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Il nuovo riferimento tra le maxi naked
Ducati ha messo a tacere l’agguerrita concorrenza giapponese ed europea nel segmento delle maxi naked oltre i 1.000 centimetri cubici. La nuova Streetfighter, presentata all’ultimo Salone di Milano, scrive infatti nero su bianco numeri imbarazzanti, tali da spiazzare le rivali su strada e persino in pista.
Facile, direte voi: l’abito sexy da guerriera metropolitana cela la meccanica e parte della ciclistica di sua maestà 1098, la potente bicilindrica di Borgo Panigale che ha fatto incetta di trofei in Superstock e in Superbike.
L'abito sexy da guerriera metropolitana cela la meccanica e parte della ciclistica di sua maestà 1098
In realtà il project manager di Streetfighter, Giulio Malagoli, ha lavorato in perfetta simbiosi con il designer francese Damien Basset. Il risultato finale è una moto che condivide con 1098 il carattere da combattente e il DNA di una vera Ducati, ma offre contenuti stilistici inediti, che vanno di pari passo con una profonda rivisitazione ciclistica.
Ducati Streetfighter è disponibile in due versioni. La standard, che costa 14.990 Euro chiavi in mano, e la ricca S oggetto di questa prova, che richiede un esborso più impegnativo. Il suo prezzo, fissato in 18.700 Euro chiavi in mano, è degno di una fuoriserie (a due ruote).
Sguardo da Superbike
Iniziamo l’analisi della Streetfighter partendo dall’elemento che rende immediatamente riconoscibile una motocicletta: il faro anteriore. Se lo osservate con attenzione, riconoscerete nelle prese d’aria e nelle due luci di posizione a Led una miniaturizzazione raffinata del cupolino di 1198.
Semplicemente spettacolari sono anche i comandi elettrici al manubrio, che esordiscono su Streetfighter e mostrano qualcosa di inedito. Ridotti ai minimi termini (hanno una circonferenza di poco superiore a quella delle manopole!), si manovrano senza problemi e offrono tutto quello che serve. Compresi i tasti di selezione del controllo di trazione DTC.
Il serbatoio presenta due profondi incavi che consentono un perfetto inserimento delle gambe anche ai piloti più alti. Cattivo e tagliente come uno stiletto è anche il codino, che evidenzia uno sviluppo longitudinale decisamente più contenuto rispetto al modello carenato di Ducati.
Allunga il forcellone e raddoppia i radiatori
Il manubrio alto e diritto ha obbligato i progettisti a rivedere in modo netto le quote ciclistiche, al fine di garantire la necessaria guidabilità, e soprattutto la stabilità, a una moto nuda capace di prestazioni velocistiche impressionanti.
Il forcellone monobraccio è stato riprogettato nella parte in cui si infulcra al telaio ed è ora più lungo di 35 mm. L’inclinazione del cannotto di sterzo passa dai 24,5° della Superbike agli attuali 25,6°. Il tutto consente di tenere la ruota anteriore saldamente incollata all’asfalto, senza inficiare la maneggevolezza.
Il circuito di raffreddamento è stato stravolto. Il radiatore unico della 1098 era infatti troppo largo per una moto naked che fa dell’appeal estetico uno dei richiami più forti.
Streetfighter presenta due radiatori. Quello superiore è provvisto di elettroventole di peso ridotto, mentre quello inferiore è collocato di fronte al puntale, che ospita uno scambiatore di calore acqua-olio.
Connotati di famiglia
Il classico telaio a traliccio in acciaio al cromo molibdeno e il prestante motore bicilindrico a L con distribuzione desmodromica sono naturale patrimonio anche dell’ultima nata nella terra dei mutur.
Al traliccio va parte del merito nel raggiungimento di un peso che stabilisce il record per una moto nuda oltre gli 800 cc.
Streetfighter pesa solo 169 kg a secco (senza liquidi e batteria), che diventano addirittura 167 nella versione S. Difficile pretendere di più.
Le sospensioni sono interamente regolabili su entrambi i modelli, per i quali cambiano i fornitori. La versione standard è equipaggiata con Showa, che fornisce la forcella a steli rovesciati da 43 mm e il monoammortizzatore. La S si affida invece a Ohlins: la forcella ha il trattamento TiN ad attrito ridotto e deriva dalla Superbike il monoammortizzatore è dotato di una contro molla che migliora l’aderenza del pneumatico con l’asfalto.
Streetfighter è spinta da un autentico campione in prestazioni ed emozioni. Incastonato nel telaio troviamo il motore 1098 Testastretta Evoluzione a corsa corta.
Sfodera numeri che generano un immediato batticuore, forte com’è di 155 cavalli erogati dai 1.099 cc a soli 9.500 giri/min. Allo stesso regime si posiziona anche il picco di coppia massima, pari a 11,7 kgm. Il cambio è a 6 marce, mentre la frizione è a secco con comando idraulico.
