Yamaha, al via il piano di rilancio

Yamaha, al via il piano di rilancio
Il gruppo giapponese reagisce alla situazione finanziaria internazionale e al "super Yen". Obiettivo: pareggiare già nel 2010, con una strategia che guarda con interesse al mercato asiatico e all’elettrico
17 febbraio 2010


Yamaha Motor, secondo produttore mondiale di moto dopo la Honda, ha rilasciato in questi giorni una serie di comunicati e gli ultimi dati finanziari del Gruppo. La crisi internazionale e la supervalutazione dello Yen sono state tra le cause principali del peggior anno della storia dell’azienda giapponese, in netto contrasto con i brillanti risultati ottenuti in ambito sportivo. Il dato più importante riguarda la riduzione del volume di affari su scala mondiale, sceso del 28,1% rispetto al 2008: una riduzione di 450,2 miliardi di yen (c.ca 5 miliardi di dollari), su un volume d’affari totale pari a 1.153,6 miliardi di Yen, c.ca 13 mld di dollari (erano 1.603,9 mld di Yen nel 2008).

Yamaha Motor ha però previsto, attraverso un piano industriale e finanziario suddiviso in 2 fasi operative (2010 e 2012), di passare da una perdita operativa consolidata del 2009 di 62,6 miliardi di Yen (c.ca 700 mln di dollari) ad un risultato operativo consolidato positivo nel 2010 pari a 10 miliardi di Yen (110 mln di dollari), su un volume d’affari complessivo previsto di 1.250 miliardi di Yen (c.ca 14 miliardi di dollari). E di alzare ulteriormente il risultato operativo consolidato nel 2012 a 70 miliardi di Yen (775 mln di dollari) con un volume di affari pari a 1.400 milardi di yen (15,5 mld di dollari).

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Il 2009


Per quanto riguarda il segmento “moto”, il 2009 ha portato un calo nelle vendite del Gruppo rispetto al 2008 del 20,6%. Ricordiamo che il segmento “moto” rappresenta per Yamaha Motor circa il 71% del volume d’affari complessivo del Gruppo giapponese (vedi grafico 1), una situazione molto diversa dagli altri produttori giapponesi per i quali la business unit moto non è la più importante. L’Asia, Giappone escluso, è il paese che meglio ha tenuto, con una perdita di fatturato finanziaria del 7,9%, causata dall’impatto negativo dello Yen (sebbene il numero di mezzi venduti sia aumentato). L’Europa ha registrato, sempre nel segmento moto, una diminuzione di vendite del 33,2% sul 2008, ma ancora peggio è toccato al Nord America con un -45,9%.
Vendite per Paese (vedi Gallery)
Vendite per Paese (vedi Gallery)


Le cause sono anche in questo caso attribuibili al pessimo momento di mercato con una richiesta molto ridotta, all’ipervalutazione dello Yen e alla riduzione della produzione per consentire lo smaltimento degli stock di invenduto (vedi grafico 2).

I prodotti marini sono scesi del 37,1%, i “power products” (generatori, ATV, ecc.) del 52,8% (ricordiamo a questo proposito i problemi di sicurezza che ha dovuto affrontare Yamaha con il veicolo Rhino) e gli “other products” (prodotti per l’industria, elettronica, ecc.) del 30,2%

Il piano

triennale


Una situazione molto delicata, che la casa dei tre diapason ha deciso di affrontare con un piano triennale diviso in due fasi principali. Di seguito riportiamo i punti chiave.

Prima fase: le riforme strutturali


A causa dell’abbassamento della richiesta di mercato, concentrata in particolare nel Nord America e in Europa, Yamaha Motor si vede costretta a stringere la produzione per evitare l’eccessivo stoccaggio dei prodotti. A questo scopo verranno quindi adottate le seguenti misure.
1) Riorganizzazione delle sedi produttive

Tra il 2010 e il 2012 il Gruppo chiuderà cinque dei suoi 12 stabilimenti nazionali, tutti nella zona di Shizuoka, nel Giappone centrale. Aziende dedicate in origine alla produzione di componenti per motocicli e non solo.
Inoltre, sempre nello stesso periodo, Yamaha Motor ha previsto la chiusura di due fabbriche in Europa e negli Stati Uniti (lo stabilimento moto in Italia e quello dei prodotti "marine" in Florida).

