Black Douglas Sterling Autocycle. Salto nel passato

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Black Douglas Sterling Autocycle. Salto nel passato
Amate le moto vecchie che di più non si può e ci volete andare a spasso? Eccovi accontentati dalle due Sterling anni Venti realizzate a Milano. 125 o 230 cc, hanno il telaio rigido e consumano pochissimo. Ma costano care (da 9.950 euro) e non gradiscono lo sconnesso
3 novembre 2015

Punti chiave

Non fatevi trarre in inganno dal nome inglese (o meglio: scozzese). Le Black Douglas Sterling Autocycle Countryman deLuxe sono italianissime; sono infatti progettate e costruite a Vignate, in provincia di Milano, da Fabio Cardoni e dall’ingegnere Giuseppe Guerra.
La Sterling Autocycle è proposta in due cilindrate, 125 (la blu nelle nostre foto) e 230 (nella colorazione nera), al prezzo di 9.950 euro la prima e 11.500 la seconda. Sono cifre elevate, ma vanno considerate alla luce della esclusività delle moto oggetto del nostro test e dei costi di sviluppo che sono alle spalle di questo progetto.
La Sterling Autocycle è infatti il frutto di un lavoro interamente italiano. In Lombardia è stato studiato e poi realizzato il telaio in acciaio ad alta resistenza. La parte posteriore è rigida, le molle della sella pensano a smorzare i colpi. Davanti lavora invece una spettacolare forcella girder, fedele copia delle unità impiegate nel Ventennio. Ha 75 mm di escursione e funziona davvero bene.
I dettagli sono curatissimi. Si apprezza immediatamente il grosso serbatoio in alluminio, che ospita nella zona posteriore la batteria.
Sotto il grosso faro anteriore si trova il clacson in ottone e i comandi sul manubrio sono realizzati ad hoc in Italia per rispettare lo stile minimalista di quelli in voga quasi un secolo fa. I cerchi a raggi sono in acciaio e i freni a tamburo (a camma singola). Gli pneumatici hanno misura 3.00 per 21” e sono forniti dalla Avon.

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Cuore straniero, assemblato in Italia

Per non far salire alle stelle il prezzo di acquisto, Fabio e Giuseppe hanno optato per un affidabile e semplice motore monocilindrico a 4 tempi realizzato a Taiwan. È proposto in due cilindrate, ha un albero a camme in testa con distribuzione ad aste e bilancieri, raffreddamento ad aria e alimentazione per mezzo del classico carburatore (da 26 e 30 mm). C’è la piccola 125, che si guida con la patente B. Ha 12,75 cavalli a 7.500 giri e spinge la moto a 95 km/h con un consumo medio di 36 km/l.

La Sterling 230 eroga 14,3 cavalli a 6.700 giri e supera i 110 km/h, con un consumo medio di 32 km/l (dati dichiarati). Entrambe le moto impiegano una trasmissione a 5 rapporti con frizione multidisco in bagno d’olio.
I motori sono assemblati in Italia, dove vengono anche dotati dello scarico con catalizzatore.

La Sterling è un evidente omaggio alle moto degli anni Venti
La Sterling è un evidente omaggio alle moto degli anni Venti

La nostra prova

La Black Douglas Sterling Autocycle è differente da qualsiasi altra moto avessimo provato sino a oggi. Sulle prima la moto italo-inglese ci mette parecchia soggezione. Saremo capaci di guidare un mezzo che nello spirito, ma anche nella fattezza, si rifà alle due ruote di 100 anni fa? Passino i freni a tamburo, ma il manubrio larghissimo, la geometria del telaio, la sospensione anteriore e la sella molleggiata sono tutti elementi che metterebbero in imbarazzo anche nostro nonno.
La Black Douglas Sterling si rivela invece di una facilità esagerata. Non pesa un piffero, andiamo dai 100 chili della 125 ai 110 della 230, e ha comandi molto morbidi.

Tra le gambe si stringe poco, perché il serbatoio è molto stretto. Il manubrio regala una bella presa, ma le manopole sono troppo chiuse, qualche grado di apertura in più sarebbe di sollievo per i polsi che sono invece costretti a una angolatura faticosa.
Entrambi i motori sono molto regolari ed elastici. La 230 risulta decisamente la più azzeccata, perché limita molto l’uso del cambio e ha prestazioni intonate al tipo di moto. La Sterling non è ovviamente una brucia semafori, tutt’altro. Ma ha un incedere regale, adatto sulle strade di campagna dove si è svolta la nostra prova. Il suono dello scarico è perfetto per il tipo di moto e fa sentire distintamente i singoli scoppi del motore. Il cambio e la frizione hanno un comportamento moderno e nel complesso fanno apprezzare questo motore proveniente dal lontano oriente.

Il motore di 230 cc è il più adatto alla Sterling
Il motore di 230 cc è il più adatto alla Sterling


La Black Douglas della nostra prova evidenzia l’ottimo lavoro fatto dall’ingegner Guerra a livello telaistico. La Sterling è infatti stabile alle velocità di crociera che le sono intonate (tra i 60 e gli 80 km/h) e ha una forcella che assorbe correttamente le asperità. Lo sconnesso va affrontato con prudenza e perizia, perché la sospensione posteriore rigida regala scossoni importanti al fondoschiena, che le molle della sella da sole non possono smorzare più di tanto. Il freno a tamburo dietro è potente e modulabile, a differenza di quello davanti che si dimostra piuttosto debole. Le gomme Avon danno il giusto grip alla Sterling.

Ora sapete com’è fatta e come va la nuova-vecchia Sterling di Black Douglas. Ma alla fine chi la comprerà? Farà la gioia dei nostalgici di un’epoca pioneristica del motociclismo, ma potrebbe scaldare il cuore anche di chi cerca una moto decisamente fuori dal coro. La Sterling calamita gli sguardi come nessun’altra moto, ma non pensiate che sia solo un mezzo da esporre in salotto. Il suo ideatore Fabio s’è fatto Milano-Birmingham in due giorni sotto il diluvio senza il benché minimo problema.
 

Maggiori informazioni

Moto: Black Douglas Sterling Autocycle 125 e 230
Luogo: Canevino (Pavia)
Meteo: sole, 20°
Foto di Alberto Cervetti, Andrea Perfetti

Abbigliamento

Casco AGV
Giacca Dainese
Guanti Dainese

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