Yamaha brevetta i display negli specchi retrovisori in associazione al radar

Yamaha brevetta i display negli specchi retrovisori in associazione al radar
I brevetti mostrano l'applicazione del radar anteriore e posteriore e l'uso degli specchi retrovisori come display aggiuntivi
11 agosto 2021

Il 2021 è stato per BMW, Ducati e KTM l'anno dell'introduzione del radar e dei connessi aiuti alla guida come il cruise control adattivo e il blind spot detection, ma la tecnologia che sta alla base di queste soluzioni è molto più avanti e gli step futuri attendono soltanto di essere convenientemente industrializzati e quindi inseriti nelle motociclette, prima in quelle di alta gamma e soltanto come soluzione distintiva e poi, come certamente accadrà prima o poi anche per i radar, su modelli meno prestigiosi. Sempre se non ci si metterà il legislatore di mezzo imponendo, come provvidenzialmente è accaduto per l'ABS, l'obbligo di adozione per ogni moto.

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Dal 2015, alcune Case motociclistiche fanno parte del Connected Motorcycle Consortium nato per sviluppare delle soluzioni standardizzate che vanno sotto il nome di C-ITS (ovvero Cooperative-Intelligent Transportation Systems) allo scopo di migliorare la sicurezza e l'efficienza delle motociclette: tra queste, BMW, Honda e Yamaha sono i fondatori del Consorzio che è in prima linea nello studio, ad esempio, del V2X applicato alle moto.

Tralasciando – ma ne abbiamo parlato nel nostro speciale sulla tecnologia – le insidie proprie di ogni soluzione tecnologica e di ogni protocollo, una delle grandi barriere per implementare efficacemente non soltanto il V2X ma anche un'iterazione tra gli aiuti elettronici e il pilota della moto è certamente l'interfaccia uomo-macchina, ovvero il modo in cui la moto e il sistema di controllo avverte il pilota di eventi di guida come – soltanto per fare un esempio banalissimo – il superamento del limite di velocità. Basterebbe certamente una piccola spia sul cruscotto ma se aggiungiamo via via la necessità di avvertire che un veicolo arriva velocemente da dietro, l'indicazione del limite di velocità imposto sulla strada che si sta percorrendo, le impostazioni del radar anteriore per il cruise control adattivo, l'alert per un pedone che sta attraversando dietro l'angolo nascosto e così continuando, l'affollamento delle informazioni sul dashboard le renderebbe illeggibili e totalmente inefficaci. Senza contare che per tutti gli over 50 la presbiopia potrebbe giocare brutti scherzi con delle icone troppo piccole o con TFT troppo densi di informazioni.

Molte sono le strade intraprese dai diversi costruttori attraverso i brevetti per cercare di superare questo limite insito delle moto (nelle auto è tutto molto più semplice: più spazio nella strumentazione e nella plancia, meno rumore nell'abitacolo e quindi alert sonori efficaci, possibilità di usare anche il parabrezza come head-up display e così via...): si va dagli avvisi tattili, alle informazioni proiettate sul cupolino o sul serbatoio o, come in questo brevetto Yamaha (tra i fondatori del CMC), nell'uso degli specchi retrovisori come display aggiuntivi.

La soluzione che si intuisce dai disegni è piuttosto lineare e l'implementazione su una supersportiva some la R1 non fa altro che stressare il concetto di applicabilità su moto dove lo spazio a bordo e la strumentazione sono più generosi. In breve, dei display posti all'interno dei due specchietti retrovisori si illuminerebbero con delle icone che potrebbero segnalare eventi di guida (dal superamento della velocità impostata al rischio di un tamponamento, tanto per iniziare, ma le possibilità sono potenzialmente infinite) e sarebbero sovrastati da una striscia di LED che si illuminerebbe con differenti colori per segnalare l'urgenza dell'avviso e il grado di pericolosità dell'evento, il tutto al riparo da distrazioni e confusioni all'interno del dashboard ed è chiaro che radar, telecamere o lidar sarebbero indispensabili: nel brevetto si fa menzione di radar anteriori e posteriori.

L'idea pare molto semplice e fattibile, sembrerebbe, con tecnologia già rodata che permetterebbe in tempi sempre più brevi il travaso nelle motociclette di molti degli ausili di guida cui nelle auto siamo già abituati e che renderebbe più semplice l'applicazione del V2X, fatte salve però tutte le questioni ancora aperte su reti e tecnologie.

Fonte e immagini: Cycleworld

 

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