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Da quando è arrivata, a fine 2013, la Ducati "Panigalina" (curioso vezzeggiativo per una supersportiva da quasi 900 centimetri cubici capace di 148 cavalli, valori superiori a quanto era bastato alla Casa di Borgo Panigale per portarsi a casa i primi due Mondiali Superbike dato che poi la 888 racing aveva cilindrata effettiva di 926 cc) è sempre stata considerata un piccolo capolavoro di equilibrio nella guida sportiva.
Nata come 899, poi diventata Panigale 959 a EICMA 2017, evoluta con la versione Corse l'anno successivo, è diventata Panigale V2 con il Model Year 2020, approfittando del pensionamento della 1299 per adeguare la nomenclatura allo standard della sorella maggiore. Sempre più potente, bella e raffinata, la "Panigalina" non ha però mai perso quel meraviglioso equilibrio, quella sfruttabilità quasi assoluta che l'ha fatta tanto amare da chi ha avuto il piacere e il privilegio di provarla.
Il crescere delle prestazioni ha portato a un costante miglioramento globale del modello, che gradualmente ha adottato componenti sempre più pregiate (forcellone monobraccio, per dirne una) e un'elettronica sempre più raffinata, arrivando di fatto poco distante - potenza a parte, ovviamente - da quella che era l'ammiraglia Panigale bicilindrica.
Con il 2021, e la ricorrenza dei vent'anni dal primo titolo conquistato da Troy Bayliss in sella alla Ducati 996, nel 2001, in quel di Borgo Panigale hanno pensato bene di non limitarsi a creare una semplice - per quanto evocativa e pregiata - livrea commemorativa, andando invece ad arricchire la Panigale V2 standard (di cui trovate qui la prova) con un comparto sospensioni di alto livello e finiture più raffinate qua e là. Se la formula vi ricorda qualcosa, tranquilli che la memoria non vi inganna. D'altra parte, cosa c'è di sbagliato nel riproporre un'operazione sensata e vincente?
La base della Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary (il nome è roba da finire il fiato semplicemente pronunciandolo, ma d'altra parte l'ha scelto Troy in persona, quindi bene così) è naturalmente quella della Panigale V2. Ripercorriamola velocemente: il propulsore è la terza versione del bicilindrico Superquadro da 955 cc, capace di una potenza massima di 155 cv a 10.750 giri e di un valore di coppia pari a 104 Nm a 9.000 giri, ovviamente con omologazione Euro 5. Risultati ottenuti adottando nuovi corpi farfallati, nuovi condotti d'aspirazione e un nuovo impianto di scarico.
Le misure caratteristiche rimangono fissate a 100 mm per l'alesaggio e 60,8 mm per la corsa, con valvole da 41,8 e 34 mm rispettivamente all'aspirazione e allo scarico, naturalmente con comando Desmodromico dotato di bilancieri a riporto superficiale DLC (Diamond Like Carbon). Trasmissione a sei rapporti con quickshifter DQS bidirezionale e frizione servoassistita antisaltellamento.
Sotto il piano dell'elettronica il passo avanti compiuto dalla V2 rispetto alla 959 è sensibile, con l'arrivo di quella piattaforma inerziale a 6 assi che consente l'implementazione dell'ABS cornerning EVO regolabile su 3 livelli (che vanno dall'assistenza totale alla disabilitazione progressiva dell'anti-lift del posteriore e della funzionalità cornering) e di controlli di trazione (DTC EVO 2) e gestione dell'impennata (DWC EVO) più raffinati e sofisticati. I Riding Mode sono sempre 3 e attivano configurazioni predefinite (ma modificabili) dei controlli elettronici già citati con l'aggiunta del freno motore (EBC EVO) attraverso il supporto del nuovo pannello TFT da 4,3”.
