Villa, epopea di campioni

Villa, epopea di campioni
Presentato il volume dedicato al pilota modenese, con l'autore e il fratello del quattro volte iridato
16 novembre 2017

Non sono pochi i piloti che, esaurita la carriera agonistica, sono diventati manager, talent scout, o sono rimasti comunque nell'ambiente per trasmettere la propria passione, l'esperienza, ai più giovani. Non sono molti, però, quelli che in entrambe le vesti hanno lasciato il segno come Walter Villa.

Quattro volte iridato fra il 1974 e il 1977 in 250 e 350 con le Aermacchi-Harley Davidson, "il reverendo" - così veniva soprannominato il modenese per la sua celebre pacatezza - è stato uno dei piloti più importanti della sua epoca. Un po' per le sue grandi capacità di guida e la sagacia tattica, un po' perché, smessa la tuta da pilota, ha vestito i panni del team manager e costruttore assieme al fratello Francesco - anche lui pilota, pur se con meno successo.

Senza Francesco e Walter Villa, forse non sarebbero mai arrivati dove sono riusciti ad arrivare Claudio Lusuardi (quattro volte campione italiano e terzo nel Mondiale) ma soprattutto Luca Cadalora. Ma fino ad oggi, nessuno aveva ancora raccontato la storia di Walter Villa come merita la leggenda di questo personaggio, scomparso a soli 59 anni nel 2002. Lacuna colmata da Erio Rodeghiero, giornalista di lungo corso, che ha recentemente dato alle stampe "Villa, epopea di campioni" per celebrare vita e carriera di un grande pilota che ci ha lasciato troppo presto. Un modo per raccontare la storia di Walter, ma allo stesso tempo di rendere omaggio a quel campione che fu il primo intervistato ante litteram da un Rodeghiero ancora bambino.

«E' stato un viaggio della memoria che prescinde dal calendario - non è legato a ricorrenze o anniversari. Ho raccontato per tanti anni storie di sport, modenese e no, girando tutto il mondo. Ma Walter VIlla è stato il mio primo campione, perché ancora prima di diventare un giornalista lo intervistavo tutti i lunedì, sotto l'ombrellone a Cesenatico. Lui tornava dalle gare, era il mio vicino di posto, e io non lo lasciavo vivere chiedendogli di tutto...»

Un momento della serata
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La presentazione del volume si è svolta il 15 novembre nella sala di rappresentanza del comune di Modena, alla presenza dell'autore, del sindaco Gian Carlo Muzzarelli, ma soprattutto del fratello Francesco Villa, e con il giornalista Leo Turrini a condurre. A fare gli onori di casa è naturalmente il primo cittadino: «Questo è un libro dedicato a Villa, ma anche a tutta la Modena dei motori. Perché è inutile, da queste parti ce li abbiamo nel sangue: ricordo quando da piccolo scappavo dal Sacro Cuore (scuola media adiacente all'autodromo, NdA) per andare ad arrampicarmi sui muretti e vedere i piloti che giravano. Stiamo già facendo tante cose per valorizzare le nostre attività, abbiamo due musei spettacolari, ma c'è anche tanta ingegneria. Ricordo che qualcuno sorrideva con un po' di superiorità quando abbiamo detto che volevamo trasformare Modena in un Hub dei motori. Noi però abbiamo messo insieme 4 università, ci siamo rimboccati le maniche e sono partiti tanti progetti. Diciamo che il sogno è riuscito. E visto che non guardiamo solo al passato, in questi giorni abbiamo confermato il progetto di destinazione di una parte della periferia nord della città alla sperimentazione dei veicoli a guida autonoma. E poi non ci fermiamo, perché le Case automobilistiche si appoggiano sempre di più al nostro autodromo, che richiede un ampliamento. Quindi, giusto ricordare il passato ma bisogna anche mettere adrenalina al futuro. E non nascondo che mi piacerebbe moltissimo dare vita ad un luogo dedicato alle due ruote: chiamiamolo pure museo, se volete. Un luogo dedicato a costruttori e piloti, ma anche ai collezionisti. Qui a due passi c'è un amico che ha un negozio di biciclette, ma ha appena ereditato dal padre una piccola collezione di moto Maserati, e a me piacerebbe molto dargli un posto dove poterle mostrare al pubblico...».

Inevitabile che poi prenda la parola Francesco Villa. 84 anni, ma ne dimostra venti in meno, sia nel fisico che nella testa, intervistato da Leo Turrini il fratello del quattro volte iridato ha parlato di presente e passato. «Se mi avessero detto che con la mia officina e le mie corse un giorno sarei venuto in Municipio a parlare al pubblico mi sarei messo a ridere... Walter lo ricordo tutti i giorni. E penso sempre a quel giorno, all'autodromo di Modena, quando i tecnici Mondial gli fecero provare la loro moto nel 1966. Lui salì, emozionatissimo, fece cinque giri e si fermò. Gli uomini Mondial non credevano ai loro occhi quando guardavano il cronometro...».

Altri tempi, in cui un pilota semisconosciuto poteva salire in sella e stupire i tecnici del reparto corse. Ma guidare quelle moto era forse più difficile di oggi? «Attenzione: forse le moto di oggi sono un po' più facili, ma i campioni di oggi sono verissimi. Ci vuole tanto manico per guidare moto da Gran Premio come fanno Márquez, Rossi, Lorenzo, Dovizioso... in due secondi arrivano in dieci. Agostini? Si, forse è stato il migliore come pilota, ma fra i suoi avversari c'erano tanti almeno altrettanto forti. Ma nessuno è stato bravo come lui a gestirsi, come Rossi oggi».

E oggi, chi fa i campioni? «I campioni lo sono già, dentro di loro, gli altri possono solo aiutarli a tirare fuori quello che hanno dentro. Guardate Lusuardi e Cadalora: sono arrivati da noi che erano già forti. Ce l'avevano nel DNA, come mio fratello Walter. Ecco, quello che mi fa male oggi è vedere tante industrie bravissime, che creano dei gioielli, ma nessuno che investe in scuole per costruire campioni...».

"Villa, epopea di campioni", edito da Artioli 1899 Modena, è disponibile in libreria al prezzo di 35 euro.

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