2) Riduzione del personale
Il piano appena varato prevede la riduzione di mille posti di lavoro (sui circa 49.994 dipendenti in tutto il mondo). Di questi, 800 sul territorio giapponese (pensionamenti volontari), il resto in Europa e Nord America. Il taglio si aggiunge a quello già approvato nel 2009, che prevedeva 1.620 posti di lavoro in meno.

3) Riduzione della spesa
Yamaha Motor prevede entro il 2012 un risparmio di 60 miliardi di Yen (c.ca 670 milioni di dollari), attraverso un programma di nuovi accordi con i principali fornitori esterni, tagli ai costi in Asia e nel resto nel mondo e maggior controllo della spesa.

Numeri impressionanti, necessari, secondo l’azienda giapponese, per far ripartire il business e garantire il posto di lavoro ad altre migliaia di dipendenti che potranno mettere in opera le strategie di crescita previste nei mercati emergenti. Come quello asiatico, in netta crescita, con un aumento costante delle immatricolazioni.

Seconda fase: piano di crescita


Proprio nei mercati emergenti Yamaha concentrerà i propri sforzi, con obiettivi importanti di crescita di quote di mercato e di produzione di motori più economici e “puliti”. Senza però dimenticare un secondo grande obiettivo, aperto anche ai mercati non asiatici, quello dei veicoli elettrici. I punti principali del piano prevedono:

1) Motociclette a basso costo per i mercati emergenti
Prevista una crescita delle vendite moto “low-price” in Cina e India dal 20% del 2009 al 60% del 2012. Target raggiungibile con una riduzione dei costi di produzione, attuabile sfruttando piattaforme e componenti comuni a più modelli.

2) Mercato ASEAN (Associazione delle Nazioni dell'Asia Sud-Orientale, di cui fanno parte Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, Cambogia)
Progressiva espansione delle motorizzazioni a iniezione elettronica con una crescita prevista dal 3% del 2009 all’80% del 2015

3) Nuova generazione di motori puliti
La nuova generazione di motori puliti prevista per il mercato ASEAN, permetterà una ottimizzazione dei consumi fino al 50% entro il 2015, rendendo di fatto i veicoli “commuter” Yamaha tra i più competitivi

4) Smart Power
Investimenti, sviluppo e crescita del mercato dei veicoli elettrici (con la produzione di un’ampia gamma di modelli, anche per l’uso commerciale), con l’obiettivo di guadagnare il 30% delle quote di mercato in Giappone e di aumentare la penetrazione nel mercato europeo, in rapido sviluppo.

Considerazioni finali


Un piano duro ma necessario per recuperare le pesanti perdite accumulate. Un business che si basa perlopiù sui veicoli a due ruote, quello di Yamaha Motor, un segmento in grande crisi in mezzo mondo, ovvio quindi concentrarsi laddove invece il mercato è in netta crescita. Cosa ci possiamo aspettare in Europa? A giudicare dalle strategie di Yamaha, è probabile che nel breve periodo la realizzazione di nuovi modelli possa subire un rallentamento rispetto al ritmo quasi frenetico a cui ci avevano abituato quasi tutti i costruttori giapponesi. Meno modelli, meno frazionamento (le moto che fanno numeri veri si contano sulle dita delle mani). E questo potrebbe portare un beneficio per i consumatori, che vedrebbero il ciclo di vita del proprio mezzo allungarsi, con conseguente minor deprezzamento del valore dell’usato. Questa strategia aiuterebbe nello stesso momento la rete vendita a smaltire gli stock di moto invendute, dando ai concessionari maggiori garanzie e sicurezza nel ritirare l’usato dei clienti. A medio termine, i benefici degli investimenti in ricerca fatti per i nuovi mercati, soprattutto in termini di ottimizzazione della produzione e di efficienza dei motori, potrebbero essere trasferiti al nostro mercato, proponendo al pubblico moto meno costose e dai consumi ridotti. Infine, a lungo termine, i grandi investimenti e lo sviluppo dei motori elettrici, potrebbe portare a importanti novità nel settore, probabilmente partendo dal segmento degli scooter, offrendo ottime prospettive a tutti coloro che amano viaggiare su due ruote, ma nello stesso tempo hanno a cuore il futuro del pianeta.
In sintesi: veicoli più economici, più puliti e, più avanti, anche elettrici.
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