Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Se ne parla ormai da tempo, finalmente è arrivata: ecco la YZF-R1 con cui Yamaha, al salone EICMA di Milano, punta a tornare nel gruppo di testa delle supersportive per poi rientrare – nel 2015 o nel 2016 è ancora da decidere – nel Mondiale Superbike. Fedele ai concetti che la ispirano da diverse stagioni, la nuova Yamaha ripropone le fondamenta tecniche del modello precedente: telaio Deltabox a doppio trave in alluminio, interasse contenuto (ricordiamo come uno degli elementi distintivi della prima R1 fosse proprio il passo sotto i 1.400 mm) ma anche e soprattutto il propulsore quadricilindrico in linea da 998 cc con fasatura crossplane accreditato di ben 200 cavalli. Inferiore a 200 kg il peso in ordine di marcia.
Novità assolute per una moto di grande serie sono invece il telaietto reggisella ed i cerchi in lega di magnesio; altra prima assoluta per l’ammiraglia di Iwata è costituita dalla piattaforma inerziale IMU a sei assi che fornisce al software di gestione le informazioni necessarie per operare controllo di trazione, anti-impennata, launch control e quant’altro.
Se ancora non vi bastasse tutto questo ben di Dio e voleste utilizzare la vostra R1 prevalentemente in pista, Yamaha ha realizzato anche una serie limitatissima della sua nuova Superbike denominata YZF-R1M. Il peso scende grazie all’adozione di una carenatura in fibra di carbonio in livrea Silver Blue Carbon, e nel comparto ammortizzante debutta in prima assoluta il sistema Öhlins Electronic Racing Suspension, derivato direttamente proprio da quelle sospensioni elettroniche che avevano debuttato nel Mondiale Superbike sulle YZF-R1 di Troy Corser e Noriyuki Haga nel 2008 prima che venissero prontamente vietate già dalla stagione successiva.
La gestione elettronica si arricchirà peraltro di una Communication Control Unit, ovvero un sistema di acquisizione dati dotato di GPS che consentirà di analizzare i tempi sul giro e tutti gli altri dati rilevati su un tablet connesso in Wi-Fi.
Non si tratta di una homologation special (che tra l’altro non avrebbe ragione di esistere dal momento che i miglioramenti apportati sono entrambi vietati dal regolamento del Mondiale SBK) ma di un modello dedicato agli appassionati che se la vorranno godere in pista.