Dettagli raffinati
Streetfighter adotta pregevoli cerchi Marchesini a 10 razze in alluminio. Le razze diventano 5, con disegno a Y, sulla S che impiega cerchi sempre in alluminio, ma forgiati e di colore bronzo (sono grafite sulla standard). Calzano l’ultima generazione di pneumatici Pirelli, i Diablo Corsa III.
Per arrestare la corsa di Streetfighter Ducati ha puntato in alto. Entrambe le versioni montano dischi Brembo (gli anteriori da 330 mm di diametro) pizzicati – ma sarebbe più corretto dire stritolati – dalla pinze monoblocco a 4 pistoncini, ad attacco radiale. La potenza è davvero impressionante e risulta facilmente dosabile solo in pista. Su strada richiede una massiccia dose di delicatezza, meglio mettere da parte le maniere forti.
Il toro meccanico è addomesticato
La magnifica pista andalusa di Ronda fa da teatro alla nostra prova. Può apparire una contraddizione testare una naked, per quando sportiva, in circuito, ma è l’unico modo "sano" di prendere le misure e sfruttare in sicurezza una moto con una potenza da brivido, inserita in un corpicino tanto minuto.
La posizione di guida è raccolta e decisamente accogliente. Il manubrio è posizionato più in basso rispetto al Monster e permette di caricare come si deve l’avantreno. Le pedane sono giustamente arretrate e non arrivano a toccare l’asfalto nemmeno nelle pieghe più ignoranti.
Solo la pedana di destra obbliga il tallone a una posizione poco naturale i collettori di scarico, che terminano nei due voluminosi silenziatori sovrapposti, spingono infatti il piede verso l’esterno quando si cerca di fare leva sulla pedana con la punta dello stivale.
La strumentazione è facilmente leggibile e in pochi istanti permette di visualizzare il livello di intervento del controllo di trazione (DTC), presente sulla S al pari del sistema di acquisizione dei dati (DDA), una chicca pensata per chi userà la moto anche in circuito. Il DTC permette di scegliere tra 8 livelli di intervento, che offrono un diverso grado di tolleranza allo slittamento del retrotreno.
Si tratta di un sistema elettronico molto evoluto, che rispetta l’indole aggressiva della moto.
Detto fuori dai denti: sa riconoscere quando il pilota tenta il burn-out o l’impennata. E lascia fare.
In pista eravamo preparati al peggio (vale a dire i difetti che spesso affliggono le naked di elevata potenza: avantreno nervoso, erogazione sin troppo violenta), ma Streetfighter S ci ha accolti in sella col classico guanto di velluto.
Difficile, anzi impossibile immaginare 155 cavalli scaricati sull’asfalto di Ronda con una maggiore progressività.
Il bicilindrico desmo è regolare anche ai bassi, ma inizia a spingere come un ossesso a partire dai 4.000 giri. La crescita è lineare, piena, fragorosa e decisamente galvanizzante fino a oltre i 9.000 giri/min. Dopo conviene passare al rapporto successivo, per sentire nuovamente quella mano invisibile che ti proietta come una palla di cannone verso la curva successiva.
Il controllo di trazione fa il suo dovere, tenendo a bada la gomma posteriore nei tornanti più stretti, ma lasciando al pilota il gusto di gestire le impennate di potenza in seconda e terza marcia. Le sospensioni evidenziano un comportamento superlativo, grazie al preciso controllo della forcella anteriore e alla infinita trazione della ruota posteriore.
Un discorso a parte merita l’impianto frenante Brembo. Se da un lato permette di stoppare la moto in pochi metri, forte di una potenza davvero esagerata, dall’altro richiede una certa perizia nella gestione della leva nella conduzione stradale. Un pelo di modulabilità in più sarebbe auspicabile, soprattutto nella prima parte di intervento del comando, ma pare proprio che con Streetfighter Ducati abbia messo in soffitta le mezze misure.
L’efficacia ciclistica della nuova naked italiana emerge nitida tra le curve e i cambi di direzione del circuito di Ronda. La moto scende in piega sicura e regala cambi di traiettoria fulminei. L’assetto non si scompone nemmeno nella staccata più violenta del circuito, che si affronta in quinta piena e in leggera piega a destra, a circa 240 km/h. Va detto anche che Vittoriano Guareschi arrivava alla stessa frenata ad oltre 275 km/h, giusto per avere un’idea del livello prestazionale raggiunto da Streetfighter. E da Vitto!
Aggressiva, potente, muscolosa e snella allo stesso tempo, Streetfighter irrompe nel segmento delle maxi naked con un prodotto raffinato, a suo agio anche in pista come le Superbike di Ducati. Streetfighter è purtroppo esclusiva anche nel prezzo di 14.990 Euro (disponibile nei colori rosso e bianco con telaio nero). Ma se sognate la ricca S (disponibile rossa o nera con telaio color bronzo), preparatevi a staccare un assegno da 18.700 Euro.
Ducati
Via C. Ducati, 3
40132 Bologna
(BO) - Italia
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