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La Ducati Streetfighter V4 è una moto che ci ha sorpreso. Ci ha sorpreso diverse volte: la prima quando è stata annunciata, perché le logiche di mercato avrebbero suggerito una prima evoluzione più… crossover invece che naked. La seconda quando l’abbiamo vista per la prima volta dal vero, alla Ducati World Premiere di Rimini, poco prima di EICMA 2019, perché bellissima e rifinita in maniera sublime. E la terza quando l’abbiamo toccata con mano in un primo contatto di qualche centinaio di metri, quando causa COVID-19 ci siamo limitati a una presentazione statica.
Ci ha stupito, in quest’ultima occasione, la trattabilità del motore. Perché se ci aspettavamo sicuramente che il V4 di derivazione Panigale spingesse come un cacciabombardiere a postbruciatori accesi, il fatto che trotterellando dalla fabbrica al Ducati Store il motore si dimostrasse così regolare ci ha invece lasciato sbalorditi. E ha acceso in noi una curiosità irresistibile, che siamo riusciti a soddisfare solo dopo qualche mese. Leggete oltre…
Ve l’abbiamo descritta ormai fino alla nausea, e vi rimandiamo alla nostra presentazione statica per tornare su dotazione, architettura e soluzioni tecniche, ma vale comunque la pena di ricapitolare un po’ di cosa stiamo parlando.
Iniziamo dal motore, il quadricilindrico a V Desmosedici stradale ad albero controrotante derivato da quello della Panigale V4 da cui tra l’altro eredita tutte le migliorie (e gli “addolcimenti”, appunto) del modello 2020. Ma giusto per capirci, bastano due numeri: 208 cavalli a 12.500 giri e 123 Nm a 11.500 - con già un buon 70% del valore massimo disponibile a 4.000 giri, e il 90% dai 9.000 ai 13.000.
A livello ciclistico troviamo anche qui il monoscocca Front Frame che sfrutta il motore come elemento stressato; quest’ultimo accoglie quindi il perno forcellone. Ma se lo schema è lo stesso, le misure cambiano in maniera significativa perché l’interasse si allunga, passando da 1.469 a 1.488 mm, soprattutto grazie a un forcellone allungato di ben 15 mm perché lato sterzo le quote (fortunatamente) non sono cambiate rispetto alla supersportiva.
Completamente diversa invece la posizione in sella, tra l’altro molto comoda per una Ducati. Alta di cavallo, con 845 mm, permette di aprire un po’ la gamba grazie a pedane meno rialzate rispetto alla Panigale, e non carica i polsi grazie a un manubrio relativamente alto, che prima di mettersi alla guida lascerebbe sospettare una stabilità un po’ critica. E invece, ve lo anticipiamo, tutt’altro…
Insomma, non si tratta, come potrebbe pensare qualcuno, di una semplice Panigale spogliata e con il manubrio largo, ma c’è stato uno studio profondo e accurato per garantire guidabilità e prestazioni.
Ma torniamo a parlare di stupore. La prima presa di contatto è estremamente positiva: la Streetfighter V4 si guida come uno scooter per dolcezza e immediatezza, anche in città dove ci si aspetterebbe invece un comportamento impacciato e fisico. E non appena si esce dalla città, si scopre un mezzo che promette meraviglie: agilissima, rapida in inserimento e capisce di chiudere le curve come nessun’altra, ma con un feeling come non ricordiamo mai provato su una Ducati stradale. Incredibile il lavoro di sviluppo svolto assieme al gommista (Pirelli, per le Diablo Rosso Corsa II), perché il pensiero che dietro ci sia un 200/60 non trova riscontro in una maneggevolezza davvero impressionante.
Lo stupore continua concentrandosi sulla risposta all’acceleratore. Se forse sul riding mode Street ce lo si aspetterebbe, alla luce dell’esperienza sul bicilindrico “piccolo”, trovare dolcezza e regolarità anche su Sport e - fatte le dovute proporzioni - sul Race è un’esperienza quasi straniante. Si riesce a scendere a regimi insospettabili senza troppe lamentele del motore, e a riprendere con un vigore davvero notevole: merito di una gestione elettronica messa a punto in maniera impeccabile, che per la prima volta (tranne forse appunto la Panigale V4 2020) riesce a mantenere la componente emozionale di un motore Ducati regalando al contempo una regolarità da giapponese.
