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Spesso quando si lancia sul mercato un prodotto esteticamente innovativo e ricco di personalità, la platea tende a dividersi in maniera netta, dando giudizi contrastanti sul fatto che sia più o meno bello. Al Salone del Ciclo e Motociclo di due anni fa, la Ducati ha presentato al grande pubblico la Multistrada, una moto difficilmente collocabile all’interno di una qualsiasi delle attuali categorie motociclistiche.
Prendiamo un pezzo di supermotard, una fettina di gran turismo, un pizzico di sportiva, agitare bene, non mescolare, ed eccoci davanti alla Multistrada.
Come da copione i giudizi sono stati i più disparati, con visitatori entusiasti ed altri meno. A creare il caos, è stato non tanto il nuovo concetto espresso da Ducati, che anzi ha “smosso” il settore con un segnale forte di innovazione mettendo in allerta la concorrenza, quanto l’abito confezionato per questa moto.
Riunire due elementi quali, l’innovazione tecnologica e quella estetica con la creazione di un nuovo genere di motociclo può essere molto difficile.
Guardando ai numeri che hanno fatto registrare le vendite, però, la scommessa sembra vinta ma c’è da considerare la mancanza di concorrenti dirette che obbligano il cliente a scegliere questa moto senza una reale alternativa (tanto di cappello alla Ducati!).
A vederla dal vivo per la prima volta, la Multistrada convince più di quanto non faccia in foto, alta sulle ruote, con il bicilindrico ben in vista e ben protetto dal telaio a traliccio. A lasciare perplessi e a dividere sui giudizi ci pensa la parte anteriore, con un corpo unico formato dal serbatoio insieme con le fiancate il tutto sovrastato dal cupolino diviso in due pezzi (il parabrezza è vincolato al manubrio per migliorarne l’angolo di sterzata) e caratterizzato dal faro “Polifemoidale”.
Guardando ai numeri che hanno fatto registrare le vendite la scommessa sembra vinta
Estetici ma poco pratici, a causa della sagoma irregolare, i due specchi retrovisori incorporano gli indicatori di direzione.
La parte posteriore è secondo noi più riuscita, slanciata verso l’alto con quel paio di bazooka solo in parte coperti dall’attillatissimo codone, su cui è stato ricavato anche un piccolo e poco utilizzabile (vista la presenza dei terminali di scarico) portabagagli. Stona leggermente solo il maniglione passeggero dalla forma poco raccordata all’insieme, che obbliga il guidatore ad un bello slancio di gamba per salire in sella, ma che il passeggero troverà abbastanza comodo da utilizzare.
Innovativo il sistema di realizzazione del serbatoio-piano della sella in un unico pezzo, che ha permesso di contenere la larghezza nella zona d’appoggio delle ginocchia senza per questo limitare la capacità complessiva. I venti litri di benzina, sono infatti distribuiti sia nella parte anteriore del serbatoio per poi arrivare fin sotto il piano sella. Questo particolare, sommato alla presenza dei terminali di scarico, ha però impedito di creare un qualsivoglia vano sottosella. L’unico spazio disponibile per riporre qualche oggetto è collocato nella fiancata anteriore destra, ma le sue dimensioni sono contenute.
Completissima e dal look moderno, la strumentazione della Multistrada è dominata dal contagiri analogico al quale è accoppiato un display di ampie dimensioni sul quale vengono visualizzati in sequenza (grazie a due tasti di selezione) innumerevoli funzioni.
Altra chicca, la possibilità di regolare elettricamente l’inclinazione del faro direttamente dal cruscotto (quante imprecazioni nei confronti di noi motociclisti quando col passeggero spariamo il faro diretto negli occhi di chi ci precede).
La dotazione tecnica è di tutto rispetto, a partire dal telaio a traliccio in tubi d’acciaio accoppiato a sospensioni pluri regolabili Showa, a steli rovesciati da 43 mm anteriori e monobraccio in alluminio su cui lavora un mono, sempre Showa, completamente regolabile nelle funzioni.
Anche per l’impianto frenante non si è scherzato, con una coppia di Lp semiflottanti da 320 mm con pinze a quattro pistoncini e uno posteriore da 245 mm.
