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La notizia del giorno riguarda invece la solita assurdità all’americana, che di fatto riguarda un problema globale.
Negli USA, da questa settimana, si può continuare legalmente a lavorare sulla propria moto. Avete letto bene, una delle parti più divertenti del possedere una moto (senza contare il risparmio di soldi!) per un attimo sembrava in pericolo.
La cosa aveva preso piede dal settore auto, dove il problema del “fai da te” ogni anno succhia milioni di dollari dalle casse delle Case automobilistiche. Gli avvocati ingaggiati dai giganti dell’automotive avevano trovato un cavillo nella aggiornata legge sul copyright denominata DMCA (Digital Millennium Copyright Act) che a sua volta aveva messo un po’ d’ordine nelle normative della legge Copyright Act del 1976.
In pratica il DMCA aveva incluso una serie di specifiche atte a tutelare i diritti del mondo digitale, specificatamente per quanto riguarda software, musica e video. Ma le Case hanno cercato di usare le normative a proprio vantaggio: visto che ormai ogni veicolo vede un massiccio uso dell’elettronica e le informazioni digitali sono gestite da software proprietari all’interno delle centraline, si è cercato di assimilare auto, moto e quant’altro a dei veri e propri network digitali. Secondo questa interpretazione, che iniziava a prendere piede, ogni tentativo di accedere o modificare i dati custoditi dalle centraline veniva equiparato ad un atto di pirateria.
Per fortuna la Libreria del Congresso, che non solo custodisce tutti i dati relativi al copyright ma può emettere pareri vincolanti a riguardo, ha recentemente stabilito alcune eccezioni, come quella appunto di permettere al proprietario del veicolo in questione di accedere a tali dati ed usufruirne in qualsiasi modo ritenga opportuno (a patto che sia legittimo).
Il problema rimane aperto, però, per tutte le piccole officine non autorizzate, che già da anni hanno visto il loro business calare dopo il drammatico aumento dell’elettronica nei veicoli. Per loro adesso non solo c’è l’ostacolo dell’acquisto di macchinari di diagnosi sempre più costosi e difficili da usare, ma il loro impiego potrebbe risultare in una denuncia per violazione del copyright.
È vero, il meccanico sotto casa che lavorava con chiavi, cacciaviti e martello sull’Harley o sulla Chevy del nonno qui è scomparso da tempo, ma adesso persino le piccole e medie officine indipendenti potrebbero essere in pericolo, riducendosi a dei semplici stop&go per il cambio olio. Solo un’altra eccezione approvata dal Congresso potrà salvarle.