Ci aspettavamo un’ammazzacristiani intrattabile e spigolosa, che al contatto ricorda invece le migliori proposte giapponesi. Chiaro, usando la Race l’acceleratore diventa emozionante, diretto e grintoso, e sotto scappa qualche “pistonata” - come al solito, il riding mode intermedio è quello più efficace - ma la regolarità, da un motore così sportivo e così… italiano, è davvero esemplare.
Tutti i riding mode hanno però un tratto in comune: quando si passano i 10.000 succede qualcosa di speciale. La spinta diventa semplicemente pazzesca, tachimetro e contagiri salgono vertiginosamente, con il cruscotto che inizia a lampeggiare di rosso per segnalare la cambiata.
Un’esperienza da provare per credere, e che mette ancora più in prospettiva la versatilità di un motore capace di tanta cattiveria in alto e allo stesso tempo tanta dolcezza “sotto”.
Un’esperienza che tra l’altro fa pensare al contributo delle appendici aerodinamiche: nei trasferimenti autostradali ci siamo concessi qualche… divagazione tirando qualche marcia. Nonostante la totale assenza di protezione aerodinamica, che rende eroico qualunque trasferimento a velocità costante sopra i 140, la Streetfighter in piena accelerazione fila dritta come un fuso anche quando ci si distrae e ci si attacca un po’ al manubrio, sia alle basse che alle alte (altissime) velocità. Non ricordiamo una naked “pura” dotata di una stabilità del genere.
Il comportamento delle sospensioni va di pari passo con quello del motore: nella taratura di serie, se si rimane sui riding mode Street e Sport, sono morbide e copiano benissimo le asperità dell’asfalto, mentre sulla Race diventano un po’ più sostenute ma senza eccessi di rigidità. Ma naturalmente, il tutto è ampiamente configurabile attraverso lo spettacolare cruscotto TFT e un’interfaccia semplice e intuitiva.
Ma quello che ci è piaciuto di più - in attesa di verificare le potenzialità della Streetfighter V4S in pista - è il feeling che si instaura con la supernaked Ducati nel giro di pochi chilometri, grazie a un equilibrio davvero elevatissimo fra il pacchetto ciclistico e quello motoristico. Una moto con queste prestazioni capace di dare tanta confidenza non ce la ricordiamo in casa Ducati da diverso tempo, e anche nel panorama mondiale abbiamo qualche dubbio, risolvibile solo con un confronto diretto (allargato…) che vi porteremo a breve.
Freni: al di là di ogni critica, sembrano aver subito lo stesso trattamento del resto del pacchetto. Mordono forte, fortissimo se si tira la leva, ma senza quegli eccessi di mordente al primo contatto sul disco che avevano penalizzato alcune declinazioni Ducati degli impianti più sportivi di Brembo.
Stavolta la risposta è più facile che con altre Ducati. Per chiunque ami le naked sportive e abbia il budget per permettersela. Lo ripetiamo, a costo di suonare come il classico disco rotto: la Streetfighter V4 è forse la Ducati più facile, accessibile ed equilibrata - nonostante prestazioni fantascientifiche - che ricordiamo in tutta la produzione di Borgo Panigale.
Fermo restando che per gusti di guida ci sarà chi preferirà altre proposte, crediamo davvero che la Ducati Streetfighter V4 sia una moto epocale, per Ducati e per tutto il segmento, perché mai fino ad ora una naked è stata così veloce ma anche così facile, versatile e accessibile.
Gli unici limiti che abbiamo saputo trovarle, a parte il prezzo, stanno nella probabile trasmissione di calore alle gambe del pilota - comunque tutta da verificare - nella stagione più calda. D’altra parte, i motori a V, bicilindrici o quadricilindrici, Euro-5 difficilmente ne saranno esenti, Ducati o altro che siano. Ma rimane da verificare cosa succede quando si disattiva la bancata posteriore dei cilindri per limitare il surriscaldamento.
La protezione aerodinamica? Completamente assente, ma stiamo parlando di una naked e lamentarsene sarebbe del tutto fuori luogo. D’altra parte, Ducati ne offre uno optional…
Moto: Ducati Streetfighter V4S
Data: 20 maggio 2020
Meteo: Sole, 20°
Luogo: Modena e provincia, passo del Penice (PC)
Terreno: Città, Extraurbano
Video: Luca Catasta
Foto: Alessio Barbanti
Casco Caberg Drift Evo Carbon Pro
Giubbotto Alpinestars T-Missile Air Tech Air
Guanti Alpinestars Supertech
Pantaloni Alpinestars Victory Jeans
Scarpe Alpinestars SP-1 Vented
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