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Il centenario del primo Salone del ciclo e motociclo, tenutosi all'hotel Kursaal Diana di Milano esattamente un secolo fa, è stata l'opportunità colta da Confindustria-Ancma - e da Eicma in particolare - per organizzare il primo forum mondiale dedicato alle due ruote.
Il “2 Wheels Worldwide Forum 2014”, tenutosi alla Società Umanitaria di Milano nella giornata del 29 aprile, ha visto la partecipazione dei maggiori esponenti dell'industria della moto, della bici, e di alcuni rappresentanti del mondo istituzionale quali il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e l'assessore alla Mobilità e all'Ambiente del Comune di Milano Pierfrancesco Maran.
Nell'occasione è stata presentata la prima ricerca internazionale Il valore delle due ruote, realizzata in collaborazione con The European House Ambrosetti, che fotografa in modo molto esaustivo l'attuale situazione economica, sociale, produttiva e di vendita inerente il mondo delle due ruote - che siano moto, scooter o bici - a livello globale ed europeo in particolare. Per rimarcare come le due ruote siano cruciali nel rispondere alla richiesta di mobilità, che hanno spazio per crescere e che l'industria nostrana è ancora un eccellenza e va sostenuta per la ricchezza e l'occupazione che produce.
Nonostante la crisi iniziata nel 2007 e non ancora terminata, come sappiamo soltanto in Italia la produzione si è dimezzata in questo periodo, la quota di mercato dei prodotti nazionali resta la più importante. Il 52% delle moto e degli scooter prodotti in Europa (632.000) escono infatti da stabilimenti italiani. La bilancia commerciale europea delle due ruote in generale è negativa per un valore di 4,7 miliardi di euro, mentre il Italia il saldo 2013 è stato positivo per oltre 1 miliardo. Negli ultimi 20 anni il settore delle due ruote ha contribuito alla bilancia commerciale nazionale (saldo import-export) per 16,3 miliardi di euro e attualmente l'industria italiana del settore è in questo senso al terzo posto mondiale alle spalle di Cina e Giappone.
Tutto positivo? Non proprio, perché il mercato europeo è stagnante, le prospettive di crescita mancano, aumenta la disoccupazione giovanile così come la concorrenza asiatica. E' importante comprendere le tendenze, la propensione al consumo e gli stili di vita
Tutto positivo? Non proprio, perché il mercato europeo è stagnante, le prospettive di crescita mancano, aumentano la disoccupazione giovanile e la concorrenza asiatica. Uno dei tempi del forum è stato perciò quello di comprendere le tendenze al consumo e soprattutto quello di analizzare la propensione al consumo e gli stili di vita del pubblico più giovane che rappresenta i futuri consumatori.
Altra questione cruciale è la presenza nei mercati emergenti. Nel 2007 sono state prodotte nel mondo qualcosa come 43 milioni di moto, scooter e ciclomotori, valore salito a poco meno di 60 milioni nel 2012. Di questa crescita, pari al 39%, hanno beneficiato soprattutto le industrie di Cina, India, Indonesia e Brasile, visto che la quota europea nella produzione mondiale è calata nello stesso periodo dal 3,2 all'1,3%. L'Asia vale invece per il 61%.
Le previsioni di sviluppo da qui al 2025 vedono poi grandi incrementi nell'area asiatica, dove sarà concentrata la maggioranza della popolazione mondiale, mentre in Europa, USA e Giappone le previsioni vanno dalla stabilità dei volumi al ribasso. Si prevede che nel 2025 l'80% della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città e che quindi la mobilità individuale, integrata e con nuove declinazioni, avrà peso crescente nell'uso di veicoli più piccoli, versatili e a motore non convenzionale.
L'esportazione nei sempre più importanti mercati asiatici (l'export extra UE vale 2,4 miliardi di euro) è però limitata dai pesanti dazi doganali vigenti. Si va dal 100% del valore richiesto in India, al 76% del Vietnam, al 60% della Thailandia e fino al 42% della Cina.
