Ducati irrompe nella classe 800 con una Monster inedita. Leggera come la entry level 696, bella e potente quasi come la 1100. Migliora il comfort, è confermata l'ottima guidabilità tra le curve. Il prezzo? 8.990 euro e debutta la Logo Mania
Sono passati due anni esatti dalla presentazione, avvenuta a Barcellona nel 2008, della nuova generazione di Monster, inaugurata dalla M 696. Una moto di rottura, che osava abbandonare l'inconfondibile design della prima Monster, datata 1993. La Monster 696 fu poi affiancata dalla sorella maggiore di 1100 centimetri cubici, più prestante e più ricca nei dettagli che contano (pensate al granitico forcellone monobraccio).
Vince chi osa. E i numeri hanno dato ragione agli uomini della Ducati. Basti pensare che, ad oggi, oltre 225.000 Monster sono state vendute e proprio la M696 ha conquistato il primato di entry level più venduta nella storia della naked bolognese, grazie alle 12.000 moto immatricolate nel primo anno di commercializzazione. Nel 2010 la gamma Monster raggiunge la piena maturità e si presenta al pubblico forte di tre modelli in grado di accontentare tutti i gusti e tutte le tasche. Alle note e apprezzate Monster 696 e 1100 si affianca infatti la 796, oggetto della nostra prova sui dolci declivi dei colli bolognesi. Una location perfetta, visto che proprio tra queste curve i collaudatori della Ducati definiscono gli assetti delle rosse che tanti estimatori hanno in giro per il mondo.
La nuova Monster adotta il propulsore bicilindrico, con distribuzione desmodromica e raffreddamento ad aria, che ha di recente debuttato sulla Hypermotard 796. Medesima è la cilindrata, di 803 centimetri cubici, ma diversi - seppure di poco - sono i valori in campo. La Monster è infatti più pimpante della cugina supermotard, e mette in campo 87 cavalli a 8.250 giri/minuto e 8 kgm a 6.250 giri/minuto (contro gli 81 cavalli e i 7,5 kgm della Hyper). Mario Alvisi, product manager sia della Multistrada 1200 che della Monster, ci spiega che il merito è del nuovo scarico e, soprattutto, del nuovo airbox che fa respirare a pieni polmoni i due cilindri disposti a L e alimentati per mezzo dell'iniezione elettronica Siemens.
Stesse qualità ciclistiche, con un occhio più attento al comfort di pilota e passeggero
Abbiamo imparato a conoscerla bene, la Monster. La linea della nuova arrivata richiama immediatamente alla memoria quella della 1100, da cui eredita in particolare il pregevole forcellone monobraccio in alluminio e i bellissimi cerchi a 5 razze sdoppiate, contraddistinti dal filo rosso che corre lungo i 60° gradi della circonferenza della ruota. Calzano i Pirelli Diablo Rosso, nelle misure 120/70-17 davanti e 180/55-17 dietro.
Nel 2010 la gamma Monster raggiunge la piena maturità e si presenta al pubblico forte di tre modelli in grado di accontentare tutti i gusti e tutte le tasche
A cambiare in modo netto è l'ergonomia della Monster 796, grazie alla nuova sella posta a soli 800 mm da terra, più confortevole e dotata di una cucitura rossa che ne arricchisce la finitura; inedito è il manubrio, più alto di 20 mm, che riceve le leve regolabili (e quindi meglio adattabili a mani di taglie differenti). Una bella dose di coccole è riservata al passeggero, che sempre più spesso accompagna i monsteristi nella classica gita al mare o in montagna del finesettimana.
Il telaietto posteriore è stato rivisto e ora è predisposto per ospitare due comode maniglie in materiale plastico, che ben si sposano col design della moto. Più efficaci sono anche le paratie anti calore, disposte sui due silenziatori finali, mentre sul faro anteriore compare una piccola unghia aerodinamica. Il riparo dall'aria è praticamente nullo, ma - si sa - qualche sacrificio sull'altare dell'estetica si può pur fare.
Quando il rapporto peso/potenza fa la differenza
Nell'era delle iper potenze 87 cavalli vi potranno sembrare poca cosa, ma non lasciatevi trarre in inganno dai numeri a tre cifre e dai regimi strabilianti. Soprattutto se a portarvi a zonzo è una moto che, a secco, pesa solo 167 kg. Il cocktail offerto dalla Monster 796 mixa alla grande gli ingredienti a disposizione, e offre una bevanda da gustare sui percorsi tortuosi di cui è ricco il nostro Bel Paese.
Il telaio è il noto traliccio in tubi di acciaio ad alta resistenza, a cui si vincolano la forcella Showa (priva di regolazioni, ma ottimamente tarata in partenza) e il monoammortizzatore Sachs, regolabile nel precarico della molla e nel ritorno idraulico. I freni sono, come sempre in casa Ducati, forniti dalla Brembo. La coppia anteriore da 320 mm è rallentata dalle pinze ad attacco radiale; al retrotreno lavora il classico disco di diametro inferiore (245 mm).