A livello ciclistico troviamo il solito telaio monoscocca in alluminio (che funge anche da airbox) con forcellone monobraccio nello stesso materiale, secondo uno schema che utilizza il propulsore come elemento strutturale per alleggerire tutto l'insieme. Qui iniziamo a trovare le differenze rispetto alla Panigale V2 "standard" perché al posto delle unità Showa/Sachs che costituiscono il comparto sospensioni, la Bayliss propone invece componentistica Öhlins: forcella NIX30, ammortizzatore posteriore TTX36 e ammortizzatore di sterzo, completamente regolabili.
I cerchi a cinque razze da 17" calzano pneumatici Pirelli Diablo Rosso Corsa II nelle misure 120/70 e 180/60. L’impianto frenante conta su una coppia di dischi da 320 mm lavorati da pinze Brembo M4.32 all'anteriore, mentre dietro troviamo un disco da 245 mm.
Come si vede chiaramente al primo colpo d'occhio arriva la livrea celebrativa che riproduce la grafica della Ducati 996 R ufficiale 2001 con tabelle portanumero su cui campeggia il 21 di Bayliss. Sul serbatoio viene riprodotta la firma di Troy, oltre all'indicazione dei tre titoli vinti, e naturalmente sulla piastra di sterzo (ricavata dal pieno) c'è la targhetta che identifica il numero dell'esemplare - non si tratta di una serie limitata, ma "semplicemente" numerata.
Oltre alle già citate sospensioni Öhlins, la Panigale V2 guadagna anche una batteria agli ioni di litio e una sella monoposto (la sella e le pedane passeggero vengono comunque consegnate assieme alla moto) che le permettono di risparmiare qualche chilo. E poi ci sono manopole sportive, finale silenziatore in fibra di carbonio/titanio e sella con doppia cucitura in rosso e numero "21" in bianco, affiancato da due bande verticali in verde/rosso per richiamare la bandiera italiana.
La Ducati Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary si paga un po' cara: 20.990 euro, 3.000 in più della versione standard della Panigale V2.
Il primo contatto con la Ducati Panigale V2 Bayliss è molto piacevole. In sella si ritrova quella posizione di guida - sportiva ma relativamente comoda - che da diversi anni contraddistingue le supersportive di Borgo Panigale. Triangolazione ampia, posizione giusta per guidare di corpo sia che siate i classici "fantini" che l'immaginario associa al fisico da pilota, sia che invece abbiate magari dimensioni un po' più importanti - la V2 è la classica sportiva su cui ci si sente a casa molto rapidamente. Tutto è magicamente al posto giusto, dalle leve ai pedali fino al colpo d'occhio sul ponte di comando, con un cruscotto ben leggibile anche nella guida più frenetica.
Il Superquadro da 955 cc si conferma un motore piacevole e grintoso. Gira pulito "sotto" - anche se con la mappa Race c'è qualche strappetto che richiede un po' di abitudine nella gestione della riapertura in percorrenza se fate scendere di giri il motore - e già poco dopo i 6.000 giri si irrobustisce sostanziosamente, spingendo con grinta (e una gran bella voce di scarico) fino agli 11.000 o giù di lì, quando un limitatore dall'intervento morbido ma perentorio "chiama" la marcia successiva.
Un frangente in cui si apprezza il cambio, rapido e preciso, supportato tra l'altro da un quickshifter perfettamente a punto. Sistema che anche in scalata, sia sul piano della meccanica che da quello dell'elettronica, presta il fianco a ben poche critiche, anche grazie a una gestione del freno motore che alleggerisce non di poco il lavoro dell'antisaltellamento e del cambio stesso.
La Panigale V2 è una moto che non stanca e impegna il giusto. Di quelle moto che lavorano con il pilota, velocizzando la presa di contatto iniziale per poi invitarlo a spingersi sempre un po' più in là per esplorare i propri limiti (per i suoi serve mestiere, sia chiaro...) e magari crescere anche nella guida. Per quanto più accessibile sia diventata la Panigale V4 nel 2020, rimane ovviamente una moto velocissima, potentissima e impegnativa sia dal punto di vista fisico che mentale e a meno di non poter contare sull'allenamento specifico di un pilota, tempo qualche tornata e si finisce a sentirsi "portati in giro" dalla moto.
