Il record di presenze era preventivabile, per la settima edizione del mega-evento Ducati. Un appuntamento al quale ogni motociclista prima o poi dovrebbe partecipare, perché vi si respira un’atmosfera davvero mistica
Mi piace, partecipare al WDW. Non me ne sono perso uno. Non ho una Ducati, e ovviamente il fatto di vivere questo bell’evento è anche legato al mio lavoro. Ma è una consuetudine che vivo con molto piacere, anche se arrivarci in moto con quasi 40 gradi nell’aria questa volta è stato davvero probante. Mi piace anche perché incontro tantissimi colleghi ed amici, assieme ai quali condividere, in simbiosi con il popolo Ducati, un’atmosfera ed una fede al celebre marchio che arrivano a sfiorare il misticismo. Un marchio che non è nemmeno uno dei più anziani del mondo – la Ducati nacque motociclisticamente nel 1946 – ma che ha ormai acquisito un carisma ed un seguito tali da diventare leggenda.
«Voi avete un vero gioiello» mi ha detto un giovane responsabile di Audi, mentre si godeva l’atmosfera al box di Vale e Nicky assieme ad un gruppo di alti dirigenti di Ingolstadt, durante una chiacchierata informale. Soggiungendo: «noi lo sappiamo bene, per questo ci abbiamo investito moltissimo».
Eh si, il popolo ducatista è davvero unico, e anche chi ducatista non è, o comunque non è mai stato al
WDW, lo avrà certamente capito già scorrendo le nostre ricche gallery fotografiche e gustandosi i vari video sull’evento: in quella che trovate qui a fianco, tra l’altro, trovo bellissime le immagini di un bimbetto già motociclista in erba e di uno ancora più piccolo che i suoi genitori mi hanno presentato come “baby Sic Boy”.
Erano ben in 65.000 i presenti a questa settima edizione, che non sono mica pochi. Anzi, è stato un record. E anche se non siamo certo ai livelli dell’oceanica adunata che si tiene ad agosto a Sturgis, nel Sud Dakota, è comunque molto suggestivo godersi la nostra allegra riviera romagnola costellata di migliaia di Ducati (ma anche di altre moto) e di gente di ogni età, sesso e nazionalità. Fra i tanti che venivano da lontano c’era un tale che ha spedito un mese prima la sua Hypermotard 1100 Evo dall’Australia in Olanda, per poi iniziare un giro che avrebbe compreso il GP di Inghilterra di MotoGP, il WDW (compresa visita alla Ducati, of course), il prossimo GP ad Assen e non so più che altro.
La Notte dei Campioni
Altro appuntamento da non mancare, ovviamente, è stata La Notte dei Campioni tenutasi sabato sera, per la prima volta su un grande palco allestito sul lungomare di Riccione, anziché in circuito. Palco come di consueto progressivamente affollato dai big boss di Ducati, da alcuni rappresentanti delle maestranze di Borgo Panigale, da ex glorie come Giuliano Maoggi e Paul Smart e, ovviamente, da tutti i piloti Ducati di MotoGP e Superbike, con Neil Hodgson e Troy Bayliss come ospiti speciali. E come tutti ho avuto i brividi durante la standing ovation riservata al grande Troy – fresco dominatore della gara di accelerazione con le Diavel - che ha sorpreso un po’ tutti annunciando che i test SBK svolti nel pomeriggio con la nuova Panigale sarebbero stati gli ultimi per lui.
Rossi: applausi e fischi
Per contro, invece, ho provato un vero disgusto per i fischi di sedicenti tifosi in contrappunto al grande applauso logicamente destinato a Valentino Rossi, al suo debutto in questo evento. Esattamente la stessa sensazione che provai a Monza da ragazzino, nel 1966, quando una leggenda come Mike Hailwood fu parimenti fischiato mentre si ritirava per la rottura del cambio della sua Honda 500, dopo aver dominato la gara davanti alla MV di Agostini. Segno inequivocabile, nel caso ce ne fosse bisogno, che la mamma degli stupidi è sempre (e sempre più alacremente) al lavoro.
Ducati rock
Da buon musicofilo, concludo con un caloroso plauso per il formidabile concerto rock tenuto dalla Ducati All Stars Band. Che non era una delle pur valide formazioni che intrattenevano i presenti nel paddock di Misano, bensì un supergruppo formato celebri mature rock star di fede ducatista, e nato per iniziativa di Ducati USA. I nomi dei signori in questione? Steve Jones (Sex Pistols), Duff McKagan (Guns’n Roses), Steve Stevens (Billy Idol Band), Billy Morrison (The Cult), Frankie Perez (Pusher Jones) e Isaac Carpenter (Loaded). Per i cultori del genere, dico solo che il concerto è iniziato con Helter Skelter del Beatles seguito da Highway Star dei Deep Purple, per terminare con una grandiosa esecuzione di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, iniziata in perfetta sincronia con l’inizio di spettacolari fuochi artificiali. Grande regalo, grazie!
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