La prova su strada. Maneggevolezza da record e una bella castagna ai medi
Si sta comodi in sella alla Monster 796, decisamente meno caricata sull'avantreno rispetto alla piccola 696. Il manubrio dona una postura più eretta al pilota, e i polsi ringraziano. Ben conformata è anche le sella; il passeggero non è messo male, a dispetto del look sportiveggiante del mostro: le pedane sono giustamente distanziate dal piano di seduta, mentre le maniglie garantiscono una presa sicura.
Il motore parte al primo colpo e raggiunge rapidamente la temperatura d'esercizio (tenuta sotto controllo dal radiatore dell'olio). La strumentazione digitale è ben leggibile e abbastanza completa (manca solo la barra dell'indicatore della benzina, troviamo invece la classica spia della riserva e il trip fuel).
Incredibilmente ridotto è il carico alla leva della frizione APTC, in bagno d'olio e provvista di sistema antisaltellamento; crediamo che poche moto in commercio possano vantare un comando altrettanto leggero. Preciso, ma leggermente contrastato negli innesti, è invece il cambio a 6 rapporti, che però dovrebbe divenire più morbido dopo il primo rodaggio (la nostra moto aveva solo poche decine di chilometri all'attivo).
Il bicilindrico desmo vanta un’ottima curva di erogazione. Pronto a riprendere velocità a partire dai 2.500 giri/minuto, si irrobustisce in modo netto superati i 4.000 giri/minuto e cambia voce a quota 6.000. A questo regime è l'air box a fare la voce grossa: il rumore di aspirazione irrompe tra le cover del serbatoio e ci accompagna al regime di potenza massima con un piglio sportivo, sempre gestibile dal pilota.
Arrivati a 8.500 giri circa le spie rosse si accendono sul cruscottino e ci invitano a cambiare rapporto. Un tocco di punta col piede e il gioco ricomincia.
Sui percorsi misti emerge la rapportatura lunga del cambio, che migliora i consumi (superiori ai 20 km/l nell'extraurbano; è quindi buona l’autonomia offerta dal serbatoio da 15 litri ) e addolcisce la risposta al richiamo del gas, ma stempera leggermente la grinta del pompone bolognese.
La Monster tocca infatti i 90 km/h in prima, quasi i 140 in seconda, mentre in sesta a 130 km/h il motore sonnecchia a soli 4.200 giri/minuto. Gli strappi della trasmissione, a basso regime, sono ridotti ai minimi termini, mentre le vibrazioni compaiono sul manubrio a partire dai 5.000 giri.
Arrivati a 8.500 giri le spie rosse si accendono sul cruscottino e ci invitano a cambiare rapporto. Un tocco di punta col piede e il gioco ricomincia
Stabile sulle curve veloci, è nel misto che la 796 sfodera un'agilità da riferimento tra le naked di cilindrata medio/alta. Pif-paf, la moto digerisce i cambi di direzione alla velocità della luce, con la ruota anteriore che sfiora leggera l'asfalto quando si esegue la manovra in piena accelerazione. Le sospensioni hanno una taratura di base sostenuta, che digerisce bene la guida sportiva, un po' meno l'asfalto rovinato che ci ha regalato questo interminabile inverno. Eccellente è la frenata, sempre ben modulabile e coadiuvata da un ABS (presente sulla nostra moto) regolato alla perfezione: per sentire il suo intervento, bisogna agire senza ritegno sui comandi. Se vi abituate alla sua discreta presenza, sarà poi difficile farne a meno.
Logo Mania
Giuseppe Caprara è l'ingegnere che ha seguito lo sviluppo della 796; è lui a spiegarci come la nuova Monster rappresenti il perfetto connubio tra la facilità di guida della 696 e la sportività della muscolosa 1100. E, tra queste, la nuova arrivata si pone ovviamente anche a livello di listino: costa infatti 8.990 euro (l'ABS è optional al prezzo di 600 euro) ed è disponibile in tre colorazioni (bianca o nera semilucida, e rossa; tutte con telaio rosso e cerchi neri).
Per gli incontentabili la Ducati ha realizzato la serie Logo Mania, che prosegue il fortunato filone cromatico Monster Art, ed offre ai clienti 7 livree di forte effetto, che celebrano i modelli che hanno fatto la storia dell'azienda italiana (clicca qui per vedere il video di presentazione della nuova serie).
Le colorazioni Logo Mania sono offerte in kit a un prezzo compreso tra i 599 e i 699 euro, ma possono essere anche scelte al momento dell'acquisto della vostra 696 o 796, e in questo caso basta aggiungere al listino una cifra più contenuta (variabile tra i 190 e i 290 euro).
Pregi
Qualità costruttiva | Maneggevolezza | Frenata | Erogazione ai medi regimi
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