella a una minimoto sulla pista di Castelletto di Branduzzo, per il progetto “Polini Minibike 24h”.
“Stavamo per accontentarci, mancava ancora un’ora alla scadenza delle 24 e la pista si era finalmente asciugata, ci ho dato dentro. E’ stato bello”.
Tanta pioggia: le previsioni meteo erano cattive e al via, alle 17.30 dell’11 maggio, c’era acqua dappertutto. Ma Valerio non si è arreso, anche se fino alle 11 del mattino successivo la pioggia non ha mai smesso di cadere ed è arrivato anche un forte temporale notturno: lì l’unica lunga sosta, con un’ora di vero sonno e il tempo di mandar giù qualcosa. Alla ottava ora il record precedente (di 250 km) era già battuto, con turni di un’ora e con quella posizione in sella, mini davvero, che qualche problema fisico ha comportato…
“Il polso destro tendeva ad indurirsi, ma è normale. Quando mi fermavo per il rifornimento le ginocchia erano anchilosate e facevo fatica a mettere giù i piedi: un gran formicolìo dappertutto. Sul dritto provavo a stendere in avanti le gambe, pochi secondi, ma intorno alla ventunesima ora ho dovuto togliere le ginocchiere interne alla tuta, le rotule facevano troppo male”.
Al mattino tre cadute: due sono state semplici scivolate, neanche il tempo di veder spegnere la moto; la terza più cruenta. Perché parliamo comunque di una motoretta capace di raggiungere i 75 orari. Che ha marciato regolare come un orologio svizzero.
“La pista si stava asciugando, ho provato a spingere un po’ di più e lì sono andato giù tre volte. Ma nessun danno, solo qualche graffio sulla moto. Le gomme in quella fase erano slick intagliate, non tanto adatte quando la pista era allagata, ma buone e sicure. Polini ha fatto un gran lavoro”.
Il team Polini era in forze, con un camion officina e anche un furgone per l’hospitality. Responsabile tecnico Denis Polini con il figlio, poi due meccanici, infine il cuoco e il vice cuoco. E poi tanti amici che sono passati a incoraggiare Boni (e a mangiar bene, evidentemente) nelle diverse fasi e il figlio di Valerio, Marco, studente di ingegneria ventitreenne. Gli interventi sulla moto - la minibike Polini 910 Carena RS 6,2 HP - sono stati mirati: la sostituzione della frizione centrifuga (in tre minuti circa) e di una pinza freno posteriore (più due coppie di pastiglie), poi le sostituzioni della gomma anteriore e di tre posteriori, delle quali due slick. Uno dei meccanici era Matteo Tiraferri, ex-campione di minimoto ed oggi tra i piloti più forti nella gare degli scooter.
Boni tiene a citare anche Lorena Bega che gli ha curato la comunicazione social. Ed è particolarmente fiero dell’idea di piazzare sul cupolino due fari tipo Endurance anni Settanta, che fanno scena e sono pure serviti parecchio. E poi fornisce qualche numero del record.
“Dopo 411 giri avevamo già eguagliato il primato precedente di 250 chilometri. Alla fine abbiamo completato 1.236 giri, con diciassette rabbocchi di benzina, uno ogni novanta giri. In totale sono serviti 24,8 litri di carburante, per un consumo medio di 30.2 km/litro”.
Valerio è uno specialista delle 24 Ore, la sua impresa più difficile resta quella del ’79 (è passato qualche anno) con la Vespa 50 Special sulla pista Pirelli di Vizzola Ticino, una non stop con il freddo invernale e il ghiaccio a terra. Quest’ultima di Castelletto è da lui giudicata la più varia, e gli piace che sia stata inventata durante il lockdown. Ma in casa come la vivono questa sua vocazione al sacrificio? In fondo Valerio è una specie di fachiro della moto…
“Dei miei due figli, Marco è stato contento, gli è piaciuto partecipare al record; la maggiore Stefania, 30 anni, ama i cavalli ed è neutrale. Un po’ meno contenta la mia compagna Tiziana. Ma purtroppo per lei tra un mese sarò di nuovo impegnato: in sella alla MV Turismo Veloce da Malmoe (Svezia meridionale) fino a Schirannna (Varese), 24 ore di viaggio attraverso undici nazioni europee. Questo non sarà un primato del Guinness, ma una impresa certificata dalla Iron Butt, letteralmente “culo di ferro”: che vuole testimoni, ricevute di tutti i tipi, foto puntuali degli scontrini dei distributori insieme al contakm. I progetti continuano e in seguito verranno altre 24 ore: con la moto da fuoristrada, con la moto elettrica, magari con l’auto…”