Viaggi e giri in moto, l'itinerario della settimana: Segui il sole - Nordkapp

Viaggi e giri in moto, l'itinerario della settimana: Segui il sole - Nordkapp
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Il nostro lettore Giuseppe Trovato non è solo un gran viaggiatore, spesso in solitaria, ma ci sa fare anche con la penna: questo è il suo ricordo del viaggio a Capo Nord in sella alla sua MT-09
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
18 agosto 2020

Qualcuno sosteneva che il vero motociclista, per definirsi tale, avrebbe dovuto poggiare almeno per una volta le ruote della sua cavalcatura sulle falesie di Capo Nord.

Ai giorni nostri, invece, il centauro che si rispetti dovrebbe rendicontare a tutto il web di essere stato il primo Motoviaggiatore del proprio condominio a raggiungere in solitaria la nota meta Norvegese su una Red Rose 50 del 1990.

Alla domanda: "per chi stai viaggiando? Per te o per gli altri"?, io do per scontato, digerito e bollato, il concetto che, se ci mettiamo in viaggio, è perché siamo a caccia di scorci, di emozioni, di chilometri, di nuove conoscenze e semmai di condivisione, non di "like".

Perdonate l'ovvietà ma in tempo di social & sharing sostengo che prima di pianificare qualsiasi itinerario sia necessario stabilire che il nostro obiettivo, banalmente, non sia quello di dimostrare qualcosa a qualcuno, tanto noi motociclisti partiamo già avvantaggiati quanto a componente cool per il semplice fatto che la scelta del nostro veicolo, così fragile, esposto e precario, ci rende già protagonisti romantici di ogni centimetro percorso.

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Così, quello che ho provato a fare nell'estate del 2016, è stato ripercorrere le antiche rotte che videro impegnati i grandi esploratori del passato, adesso addolcite e rese fruibili anche ai comuni vacanzieri, associando al mero viaggio in moto un "Coefficiente Sfida" con lo scopo di sentirmi regista ed attore protagonista del viaggio e di rendere il raggiungimento di Nordkapp meno... commerciale, limitando il budget da destinare all'impresa a circa 1200 euro, gran parte dei quali destinati al carburante e all'acquisto dei biglietti per gli spostamenti via nave, cercando di sostenermi in modo completamente autonomo, utilizzando le mie scorte di cibo, cucinando col fornelletto, dormendo in tenda o all'addiaccio, senza utilizzare navigatori o GPS ma solo un vecchia cartina Michelin e guidando un Yamaha MT-09 del 2014 - non esattamente una cruiser - con soli 14 giorni di tempo a disposizione per coprire i circa 9.000 km previsti.

Il giorno prima della partenza, sapevo solo che avrei dovuto attraversare 13 Stati partendo da Verona per raggiungere Capo Nord per poi ritornare a Verona, senza aver tracciato nessun itinerario preciso, affidandomi alla mia cartina e al buon vecchio "excuse me" che ha sicuramente premiato il lato relazionale ma non sempre mi ha poi portato dove pensavo!

Della velocissima SS12 "Val d' Adige", prologo di ogni viaggio in direzione Nord, ricordo un fortissimo Pelèr che sferzava naturalmente in senso contrario e che mi ha condotto fino ai 10 gradi di Innsbruck, come se qualcuno, o qualcosa, avesse voluto chiarire da subito che, se cercavo la sfida, sarei stato accontentato.

E infatti la prima e piovosa notte all'addiaccio, sotto una fermata del bus in Repubblica Ceca, è stata la doverosa sublimazione del primo giorno di viaggio. Le luci intermittenti di un'auto della polizia, piazzata in posto di blocco nella carreggiata opposta, mi svegliano, rimango ad osservarle da dentro il sacco a pelo, sperando che non mi facciano sloggiare perché piove ancora.

Da lì a poco è ora di sgranchire le ossa e rimettermi in viaggio verso la Polonia, devastata da mille cantieri e brulicante di camion enormi con 3 rimorchi - tostissimi da superare - che scandiscono come pendoli le giornate sulla Baltic Road.

