Yamaha SR400. A volte ritornano

Yamaha SR400. A volte ritornano
La SR 500 ha conosciuto una seconda giovinezza nel 2010, in Giappone, quando è ricominciata la vendita della versione 400. Quest'anno c'è stata la Anniversary per festeggiare il suo 35° compleanno. E la storia SR potrebbe ora continuare
27 giugno 2013

E' dell'inizio di quest'anno la presentazione della Yamaha SR 400 35th Anniversary, una serie limitata destinata al mercato giapponese per ricordare che la prima della lista risale all'ormai lontano 1978. Sempre alcuni mesi fa sono state scovate delle SR aggirarsi sulle strade californiane, quindi non sarebbe peregrina l'ipotesi che Yamaha stia valutando di riesportare la SR fuori dai confini nipponici. Tanto più che la nuova versione, quella rientrata in produzione nel 2010, ha catalizzatore e iniezione e quindi è in grado di affrontare i test anti inquinamento che ne avevano favorito la scomparsa in Europa.

La SR 500 è nata nel 1978 come variazione stradale dell'enduro XT 500 di due anni prima. A volerla fu Shunji Tanaka: per imporla dovette combattere contro le decisioni del marketing Yamaha che non vedeva un futuro, se non di nicchia, per la monocilindrica stradale. La SR 500 andò in vendita in Giappone nel 1978 e venne progettata da Atsushi Ishiyama che poi ha diretto la GK Dynamics, ovvero la struttura che ha disegnato praticamente tutte le Yamaha degli ultimi decenni, e restò in produzione fino al 1990. Se ne vendettero molte in Germania e Francia, per restare in Europa, ma in Italia non arrivò mai tramite i canali ufficiali. Forse perché ritenuta troppo tradizionale. Per esempio da noi si puntò sulla più sportiva  SRX come monocilindrica stradale.

La SR diventò invece 400 per il mercato interno, in quanto questa cilindrata era meno penalizzata in fatto di patente e costi assicurativi, è venne venduta fino al 2008. Prima di rinascere nel 2010 con le modifiche meccaniche descritte sopra. L'ultima edizione 400 ha una potenza di 30 cavalli a 7.500 giri, il cambio a cinque marce e l'avviamento soltanto a pedivella: una scomodità nel passato, una soluzione anacronistica in tempi più recenti, ma una peculiarità distintiva ora. Come dimostra il video ufficiale del modello standard che potete vedere qui sotto.

Il tema della classiche non è mai stato affrontato da Yamaha, se non appunto con la linea custom e con questo modello che ha le ruote a raggi, la coppia di ammortizzatori e i parafanghi cromati, il faro rotondo, il serbatoio a goccia, il sellone lungo e la forcella con i soffietti. Tutti gli ingredienti indispensabili a una vera classica, semplice e dalle buone radici storiche, economica e dalle infinite possibilità di personalizzazione come dimostrano le innumerevoli realizzazioni in Giappone e non solo: scrambler, sportiva, café racer, road tracker. Ottimi motivi per rivederla magari al di qua dell'oceano. In Francia c'è chi si è mosso per premere sull'importatore locale: la rivista La Vie de la Moto lo ha fatto attraverso un sondaggio fra motard.

 

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