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scarico basso, scelto per alleggerirne il posteriore sia in termini di peso che esteticamente. Fondoschiena più tornito, quindi, ma anche un profilo laterale che appare più snello e filante in virtù di una maggior altezza dal suolo, e che dunque incrementa anche luce a terra e possibilità di piega. Osservandola di tre quarti anteriore, la maximotard di Borgo Panigale rimane strettamente legata alla precedente versione, ma le modifiche al "becco", sormontato dal nuovo gruppo ottico, e soprattutto l’ovvia comparsa del radiatore per il bicilindrico raffreddato a liquido, che peraltro non disturba affatto il ricercato minimalismo della Hyper, ringiovaniscono l'immagine di una moto che ha fatto la sua apparizione sul mercato nel 2007. Scompaiono gli originali, ma davvero poco funzionali, specchi retrovisori posizionati alle estremità del manubrio, a favore di una coppia di elementi "tradizionali", mentre rimangono gli indicatori di direzione integrati nei paramani. Le finiture in generale appaiono ottime, con verniciature ben eseguite, accoppiamenti precisi e plastiche di buona qualità. I particolari, anche quelli meno visibili, ci sono sembrati ben fatti.
anche da elemento strutturale. Aumentata la capacità del serbatoio di ben 3,6 litri per arrivare ad un totale di 16, quantità che garantisce un'autonomia che ci sembra più che sufficiente per questa tipologia di moto.
La versione standard della Hyper è dotata di una forcella Kayaba a steli rovesciati da 43 mm, priva di regolazioni, mentre il monoammortizzatore è un Sachs, regolabile in precarico molla e nell’idraulica in estensione. I cerchi a dieci razze da 17” sono realizzati per fusione e gommati con pneumatici Pirelli Diablo Rosso II, rispettivamente da 120/70 e 180/70.
Rimane la sensazione di essere ben caricati sull'anteriore, ma ci si sente anche “più inseriti” nella moto, e non più “appoggiati sopra” ad essa
Le strade tortuose scelte per questo test mettono in evidenza la grande agilità della Hyper, che se da una parte ha lasciato al precedente modello parte quel “nervosismo” legato a quote ciclistiche spinte, ha in questa versione 2013 un comportamento più composto. Rapida e reattiva, come ci si aspetta da una moto del genere, la nuova Hyper è decisamente più amichevole nelle reazioni. Rimangono la grande rapidità di risposta ai comandi e la facilità nei cambi di direzione, ma anche una certa tendenza della forcella ad affondare troppo repentinamente in fase di frenata. In compenso, il mono è poco propenso a comprimersi, e tende anche a pompare se lo stile di guida risulta troppo aggressivo, specie se l'asfalto è ondulato. Questa caratteristica non ne compromette la stabilità, ma va metabolizzata chilometro dopo chilometro, e una volta assuefatti … il divertimento è assicurato.
Selezionando le varie mappature nel corso del test, attraverso il blocchetto destro sul manubrio, arrivo alla conclusione che la modalità Touring, col DTC regolato al minimo, è perfetta per la guida brillante: col motore che lavora nella zona alta del contagiri le risposte sono corpose, ma mai brusche. Mentre se si vuole sfruttare il tiro ai medi regimi, la scelta cade sull’opzione Sport, che per i miei gusti risulta troppo brusca se ci si trova a far girare il bicilindrico nella zona alta del contagiri, dai 6.000 ai 9.000 giri, ma diventa perfetta nell'arco che va dai 3.000 ai 6.000 giri. Il Testastretta si dimostra potente e soprattutto fruibile, capace di riprendere con facilità dai 2.500 giri senza particolari problemi, vibra poco e sfodera un sound di scarico alquanto piacevole. Le sue buone doti di tiro sono accompagnate da una trasmissione dalle prestazioni eccellenti, con la frizione leggera e perfettamente modulabile e un cambio è rapido e preciso, afflitto da qualche incertezza solo nella fase di ricerca del folle: a sua discolpa va detto che le moto della prova avevano all'attivo circa 250 km, e che un minimo di rodaggio la trasmissione lo richiederebbe.
L'impianto frenante si è dimostrato decisamente all'altezza, con un anteriore modulabile e consistente e con un sistema antibloccaggio per nulla invasivo che, viste le condizioni dell'asfalto, a tratti umido o sporco, si è rivelatoun angelo custode insostituibile, se ancora ci fosse bisogno di scriverlo. Il breve giro che ci riporterà all’Ascari Circuit, dove proveremo la Hypermotard SP, ci ha permesso di apprezzare le buone doti di confort della sella, morbida e imbottita, che ha il solo difetto di limitare gli spostamenti longitudinali del corpo, a causa dello scalino che divide la parte anteriore da quella riservata all'eventuale passeggero, e che quindi obbliga a guidare rimanendo abbastanza statici sulla moto. Questo sulle prime potrà sembrare strano, ma con il passare dei chilometri tutto diventa più familiare.
dovrebbero essere circa 18°C, e non i 10/11 di oggi! Le condizioni psicologiche non sono quindi ottimali, ma la voglia di provare la Hyper SP è tanta. Prima di tutto diciamo che il rumore di scarico, con il Termignoni alto montato sulle moto, è decisamente tutt'altra cosa rispetto a quello di serie: si sente che il bicilindrico Ducati gode a respirare meglio! Oltre ad essere un piacere per le orecchie, questa modifica, con relativa centralina, porta ad un incremento di circa 5/6 cavalli, il che non fa mai male, e soprattutto garantisce una maggior spinta e rapidità nel prendere i giri, soprattutto in alto. Bastano pochi chilometri per capire che qui la dotazione ciclistica è altra cosa rispetto alla Hyper standard: le sospensioni sono decisamente più raffinate e lavorano su altri “ritmi”, l'assetto è molto più composto e frenato, non necessita di una guida oltremodo pulita per rendere al meglio, anche se in un contesto pistaiolo come quello di oggi, è sempre buona cosa guidare puliti, con traiettorie lineari e rotonde, anche perchè questo tracciato, scenografico ed esaltante, è discretamente veloce.
La pompa radiale per il freno anteriore c'è e si sente tutta, il mordente è superiore e lo sforzo limitato, con maggiore reattività nella prima fase di frenata, che però non si trasforma mai in troppa aggressività.
Le limitate possibilità di muoversi in sella, su questa versione SP, sembrano meno evidenti, complice in parte la tuta di pelle, ma anche il differente materiale con cui è ricoperta la sella stessa. Con la SP in pista si fa letteralmente quel che si vuole e con grande divertimento, con il bicilindrico che sembra avere una marcia in più, a prescindere dalla mappatura scelta, Race o Sport: questo Testastretta spinge davvero forte, e le velocità indicate sul tachimetro digitale ne sono la riprova.
A quanto pare la danza della pioggia e gli scongiuri, con toccatine varie, pare che non siano serviti a nulla, tant’è che l'ultimo turno salta... causa pioggia! Rimaniamo con l'amaro in bocca, ma quanto abbiamo visto e soprattutto guidato, ci è piaciuto davvero tanto.
Ducati
Via C. Ducati, 3
40132 Bologna
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