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Poteva essere l'occasione per montare in sella e farsi un bel giro sulla moto Campione del Mondo, ma come ben sappiamo le cose sono andate in maniera diversa. Ciò non toglie che guidare, anche solo per tre giri, la S1000RR SBK di Marco Melandri, protagonista nel 2012 di un Campionato Superbike a dir poco avvincente, è sempre una gran bella esperienza. Ma quando c'è da organizzare un evento a Monaco di Baviera, il termine “in grande” è la base di partenza. Ecco perché l'annuale appuntamento in pista con le S 1000 RR che partecipano ai vari campionati di velocità prevede un’escalation prestazionale che consente di apprezzare al meglio i differenti tipi di preparazione delle moto, e soprattutto le differenti regolazioni e personalizzazioni apportate seguendo le specifiche dettate dai singoli piloti. Il risultato è presto detto: moto che si presentano molto simili, per non dire quasi identiche, si rivelano contraddistinte da una guida totalmente diversa.
La perfetta organizzazione dell'evento prevede una sorta di riscaldamento a bordo di una S 1000 RR di serie, giusto per iniziare a prendere le misure del tracciato, il Misano World Circuit Marco Simoncelli, per poi passare alle versioni allestite per partecipare al campionato FIM Superstock 1000 Cup e World SBK. Il tempo a disposizione per provare questo genere di moto è sempre limitato; questa volta ci si è messo di mezzo anche il meteo, con un acquazzone che ha ulteriormente ristretto la tempistica. Non più 4 giri per ogni singola moto, bensì 3. Fare mente locale sulle caratteristiche delle moto, differenze e impressioni, è difficile, e tanto per chiudere il cerchio c'è sempre il timore di sdraiarsi e combinare “il guaio”. Nei box, coccolate dai meccanici, ci sono le moto di Barrier (fresco vincitore del titolo) e Baroni, che partecipano al Campionato Superstock 1000; poco più in là sono affiancate le S 1000 RR di Fabrizio e Badovini preparate dal GoldBet Sbk Team, che insieme a quelle del Team Factory di Melandri e Haslam, partecipano al mondiale Sbk.
I giri di riscaldamento in sella alla S 1000 RR di serie sono decisamente propedeutici, un po' per le caratteristiche della superbike tedesca, che anche in allestimento “borghese” ha prestazioni da moto da corsa almeno per quel che concerne il portentoso quattro cilindri in linea. Anzi, sono necessari ad introdurci al mondo delle moto da corsa, rappresentato dalla moto di Lorenzo Baroni. Nel mondo delle
corse è più facile trovare piloti di bassa statura piuttosto che over 180 cm; non è il caso di Baroni che è “fuori taglia”, e di conseguenza anche la sua moto è perlomeno atipica quanto a posizione di guida. Questa è caratterizzata da una notevole altezza da terra della sella, mentre le pedane sembrano stranamente basse per una moto da corsa. Ci si trova a guidare “in piedi”, con il motore che appare più tonico e rapido a prendere giri rispetto a quello standard e dotato di un tiro ai medi regimi che spara letteralmente la moto fuori dalle curve. Peccato per la difficoltà a trovare il giusto feeling con l'assetto delle sospensioni, decisamente sostenuto e che rende la moto non particolarmente rapida in inserimento nonché molto “fisica” nei cambi di direzione. Un assetto che però, giustamente, sposa in pieno lo stile di guida del pilota.
Tre, due, uno e sono già in sella alla moto di Michel Fabrizio, che per taglia e dimensioni oltre che per preparazione è all'opposto rispetto a quella che ho riconsegnato nelle mani di Baroni. Le moto preparate Superbike hanno poco a che vedere con la S 1000 RR: fatevene una ragione, voi che giudicate una moto stradale in virtù dei risultati ottenuti nel Mondiale SBK. La preparazione del motore, ma soprattutto della ciclistica di queste moto è incredibile, e se le differenze con la Superstock sono evidenti, il confronto con la stradale sfiora l’improponibile. La moto di Michel è atipica anche solo osservandola da ferma. L'assetto statico è decisamente “seduto”, e una volta in sella la caratteristica emerge in
maniera ancor più evidente, così come si notano immediatamente i semimanubri molto aperti. Le sospensioni hanno un assetto più “morbido” (il peso in più del sottoscritto nei confronti di quello del “pilota vero” amplifica la caratteristica), con un certo giovamento soprattutto in termini d'agilità sia in inserimento di curva che nei cambi di direzione. La stabilità sul veloce è fuori scala per chi è abituato alle sportive di serie.
Il motore è tutt'altra cosa rispetto a quello della Superstock: le doti di ripresa e l'allungo fin sopra i 15.000 giri sono di un altro pianeta, mentre la risposta a ogni singolo movimento della manopola del gas è semplicemente impressionante. Allo stesso modo impressiona l'impianto frenante, che è sì potentissimo ma anche estremamente modulabile, con una prima parte della corsa della leva sorprendentemente priva di aggressività.
Con la rapidità di pugile che tira un uno-due mi ritrovo in sella alla moto di Marco Melandri, e manco a dirlo devo di nuovo resettare quanto memorizzato sulla moto di Fabrizio. Posteriore alto e semimanubri che definire chiusi è un eufemismo sono le prime caratteristiche che noto non appena salgo in sella a questo concentrato di tecnologia. “La frizione usala solo per partire ...” questa frase mi coglie impreparato, ma dopo poche curve entro in piena sintonia con questa caratteristica della trasmissione che permette di agire sul solo pedale del cambio sia quando si sale di rapporto sia quando si scala, disinteressandosi completamente della frizione mentre l'elettronica controlla e di conseguenza regola il numero di giri del motore. Sentire il 4 cilindri che fa la “doppietta” da solo è un vero spettacolo. Il maggior carico sull'avantreno che caratterizza la moto di Melandri la rende leggermente
Sentire il 4 cilindri che fa la “doppietta” da solo è un vero spettacolo
più reattiva rispetto a quella di Fabrizio, mentre il motore ha un’erogazione molto simile, anche in questo caso assolutamente fantastica. La spinta ai medi regimi in uscita di curva è incredibile, e le perdite di contatto con l'asfalto da parte del pneumatico anteriore sono continue anche in terza e quarta marcia. Perfetta, almeno secondo il mio punto di vista, la frenata della S 1000 RR SBK di Melandri. Potente ed efficace da subito, pur se meno modulabile rispetto a quella della moto di Fabrizio, garantisce un perfetto controllo della moto in fase di frenata.
Un difetto? Beh, Marco non è proprio alto, per cui sella e pedane sono dimensionate e posizionate in maniera tale da assecondare lui e il suo stile di guida nel migliore dei modi. Devo ammettere che non mi sono mai trovato tanto scomodo su una due ruote, se escludiamo la categoria minimoto…
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