Se si realizzasse la parità tariffaria con questi quattro importanti Paesi. si potrebbe già esportare per un valore di 110 miliardi e considerando la crescita prevista del parco circolante questo valore salirebbe – sempre stando al rapporto Ambrosetti – a 526 miliardi annui nel 2025. Ma crediamo che difficilmente questi Paesi asiatici cedano sul fronte del protezionismo e non è un caso se le industrie europee, oltre a quelle giapponesi, abbiamo trovato accordi industriali o abbiamo delocalizzato in quelle aree.
Claudio Domenicali, amministratore delegato Ducati, sollecitato sull'argomento ha commentato: «La simulazione di crescita pari a cinque volte i fatturati attuali, dove i dazi sono alti, la dice lunga l'importanza di armonizzare i dazi doganali. Le imprese si sono già organizzate per potere assemblare in quei paesi. Ma con costi importanti a causa della duplicazione degli impianti, sottraendo risorse allo sviluppo dei nuovi prodotti, riducendo fatturato e posti di lavoro in Italia per andare a produrre all'estero. Oggi la situazione è totalmente asimmetrica e bisogna lavorare per pareggiare i dazi».
Secondo Leo Francesco Mercanti, manager di spicco del gruppo Piaggio, per far sviluppare la nostra industria: «Occorre cambiare mentalità, inseguire i consumatori di altre economie e sistemi differenti dai nostri. Sono i numeri che ci obbligano a guardare ai nuovi orizzonti industriali in modo nuovo, magari mettendo in discussione i nostri canoni tradizionali di prestazioni o design».
Pierfrancesco Maran, assessore alla Mobilità e all'Ambiente del Comune di Milano, ha ricordato come Milano sia scesa negli ultimi anni al 24° posto fra le città europee col maggior traffico. «Pochi anni fa a Milano c'erano 65 automobili ogni 100 abitanti. Ora siamo a 55 ma siamo ancora distanti dalle 30 di Parigi, Monaco o Barcellona. Lo spazio tolto alle automobili diventa quello del trasporto pubblico, delle moto, delle bici e del car-sharing. L'area C va in quella direzione, favorisce il trasporto pubblico ma anche la moto. Non credo che gli incentivi dati all'automobile siano utili, per noi sono più importanti iniziative come la rottamazione per le due ruote, che favorisce il ricambio dei mezzi meno inquinanti. Faremmo di più per la moto o la bici, ma in Italia è più complicato che altrove anche a causa dell'attuale Codice della Strada».
Tema sul quale ha avuto qualcosa da dire anche Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. «La legge delega del nuova Codice della Strada è al Parlamento. Va verso la tutela degli utenti deboli della strada come i motociclisti e i ciclisti. Ci si occupa dei guard rail, ora non pensati per i motociclisti, come della costruzione e soprattutto della manutenzione delle strade. L'industria italiana delle due ruote rappresenta un'eccellenza e occorre utilizzare la leva fiscale come sostegno al settore».
Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, ha ribadito che: «La Lombardia è interessata a sostenere l'uso delle due ruote e sappiamo bene che nella nostra regione l'industria del settore è molto importante così come lo è il mercato delle moto e dei motorini. E' giusto sostenere il rinnovo del parco circolante e chiedo al ministro Lupi di ridurre ad esempio le tasse, come abbiamo fatto in Lombardia riducendo le imposte per le auto. Cosa che possiamo pensare di fare anche per le moto. Domani porterò in Giunta delle misure a sostegno del settore delle due ruote. Sarà una grande novità che incentiverà e farà risparmiare. Non voglio anticipare nulla perché stiamo definendo i dettagli ma sarà una cosa molto importante e utile».
Di questo e di molto altro il nostro settore avrebbe bisogno da parte della istituzioni. Come calmierare seriamente il costo delle assicurazioni: non si capisce perché in Italia paghiamo mediamenti l'87% in più degli altri motociclisti europei.