A sera, un' area di servizio abbandonata si trasforma nel mio giaciglio asciutto per la notte. Lituania, Lettonia ed Estonia scorrono veloci - perché la carica è tanta - e anche un po' monotone - perché l'aspettativa dell'obiettivo è alta e quest'ultimo anche piuttosto vicino. Inizialmente avevo previsto di entrare in Russia e passare qualche ora a San Pietroburgo evitando così un trasferimento via mare, ma le numerose e costose trafile burocratiche mi hanno scoraggiato, così arrivo a Tallin, capitale dell'Estonia, in serata ed ho giusto il tempo di fare il biglietto per la nave prima che aprano l'imbarco.

 

Preparare un viaggio in solitaria, per me, è un po' come scrivere una poesia o una canzone.

Hai voglia a piazzarti davanti al foglio o al PC aspettando che ti arrivi l'ispirazione perché, se i tempi non sono maturi, non scriverai una parola che sia una che possa essere credibile, nonostante l'immensa fortuna di essere spalleggiati da licenze poetiche e correnti ermetiche.

Sarebbe opportuno, almeno per come vivo io i preparativi embrionali, sentirsi prima proiettati virtualmente dentro il viaggio, immaginando scenari e possibili suggestioni e successivamente creare una sorta di equilibrio tra una piccola preparazione generale (riguardante la forma fisica, un'infarinatura di meccanica, il tipo di tragitto, la consultazione del sito "Viaggiare Sicuri" o della Farnesina e la lista dei documenti necessari) ed il "Coefficiente Sfida".

Così un'adeguata preparazione ci renderebbe non del tutto dei pacchi postali in balia degli eventi mentre il "Coefficiente Sfida" eviterebbe di snaturare lo spirito di conquista e di avventura che il Motoviaggiatore ha nel suo DNA e che suoi viaggi hanno come comune denominatore.

L'arrivo a Helsinki è stranissimo. È molto tardi e una pallina luminosa all'orizzonte indica il Nord, è il Sole di Mezzanotte. Le strade della capitale finlandese sono completamente deserte ed io ho bisogno di trovare un posto per dormire.

Giro un po' a vuoto per la città, una cosa che in situazioni normali adoro fare, ma lì, in mezzo a quei palazzoni e quelle strade vuote, mi immagino solo di stendere il sacco e riposare. L'incontro illuminante con un tassista mi da un po' di morale. Mi indirizza verso un'area di servizio con un bel prato nel quale posso finalmente montare la tenda - in tutta la Scandinavia è permesso il "free camping" - e mi mette sulla rotta per Nordkapp dicendomi: just follow the Sun.

In un paio di giorni, guidando tanto per via della costante luce solare, arrivo sulla scogliera di Nordkapp, dopo che il paesaggio boschivo ha lasciato spazio alla roccia viva tipica del Mare del Nord. Ad accogliermi una specie di dogana/biglietteria (29 euro ogni 24 ore di permanenza) e lo sconfinato parcheggio per camper ed i pullman delle visite guidate.

Dopo le foto di rito, cerco una delle rarissime porzioni di erba che riesce ad emergere dalla roccia, per piazzare la tenda, faccio la visita al museo e mi concedo la prima birra del viaggio per brindare al mio arrivo. Sono le due e mezza del mattino, cerco di dormire ma il Sole, facendo finta di tramontare, ribalta drasticamente la mia bussola biologica.

Però mi ha guidato fin lassù, molto meglio di ogni GPS.

Perché viaggiare da soli?

È una scelta assolutamente correlata al carattere del viaggiatore. A nessuno credo dispiaccia la compagnia in genere ma ci sono dei momenti - se paragonati ad una vita intera - nei quali probabilmente sarebbe terapeutico misurarsi con gli eventi per rinverdire la tempra ancestrale dell'elemento "uomo", perdersi per ritrovare se stessi e magari migliorarsi, come motociclisti e come persone, grazie ai continui spunti di riflessione che offre un viaggio in solitaria.Uno su tutti, il constatare che questo mondo è strapieno di brava gente, empatica e che non vede l'ora di mettere a disposizione il proprio tempo per aiutare.

Sono pochi i momenti da dedicare alle relazioni durante un viaggio, ma quelle che si avrà la fortuna di intrecciare saranno sorprendenti e indimenticabili.

Giuseppe Trovato

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