La gommatura si può considerare “generosa”, con un classico 120/70 ZR 17 anteriore ed un ancor più classico 180/55 ZR 17 posteriore, con pneumatici specifici per questa moto.
Il motore della Multistrada, è il rinnovato bicilindrico 1000 DS che già abbiamo provato sulla Monster 1000 e che ancora una volta mi ha lasciato...con un buon sapore in bocca.
Trattabile in basso, maltrattabile agli alti, nel senso che potete fargli di tutto senza che lui si tiri indietro, ama girare nel mezzo. Sono infatti i regimi medi che lo esaltano, assecondato da un cambio veloce e preciso (solo in città tende a diventare un po’ ruvido).
Sul nostro esemplare i carter motore presentavano qualche difetto di fusione, così come alcune plastiche della carrozzeria, mostravano delle bave di stampo decisamente antiestetiche e inaccettabili visto il prezzo non proprio contenuto.
Il ponte di comando è quantomeno sconcertante, sembra di essere alla guida di una “endurona”, ma con i fianchi snelli di una motard. La posizione di guida è molto comoda, con le braccia larghe a brandire il manubrio e le pedane che permettono una postura delle gambe per niente affaticante. La sella, invece, oltre ad avere una conformazione che tende a farci avanzare verso il serbatoio ha il grave difetto di essere a corto di imbottitura. Sono a conoscenza del fatto che le simulazioni al computer sono sempre più utilizzate in fase di progetto, ma i tester Ducati che hanno macinato chilometri su chilometri in sella a questa moto hanno forse delle “chiappe d’acciaio”?
Tutto bene finché siamo fermi, ma dopo una bella oretta in sella bisogna fermarsi per il massaggino al fondoschiena.
L’unica cosa che può distrarre la mia mente dall’indolenzimento dei quartieri bassi è il divertimento che regala questa moto nella guida, in particolare se si tratta non del solito percorso casa ufficio, ma di un “misto randagio” (tipico percorso fatto apposta per divertirsi), situazione in cui la Multistrada sguazza con estrema disinvoltura, senza che alcuno possa disturbarla. I suoi 84 CV spingono i 200 Kg di questa Ducati con estrema disinvoltura da una curva all’altra. Un colpetto ai freni, sempre pronti e zac... come un rasoio ad incidere traiettorie perfette o meno (non sempre le ciambelle mi vengono con il buco...). La ciclistica permette ampi recuperi, con correzioni di traiettoria facili e intuitivi. Nel misto, mettersi dietro una qualsiasi moto del genere “missile terra-terra”, non è poi così difficile.
Alle velocità più alte il cupolino protegge poco e inoltre è fonte di turbolenze fastidiose dietro al plexiglass che tendono a diminuire il comfort.
Ottimo il comportamento su strada delle Pirelli Scorpion Sync che si accoppiano perfettamente alle caratteristiche di guida della Multistrada. Certo che, dato il concetto di divertimento puro che esprime questa moto, dato il suo aspetto " supermotard" e le sue potenzialità ciclistiche, vorrei provare una Multistrada con due gommine più sportive, magari con gli scarichi racing e perché no la centralina rimappata, tuta e pista...mi sto allargando troppo, scusate!
Nell’utilizzo cittadino la Multistrada mette in mostra una notevole agilità, con il bicilindrico che gira bene anche in basso, ma che, attraverso il collettore di scarico vicino alla gamba sinistra tende a scaldare troppo. Una semplice paratia farebbe al caso suo.
Quando la parcheggiate, e lasciate la vostra amata sul cavalletto laterale, occhio che sia in piano, visto che la leva è corta e fa inclinare la moto in modo preoccupante (un paio di volte l’ho presa al volo!).
And the “passenger”? Cioè il passeggero. Niente di preoccupante, la sua porzione di moto è discretamente accogliente, con le pedane sistemate per benino, con il maniglione bello che pronto ...e due guantini da indossare (meglio inserirli nella dotazione di bordo) per stringerlo, visto che ha la cattiva abitudine di trasmettere il calore dei due terminali di scarico.
Da quanto scritto avrete capito che questa Ducati è una moto dalla personalità, estetica e dinamica, molto spiccata, con tanti pregi e qualche difetto, ma sicuramente originale...insomma è una Ducati.
Ducati
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