Vincenzo Gnerre risponde ai lettori

Vincenzo Gnerre risponde ai lettori
Vincenzo Gnerre, da noi intervistato la scorsa settimana, risponde a diverse domande che i nostri lettori gli hanno posto con una lettera aperta
10 marzo 2014

Punti chiave

La nostra intervista a Vincenzo Gnerre della scorsa settimana ha sollevato un polverone. Diversi commenti hanno dato man forte alle posizioni del titolare di Motorsannio, qualcuno lo ha contestato e altri hanno dato vita ad interessanti discussioni.
Proprio per questo motivo Gnerre ci ha scritto per rispondere con una lettera aperta a diversi interrogativi sollevati. Siamo felici di dargli spazio sulle nostre pagine.

 
Ciao ragazzi,
che bella discussione che è nata. Una discussione tanto bella che non posso esimermi dal partecipare. Non per fare polemica ma solo per scambiare punti di vista e guadagnarci tutti.

Inizio ricordando agli appassionati che il divertimento di un motociclista significa lavoro per altri. Molto spesso un meccanico di moto è un vero e proprio dottore della meccanica, che deve investire in attrezzatura e in continui corsi d’aggiornamento per restare al passo con i tempi e i modelli. I tempi in cui gli interventi erano il cambio di un filo e della guaina di una Vespa 50 sono finiti: allora era molto semplice e ce lo si faceva da soli – come oggi dice qualcuno che il giorno prima magari campava scaricando la legna e il giorno dopo pretendeva di fare il tagliando ad un capolavoro di tecnica come una KTM 450 da cross. Una moto che solo per cambiare una candela richiede una mezza laurea.

Ma finché ognuno fa scelte consapevoli, contento lui contenti tutti, anche chi si fa i tagliandi fai da te. Mi permetto solo di ricordare a chi se l’è dimenticato, o non l’ha mai saputo, che una visita dal dottore costa 150 euro per 10 minuti di lavoro, quando va bene, e senza la garanzia di risolvere il problema. Un buon meccanico prende 45 euro l’ora, di cui un buon 50% se ne va in tasse.

Preferisco non commentare i filtri ad 1,5€. Saranno sicuramente stati acquistati da officine moto molto particolari, interessatissime del loro cliente e della salute della loro moto. Ma credo sia facile capire che, esattamente come in tutti i settori, ci sono persone per bene, che sanno fare il proprio lavoro, e persone disoneste o magari solo inesperte ed approssimative. L’arte delle persone dovrebbe essere quella di saper escludere certuni e… farsela solo con altri, effettuando così una selezione naturale. Basterebbe questo a far capire ai soliti furbetti che così non si fa, e magari a spingerli ad essere più onesti con il prossimo.

Certo, senza moto non si muore e se non si va in giro su due ruote non è certo una tragedia. Ma è vero per chi fa un altro lavoro, non per chi ha investito tutta la sua vita in quel lavoro, e magari dopo 30 anni di lavoro si trova a dire alla famiglia che non ha più di che sostentarla. Sicuramente gli verrà voglia di chiedere a qualcuno perché.

Mi rivolgo qui a Cassiodoro41, un compaesano che ha commentato: è vero, io ho un mio credo e lo porto avanti con onore. Non mi vendo al prodotto del momento per cavalcare le mode del momento. Certo, faccio il commerciante di moto ma con coscienza, come ben sa chi mi conosce davvero, e tanta passione e professionalità, altrimenti negli ultimi 30 anni non sarebbero venuti in così tanti per avere i nostri servizi nel bel mezzo del deserto – motociclisticamente parlando, naturalmente. I miei colleghi mi conoscono bene, sanno come parlo e come mi comporto. Mi spiace che tu abbia comprato un mezzo credendo di poterlo rivendere a più del suo valore, evidentemente avevi fatto male i conti.

Il capitolo assicurazioni: c’è sicuramente qualcosa di marcio, ma tocca a noi motociclisti fare qualche proposta e non limitarci a protestare. Iniziamo a difenderci obbligando le forze dell’ordine ad uscire a fare i rilevamenti in caso di incidente in cui è coinvolta una moto, portando come testimoni le stesse forze dell’ordine e vedrete come si smascherano facilmente i furbetti che vogliono far pagare tutto a noi perché siamo più facili da spremere. E’ stato questo che mi ha candidamente risposto un’assicurazione: di solito siamo più propensi a dare il torto al motociclista, che tanto paga di più ed è abituato ad avere torto.

La svalutazione di certi mezzi non la decidiamo certo noi concessionari, tranne quando decidiamo di farci del male da soli con politiche di prezzo miopi o proprio suicide. Per il resto è facile notare come quando il prodotto di base è valido, la quotazione cala oltre quello che è il naturale deprezzamento dell’usato solo quando la Casa madre intraprende politiche di svendita del nuovo. Ma basta aspettare che finiscano gli esemplari nuovi in svendita e la valutazione si ristabilisce.

Alla fine, cari amici, cerchiamo di tenerci cara la nostra passione, grazie dell’apprezzamento a tutti coloro che hanno ritenuto di commentare l’articolo stimolando la discussione ed un saluto ai colleghi che mi hanno chiamato per parlarne e complimentarsi.
Vincenzo Gnerre

 

 

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