DUCATI Hypermotard 796

DUCATI Hypermotard 796
Sempre Hyper nell’aspetto e nelle prestazioni, ma con un carattere più affabile e meno ruvido rispetto alla 1100 e soprattutto un prezzo più invitante
19 ottobre 2009

Era da tempo che gli appassionati del marchio bolognese, e a dire il vero non solo loro, attendevano una versione meno estrema della Hypermotard 1100,  magari di cilindrata inferiore, e magari anche con qualche chilo in meno, ma senza toccare l’estetica ancora terribilmente aggressiva e moderna.
Eccoli accontentati, con la nuova Hypermotard 796, dove il numero non è la cilindrata reale, ma semplicemente una cifra “più orecchiabile” di 803, i centimetri cubici effettivi.
Disponibile in tre clorazioni, nera dark, a 8.990 euro (che diventano 7.990 grazie agli incentivi disponibili fino al 31 dicembre 2009),  rossa oppure bianca a 8.300 euro sempre con incentivi, la Hypermotard 796 è disponibile dalla fine di questo mese dai concessionari.

Look inalterato
Esteticamente 1100 e 796 si assomigliano parecchio, le differenze sono evidenti solo dopo aver ben focalizzato i singoli elementi, il complesso appare invece inalterato. Meno male, perché quella che venne definita “la moto più bella” al Salone di Milano del 2005 è ancora lungi dall’essere superata esteticamente.
All’atto pratico, la 796 ha un nuova sella, più scavata nella parte centrale (-20 mm) e un manubrio diverso, con colonnette modificate che lo alzano leggermente, particolari che rendono più comoda e versatile la posizione di guida. La nuova forcella Marzocchi con steli da 43 mm ha nuove piastre di sterzo, mentre il telaio a traliccio in tubi d’acciaio è stato completamente riprogettato, abbandonando quasi tutti gli elementi forgiati presenti nella 1100, e alleggerito ottimizzando gli spessori.
Il lavoro di alleggerimento, che porta il peso a secco a 167 kg , -12 sulla bilancia rispetto alla versione da 1100 cc, ha interessato profondamente il motore, che non è derivato dal 696 montato sulla Monster, ma è un propulsore totalmente nuovo. Su questo 803 si è lavorato molto e bene, applicando la tecnologia Vacural per la fusione dei carter, processo che consente un risparmio in termini di ingombri e soprattutto di peso (-1,2 kg). Il volano anch’esso più leggero è stato preso direttamente dalla 848 Superbike, mentre  la frizione APTC ha anche la funzione di antisaltellamento, particolare sconosciuto alla sorella maggiore.

Cavalli veraci
81 CV a 8.000 giri/min, 9 meno rispetto ai 90 della 1100, secondo i canoni attuali potrebbero sembrare pochi, ma come leggerete più avanti bastano e avanzano, aiutati nel loro mestiere anche da una coppia che oltre ad essere favorevole, con un picco di 75,5 Nm a 6.250 giri/min è anche molto lineare su tutto l’arco di erogazione.
Apprezzabile, anche in termini economici, l’intervallo chilometrico tra gli interventi di manutenzione: 12.000 km.
Non si è risparmiato sull’impianto frenante. Belle da vedere e sicuramente al top per prestazioni, le pinze ad attacco radiale Brembo mordono una coppia di dischi semiflottanti da 305 mm, mentre dietro troviamo un disco da 245 mm con pinza a doppio pistoncino.

Tira che è un piacere ai bassi, che nel suo caso vuol dire 2.500/3.000 giri
Tira che è un piacere ai bassi, che nel suo caso vuol dire 2.500/3.000 giri

