Vittime incidenti stradali: in città il 29% sono motociclisti

Vittime incidenti stradali: in città il 29% sono motociclisti
E’ quanto emerge dal rapporto europeo sugli incidenti sulle strade urbane. In Italia il 71% delle vittime è rappresentato da pedoni (31%), motociclisti (29%) e ciclisti (11%). La media europea, per i motociclisti, è molto inferiore. C’è ancora molto da fare
13 giugno 2019

Sono state 9.500 le persone morte in Europa nel corso del 2017 in incidenti stradali sulle strade urbane, e il 70% dei decessi riguardano gli utenti deboli: pedoni, ciclisti e motociclisti

E’ quanto emerge dal rapporto ETSC (European Transport Safety Council, scaricabile integralmente qui) che raccoglie annualmente le statistiche degli incidenti stradali in 26 paesi d'Europea.
L’ultima analisi riguarda il 2017 e per l’Italia ha contribuito l’intervento del Ministero dei Trasporti. La ETSC è un'organizzazione no-profit indipendente, fondata nel 1993, che ha sede a Bruxelles ed è focalizzata alla riduzione del numero di morti e feriti nel settore dei trasporti privati e pubblici in Europa. Fornisce una fonte di consulenza da parte di esperti in materia di sicurezza dei trasporti alla Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri.

I macro dati raccontano che oltre alle 9.500 vittime citate sopra, nel 2017 e sempre in ambito urbano ci sono stati 100.000 feriti con lesioni significative. Anche in questo caso la media europea vede al primo posto gli utenti deboli con l’incidenza del 70%.

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E in Italia?

Per quanto riguarda l’Italia, le vittime sono state 1.467 su una popolazione nelle aree urbane stimata in 51.198.081 persone.
Al primo posto per mortalità ci sono i pedoni (31%), seguiti da motociclisti (29%), automobilisti (28%), ciclisti (11%) e altri (2%). Il 71% è costituito dagli utenti deboli, vicino al dato dell’Europa a 26 paesi: 70%. Cambiano però i rapporti, che a livello europeo vedono nell’ordine pedoni (39%), automobilisti (25%), motociclisti (19%, quindi ben 10 punti percentuali in meno) e ciclisti (12%).

La quota italiana del 29% è composta per il 24% da motociclisti/scooteristi e per il 5% da ciclomotoristi. Negli ultimi anni il numero dei motocicli è aumentato in Italia: +3,6% rispetto il 2015 e +7,5% rispetto al 2010. Il parco circolante vede un motociclo ogni nove abitanti e un ciclomotore ogni sette.

In Italia il 36% dei motocicli, moto e scooter, è registrato in città capoluogo: quindi l’incidenza è di un motoveicolo ogni 7,4 abitanti. Nonostante la mobilità condivisa sia in aumento nei centri urbani, ben l'85% degli spostamenti urbani del 2017 è stato effettuato con auto private, contro il 9% percorso dai mezzi a due ruote motorizzate nelle grandi città (quelle con oltre 250.000 abitanti) e contro il 4% nelle città di medie dimensioni (da 50.000 a 250.000 abitanti).

In Europa dal 2010 al 2017 le morti sulle strade urbane si sono ridotte della metà rispetto ai decessi registrati sulle strade urbane. Restando in Italia la riduzione media delle vittime nel periodo 2010-2017 è stata del 2,7%, un po’ meglio della media europea che ha visto un -2,24%.
Lo studio evidenzia come la Romania registri il più alto tasso di mortalità (105 vittime ogni milione di abitanti): quattro volte più della media UE. All’opposto i Paesi più sicuri sono: Svezia, (9 morti per milione di abitanti), Gran Bretagna (11), Olanda (13), Irlanda e Spagna con 14.

Lo studio dell’ETSC comprende venti raccomandazioni destinate alle autorità europee e nazionali. Tra queste ci sono:

  • Estendere anche a ciclisti e pedoni nozioni di educazione stradale e la consapevolezza dei rischi che si corrono sulla strada
  • Promuovere la tolleranza zero nell'uso di droghe e alcolici per tutti gli utenti della strada, compresi i ciclisti
  • Incoraggiare i ciclisti a indossare il casco e a utilizzare una adeguata illuminazione di notte
  • Limitare la circolazione dei veicoli commerciali pesanti nelle aree urbane in determinati orari e riservare loro percorsi dedicati
  • Inserire nei bandi degli appalti pubblici per i servizi urbani, tra i requisiti necessari, l’Emergency Braking con rilevamento di pedoni e ciclisti
  • Migliorare la sicurezza delle infrastrutture, soprattutto agli incroci degli svincoli pericolosi

Qui sotto trovate alcune tabelle riassuntive pubblicate nello studio.

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