Ducati 1198 SP
Un solo turno. Questo è quanto ci è stato messo a disposizione per entrare in contatto con la nuova 1198 SP. Purtroppo a me tocca il primo turno, il che significa pista ancora parecchio umida in certe zone, oltre ad un bel treno di Pirelli Supercorsa in mescola, ancora belle linde e pulite, che luccicano sotto la luce del sole.
Meno male che a
tenere a bada i 170 cv e i 13,4 kgm di coppia del bicilindrico Testastretta, oltre all’istinto di sopravvivenza, ci pensa il
Ducati Traction Control (DTC) che proprio in queste situazioni è particolarmente apprezzato.
Già da ferma la 1198 è uno spettacolo da gustare, ma questa versione
SP, con tutti i suoi pregiatissimi pezzi, è davvero da mettere in salotto , magari durante la settimana, mentre nel week end è d’obbligo portarla in pista.
Che dire
del serbatoio in alluminio, bello a vedersi, ma soprattutto incredibilmente leggero (-1kg e +2lt di capacità), così come leggeri e attraenti nel look sono i cerchi forgiati a sette razze Marchesini.
Due steli Ohlins da 43 mm e trattamento superficiale Tin capeggiano all’anteriore, mentre sempre dello stesso fornitore è il mono posteriore,
un super regolabile ed esclusivo TTXR, così come l’ammortizzatore di sterzo.
Il
boato emesso dall’impianto di scarico 2-1-2 ti prende alla gola, basso e baritonale, mette i brividi ad ogni apertura di gas, mentre la new entry, il
Ducati Quick Shift (il cambio elettronico) è un must che si apprezza non appena varcata la soglia della pista. Bam, dentro la seconda, terza e quarta una dietro l’altra come se fossero delle fucilate, e il Testastretta che diffonde un boato esaltante. Prima frenata, giù due marce ed in uscita accarezzo il gas, che
per la SP significa spararti fuori dalla curva, avantreno che si alleggerisce ma che mantiene il contatto con il terreno (per adesso…). Finalmente le Supercorsa cominciano ad “aggrappare”, ed ecco che allora inizio a maltrattare maggiormente la manopola del gas. Risultato? La 1198 SP vuole prendere il sopravvento e mettermi sotto, ma resisto ed iniziamo una lotta che terminerà solo con la bandiera a scacchi che indica la fine del turno in pista.
Mestiere.
Ce ne vuole tanto di mestiere per guidare bene questa superbike, a differenza della 848 Evo che in confronto è decisamente più “umana”. In compenso le soddisfazioni di guida che ti può dare la SP sono enormi.
Richiede impegno sia fisico che mentale, non la devi guidare pulito come la sorella minore, qui devi guidare “cattivo”, ecco allora che tutte le tessere del puzzle vanno al loro posto e la moto si comporta “bene”.
O meglio…quasi bene, perché l’avantreno vuole costantemente passarti sopra la testa accelerando nelle prime tre marce in uscita di curva, mentre la ruota posteriore,
se non ci fosse il DTC girerebbe almeno al doppio della velocità rispetto a quella anteriore!
Garanzia di efficacia in ogni situazione per l’impianto frenante, che si dimostra al di sopra delle capacità di un qualsiasi buon pilota.
Difficile metterlo alle strette a meno che non siate piloti professionisti. Molto più facile accorgersi dell’azione dell’antisaltellamento, che lavora bene e permette di mantenere controllabile il posteriore della 1198 SP anche quando si esagera in staccata.
In una frazione di secondo in cui connetto con l’esterno, vedo un omino che sventola una bandiera a scacchi…è finità. Le sensazioni che trasmette questa moto sono uniche!