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Il primo scoop è stato opera della testata giapponese Young Machine, che già la scorsa estate ha lanciato la sacrilega ipotesi che la sigla YZF-R7 potesse tornare in vita andando però a battezzare una sportiva bicilindica di media cilindrata realizzata sulla base dell'attuale MT-07 - una cosa sicuramente più vicina a una moderna reinterpretazione della TRX 850 che non alla homologation special che ha costituito la base dell'assalto Yamaha al titolo Superbike sul finire del secolo scorso con Noriyuki Haga.
Una prima conferma è poi arrivata dagli Stati Uniti, dove la creazione della classe Twins nel campionato Motoamerica ha dato origine a voci relativa alla presenza di una sportiva su base CP2. Ora, la registrazione al CARB (la motorizzazione statunitense) "beccata" dai colleghi di Motorcycle.com conferma le ipotesi: la YZF-R7 tornerà a vivere, ma con il bicilindrico della MT-07.
È la cilindrata a dare l'indicazione definitiva: la registrazione indica una cubatura di 689 cc - quella appunto del motore CP2 - e toglie ogni speranza a chi sognava magari l'arrivo di una YZF-R6 a corsa lunga. Anche se, allo stesso tempo, il discorso delle piattaforme lascia aperta (di uno spiraglio, non fate castelli in aria...) la porta di una potenziale YZF-R9 che potrebbe avere un po' di appeal in più. E magari partecipare alla nuova Supersport iridata dove si perderà completamente qualunque riferimento alla cilindrata di 600 cc.
Tornando alla YZF-R7, Yamaha si troverebbe così in mano una concreta alternativa all'Aprilia RS 660 (non a caso anche lei già pronta per la Twincup statunitense) in una categoria che riteniamo in forte sviluppo - a livello globale - nei prossimi anni, quando alcuni mercati matureranno abbastanza in termini di capacità d'acquisto e infrastrutture da risultare pronti per sportive di media cilindrata. Aspettiamocela come modello 2022 anche qui da noi.