Prima di partire e affrontare l’itinerario tutte curve, accendo il motore e mentre aspetto che si scaldi vado alla ricerca di un vano portaoggetti. Purtroppo la 796 da questo punto di vista è degna sorella  della 1100, ecco allora che ci si deve arrangiare con le tasche della giacca, perché di vani non ce ne sono.
La strumentazione, identica a quella della Streetfighter, è ben leggibile e come su tutte la Ducati, anche ricca di informazioni. Contagiri e tachimetro, orologio, temperatura olio, cronometro, contachilometri e trip fuel, più numerose spie di servizio. Per i più sportivi è anche disponibile il sistema di acquisizione dati DDA (Ducati Data Analyser), utilizzabile attraverso una chiavetta, il cui connettore si trova sotto la sella, ed un software specifico.
Una regolata alle leve di freno e frizione, e via che attraversiamo Bologna con un traffico mattutino che ci fa apprezzare il carattere guizzante della Hypermotard 796.
La frizione è leggerissima, lo stacco anche se leggermente brusco è preciso e con un po’ di assuefazione anche modulabile. Il cambio non appare particolarmente morbido, ma gli darei ancora qualche chilometro per finire il rodaggio.
I 167 chili e la forcella con una inclinazione di 24° rendono particolarmente agile la 796 nel traffico, anche se un maggiore angolo di sterzo e soprattutto due specchi retrovisori tradizionali renderebbero la guida ancor più semplice. Belli son belli, originali pure, ma posizionarli alle estremità delle manopole li rende alquanto scomodi e soggetti a possibili urti.
I blocchetti elettrici, minimalisti e i dimensioni estremamente raccolte, con i guanti pesanti richiedono un po’ di attenzione per essere utilizzati in modo corretto.

Il motore è come speravo che fosse, coppioso e al tempo stesso moderatamente nervoso, adatto alle caratteristiche della Hypermotard 796.
Tira che è un piacere ai bassi, che nel suo caso vuol dire 2.500/3.000 giri, sotto tale regime da buon bicilindrico di carattere strappa un po’, e si rinvigorisce man mano che si sale per poi esplodere e raggiungere gli ottomila in un batter d’occhio. Il limitatore taglia a circa 9.000, ma è del tutto inutile arrivarci in quanto la spinta  si esaurisce prima. Limitate e poco fastidiose le vibrazioni, che si sono mantenute su livelli accettabili anche durante gli allunghi a gas spalancato.

Le sospensioni si dimostrano ottime incassatrici, più la Marzocchi anteriore che non il Sachs posteriore, e permettono di poter contare su un comfort sconosciuto alla 1100. Ma la Hypermotard 796 non è fatta per andare a spasso, ed ecco un bel percorso ricco di curve a dimostrarlo. 

81 CV a 8.000 giri/min, 9 meno rispetto ai 90 della 1100, secondo i canoni attuali potrebbero sembrare pochi, ma bastano e avanzano

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Viste le caratteristiche della ciclistica mi sarei aspettato una moto rapida nel misto stretto e più nervosa sul veloce.
Invece la 796 si dimostra maggiormente a suo agio sul medio veloce, dove mette in mostra una precisione di guida ed un assetto delle sospensioni che permettono di pennellare le curve con grande soddisfazione. Nello stretto i trasferimenti di carico causati dal moderato freno idraulico della forcella (priva di regolazioni) e la morbidezza del mono, richiedono un po’ di mestiere da parte del guidatore. Niente di preoccupante, la 796 segue le traiettorie impostate e va dove le si dice, ma lo fa con carattere.
Nella guida più aggressiva – in pieno stile Supermoto – non sono rari i contatti con l’asfalto da parte delle leve del freno posteriore e del cambio. Tutto questo senza che l’aderenza sia mai venuta meno: merito delle Bridgestone Battlax BT-016 di primo equipaggiamento da una parte, ma anche di una ciclistica nervosa e reattiva, ma allo stesso tempo performante, dall’altra.

Freni ok
Infaticabili e sempre pronti i tre dischi seguono fedelmente quanto impartito dal guidatore e di conseguenza quanto imposto dalle tre pinze freno. Anteriori potenti e modulabili, posteriore preciso e poco incline al bloccaggio. Il sole inizia a calare e con esso le temperature, è consigliabile rientrare alla base prima che il freddo entri nelle ossa. Anche se la Hypermotard 796 ci mette del suo per mantenere il sangue caldo.

 

Pregi
  • Look | Motore  | Frenata
Difetti
  • Retrovisori scomodi | Forcella priva di regolazioni
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Ducati Hypermotard 796 (2012)
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  • Prezzo 9.265 €
  • Cilindrata 803 cc
  • Potenza 81 cv
  • Peso 167 kg
  • Sella 820 mm
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