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Chi ama le personalizzazioni trova spesso difficile spiegare ad amici e parenti perché investire cifre – anche non particolarmente rilevanti – per trasformare estetica e sostanza di una moto quando spesso si potrebbe cambiarla senza grosse differenze da un punto di vista economico. Il piacere di possedere qualcosa di unico però è qualcosa di ben diverso dal semplice godere di una moto più bella e/o efficace di quella usata come punto di partenza.
Noi che condividiamo l’amore di Max, questo il nome dell’autore e possessore della SuperTénéré 750 che vedete qui, per le moto personalizzate invece capiamo benissimo lo spirito con cui si intraprende un’impresa del genere. E ci sentiamo di fargli complimenti vivissimi per la riuscita dell’impresa per cui sono stati utilizzati – vale la pena di sottolinearlo – solo parti usate, fatta eccezione naturalmente per i materiali di consumo e gli pneumatici.
Max ha lavorato sulla SuperTénéré 750 cercando di risolvere gli storici problemi di questa moto, modernizzandone la ciclistica (con un baricentro più basso e centrato nonché sospensioni e impianto frenante più moderni) e dandole una linea più filante. Il tutto pensando ad un impiego prettamente stradale, dal momento che esistono sicuramente moto più adatte all’uso in mulattiera.
L’intervento di sostanza è partito da una riduzione del volume del serbatoio: non dovendo affrontare la Dakar, il proprietario ne ha ridotto la capienza a soli 15 litri e lo ha riposizionato sotto la sella. AL posto dell’originale c’è ora un guscio in fibra di carbonio su cui si raccorda la sella (prelevata da un’Hypermotard) e che ospita la cassa filtro realizzata artigianalmente così come fianchetti e codino. La posizione che ne deriva è quindi più moderna ed avanzata, e le masse della moto vengono così ribassate ed avanzate.
Restando in tema sovrastrutture, il telaietto (realizzato artigianalmente) è separato e realizzato in tubi d’acciaio; delle parti originali sono rimaste fari, mascherina e semicarenature. Il cupolino è un’unità aftermarket originariamente dedicata alla Honda CBF600. Il tutto è stato verniciato nella livrea che vedete dopo lunghe sessioni di elaborazione al computer.
La ciclistica è stata aggiornata con il trapianto di una forcella rovesciata Showa pluriregolabile con steli da 43mm prelevata da una Ducati Multistrada 1000DS. Al retrotreno il mono originale ha lasciato il posto ad un Ohlins anch’esso completamente regolabile, mentre il comparto freni ha visto l’arrivo all’anteriore di un impianto dischi/pinze Brembo da 300mm.
Il motore è stato oggetto di revisione allo scarico, montando collettori in acciaio inox di recupero adattati e saldati ad elettrodo che sfociano in un silenziatore omologato proveniente da una Suzuki GSX-R.
Max è molto soddisfatto del risultato: la moto ha perso la sensazione di pesantezza che trasmetteva l’originale ed è arrivata ad una ripartizione dei carichi statica molto vicina al 50/50. L’avantreno è molto più rigoroso e trasmette molta fiducia, il retrotreno è decisamente più composto dell’originale e completamente scevro da ondeggiamenti. La posizione di guida è diventata più moderna e naturale, pur dovendo definire una rilevante altezza per la sella, vincolata al compromesso fra escursione della ruota posteriore ed ingombri del serbatoio.
Per quanto ci riguarda troviamo la trasformazione molto riuscita, e ci sentiamo sicuramente di fare a Max le congratulazioni di tutta la redazione per il risultato ottenuto.
Yamaha
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20050 Gerno di Lesmo
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