In sella alla V2, invece, se si ha la giusta esperienza, ci si sente sempre padroni della situazione, grazie a un'agilità ben calibrata che facilita inserimenti e cambi di direzione senza trasformarsi mai in nervosismo, e a un funzionamento praticamente impeccabile dell'elettronica. E qui si viene al grande vantaggio che ha la Panigale V2 Bayliss rispetto alla versione da cui deriva.
La comunicativa delle sospensioni Öhlins è nettamente superiore a quella delle unità di serie, e garantisce tanto feeling in tutte le situazioni in cui "sentire" il davanti è fondamentale, come ad esempio quando si entra in curva con tanto freno in mano. Ma la superiorità delle unità svedesi emerge anche e soprattutto quando, alzando il ritmo (e disponendo di coperture Pirelli Diablo Supercorsa in mescola SC1...) si inizia a sentire la necessità di lavorare un po' sull'assetto. Bastano uno/due click sull'idraulica per percepire netti cambiamenti nel comportamento delle sospensioni, arrivando - se si sa cosa si sta facendo - a ottenere il risultato desiderato con poche modifiche mirate. Ed è davvero gratificante percepire la differenza nel comportamento della moto a seguito del lavoro svolto.
Capitolo freni: ottime potenza e comunicativa, le unità Brembo resistono anche ai maltrattamenti del peggior amatore mantenendo tono e mordente anche in turni piuttosto lunghi. Al di sopra di ogni critica - almeno con il passo di un amatore, appunto - l'intervento dell'ABS, del quale si percepisce l'intervento solo quando, senza, si conterebbero i danni...
Verrebbe da dire per tutti quelli che prendono in considerazione la Panigale V2, ma mi rendo conto di non potermela cavare così a buon mercato. E allora vediamo di elaborare: è per chi vuole una supersportiva non troppo frustrante nell'uso stradale - perché pur non potendola sfruttare appieno, viste le capacità, è sicuramente meno castrante rispetto a una V4 o a qualunque altra maxi - che si possa però godere anche in pista. La Panigale V2 non è una moto solo pista, ma non soffre sicuramente di complessi di inferiorità, e se ben guidata è capace di far venire il mal di testa a più di una maxi senza per questo costringervi a rifiatare ai box ogni tre giri.
Le sospensioni Öhlins sono sicuramente un valore aggiunto rispetto alla versione base, anche se la maggior parte dei suoi acquirenti la compreranno perché - diciamocelo - è scandalosamente bella, e ha quel fascino un po' esotico delle serie numerate che la rende ancora più appetibile. Intendiamoci, pochissime moto rappresentano un reale investimento che cresce di valore nel tempo, ma una proposta come questa Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary sarà sicuramente più apprezzata e valutata dai ducatisti con il passare degli anni.
Rimane un prezzo impegnativo, che la colloca ampiamente nella zona delle maxi (almeno quelle in allestimento base e non S, SP e quant'altro) e la cui giustificazione è un fattore del tutto soggettivo legato a quanto "pesano" per voi 21.000 euro. Ma se fate il confronto con una maxi, forse non avete colto il senso di una moto come la Panigale V2, o più in generale - posizione perfettamente legittima - non vi interessa la sua formula. E per una volta, diventa facilissimo dire che non fa per voi...
Moto: Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary
Meteo: Sole, 25°
Luogo: Cremona Circuit
Foto: Photofinish
Casco Suomy SR-GP Carbon
Tuta Alpinestars GP Pro V2 Tech Air
Guanti Alpinestars Supertech
Stivali Alpinestars Supertech R
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